I carabinieri di Busto Arsizio, coordinati dalla Procura della Repubblica di Milano, hanno sottoposto agli arresti domiciliari i due gestori di una cooperativa sociale per maltratamenti agli ospiti di una residenza protetta. Misure cautelari anche per i cinque operatori che lavoravano all’interno della struttura. Due sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nel comune di residenza e per altri tre è scattata la sospensione per sei mesi dell’attività di educatore socio assistenziale.
Busto Arsizio – Dalle prime ore di questa mattina, nelle Province di Varese, Milano e Monza, i Carabinieri hanno arrestato 7 persone, 2 agli arresti domiciliari, 2 all’obbligo di dimora e 3 sospensioni temporanee dell’attività di educatore di comunità, tutti gestori e operatori di una residenza per disabili ritenuti gravemente indiziati, in concorso fra loro, del reato di maltrattamenti aggravati continuati e solo per sei di loro, anche del reato di esercizio abusivo di una professione sanitaria.
Offese, grida, percosse e strattonamenti, lanci di oggetti e acqua fredda
Le indagini, che si sono avvalse anche di intercettazioni telefoniche e audio video ambientali, avviate agli inizi del mese di febbraio 2021 dalla stazione Carabinieri di Castellanza a seguito di una denuncia presentata da un’ operatrice socio sanitaria assunta a tempo determinato, hanno permesso di documentare che gli indagati con responsabilità diversificate che vanno dall’anno 2017 ad oggi, hanno più volte maltrattato nove ospiti affetti da disabilità psichiatriche, sottoponendoli a quotidiane vessazioni e violenze, consistenti in offese, grida, percosse e strattonamenti, lanci di oggetti e acqua fredda. Ma spesso, il personale non somministrava agli ospiti i pasti e li sottoponevano a punizioni fisiche e psicologiche.
Pratiche “educative” sui pazienti
I pazienti erano obbligati a fare lavori come le opere di igienizzazione dei locali. La somministrazione di farmaci era effettuata da personale senza la necessaria abilitazione professionale.
In particolare, secondo quanto ricostruito dai Carabinieri, se i lavori non venivano eseguiti come richiesto, le vittime venivano punite con pratiche ritenute “educative”.
Un bastone per “raddrizzare” i pazienti
Se la postura durante i pasti non era considerata corretta composta il personale della cooperativa obbligava gli ospiti a rimanere seduti con la schiena in posizione eretta, utilizzando un bastone inserito nella cintura e vincolato alla testa tramite une fascia, nonostante lamentassero dolore fisico.
Acqua fredda e vestiti bagnati
Se al mattino gli ospiti della struttura non si alzavano dal letto con prontezza, veniva gettata loro addosso acqua fredda per svegliarli e venivano lasciati con gli indumenti indosso bagnati per ore. Inoltre erano costretti a sostituire il pranzo con la colazione o a saltare completamente i pasti, rimanendo seduti a tavola ad osservare gli altri mentre mangiavano.
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