Messina – Operazione antimafia congiunta di Carabinieri e Polizia che ka portato all’arresto di 33 persone e al sequestro di beni. I resti contestati sono associazione di tipo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, sequestro di persona, scambio elettorale politico-mafioso, lesioni aggravate, detenzione e porto illegale di armi, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, con l’aggravante del metodo mafioso.
La mafia e il controllo del territorio
L’operazione, convenzionalmente denominata “Provinciale” rappresenta la sintesi di distinte attività di indagine svolte dai Carabinieri di Messina, dal G.I.C.O. e della Squadra Mobile di Messina. Gli investigatori hanno documentato l’attività di una associazione per delinquere di stampo mafioso attiva nella zona di Provinciale e facente capo a Giovanni Lo Duca e Salvatore Sparacio, entrambi soggetti di elevatissimo spessore criminale, i quali gestiscono svariate attività illecite, operando un capillare controllo del territorio con modalità tipicamente mafiose. Il gruppo criminale di Lo Duca era appoggiato anche da un altro boss, Giovanni De Luca, che operava in piena sinergia per il controllo del territorio delle rispettive zone di appartenenza Provinciale e Maregrosso.
Il bar “Pino”
Base operativa del clan era il Bar “Pino” gestito da Anna Lo Duca. All’interno la sorella del boss incontrava gli associati per pianificare le varie attività criminose e raccoglieva scommesse sportive illecite per conto di un allibratore straniero privo di concessione.
L’inchino davanti ala sala biliardi
I militari del G.I.C.O. hanno accertato come il centro nevralgico dei contatti tra Sparacio e Lo Duca fosse la sede della sala giochi “ASD BILIARDI SUD”, nella zona sud di Messina, intestata a un prestanome.
L’11 aprile 2020, in occasione dei funerali di Rosario Sparacio, fratello dell’ex boss pentito Luigi e padre dell’odierno indagato Salvatore, il corteo funebre si fermava proprio davanti alla sala biliardi, dove venivano effettuati veri e propri summit mafiosi. Un vero e proprio inchino.
Non poteva mancare il voto di scambio
Dopo 13 anni scontati al 41 bis, Lo Duca aveva ripreso in mano le redini dei quartieri di Messina che controllava con una rete capillare di complici. Gli affari del boss riguardavano le estorsioni, lo spaccio di droga, il controllo della sicurezza nei negozi. Ma da vero boss sistemava anche le questioni personali tra gli adepti.
In occasione delle elezioni del 10 giugno 2018, Salvatore Sparacio ricevette un’offerta di 10 mila euro da un candidato, Natalino Summa, per l’acquisto di voti che gli consentissero il successo nella sua scalata elettorale.
Naturalmente i voti arrivarono.
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.