Appalti e intestazioni fittizie: confermata in appello la condanna per i fratelli Fotia

La convalida è arrivata dopo che la Corte di Cassazione aveva annullato il pronunciamento e rinviato a un appello-bis

Genova – Intestazione fittizia per eludere l’interdittiva antimafia che nel 2012 aveva colpito la loro azienda, la Scavo-Ter Srl. È questa la condanna decisa oggi dalla Corte d’Appello di Genova, chiamata a pronunciarsi per la seconda volta sulla vicenda processuale dei fratelli Fotia e del nipote Giuseppe Criaco, dopo che nel 2019 la Cassazione aveva annullato l’assoluzione in secondo grado e chiesto un nuovo esame.

I processi

Una storia travagliata quella dei processi ai Fotia, che comincia nell’ottobre del 2017 quando il Tribunale di Savona condanna con rito abbreviato i fratelli Pietro, Donato e Francesco, e con loro il nipote Criaco, disponendo pure la confisca dei beni già sotto sequestro preventivo.
Poi arriva il colpo di scena a gennaio 2019, con un’assoluzione in appello che ribalta completamente la sentenza di primo grado, stabilisce che “il fatto non sussiste” e restituisce i beni.
E non finisce qui.
A distanza di nove mesi interviene a mettere ordine la Cassazione che dà un colpo di spugna alla decisione d’appello e rinvia le carte per un nuovo esame. Resta il buco dei dieci milioni di euro prima confiscati e poi restituiti.

La condanna

Il rimpallo si ferma oggi, con la Corte d’Appello che finalmente accoglie l’impianto accusatorio della Procura di Savona e stabilisce che i fratelli Fotia, titolari della Scavo-Ter Srl, negli anni hanno dribblato le misure di prevenzione che impedivano alla società interdetta l’aggiudicazione degli appalti pubblici costituendo le nuove ditte P.d.f. e Seleni Srl, intestate a due prestanome: il nipote Giuseppe Criaco e il direttore tecnico Remo Casanova.
Un’attività, quella di fondare nuove aziende, piuttosto congeniale ai Fotia che infatti sono stati beccati dalla DIA genovese anche a Torino dove avevano costituito la Rebirth Srl, anche lei colpita da interdittiva antimafia confermata dal Tar piemontese. La Rebirth, nel 2016, lavorava in subappalto per Unieco alla costruzione del nuovo blocco operatorio del Policlinico San Martino di Genova.
Ma c’è di più. Recentemente, a dicembre 2020 per essere precisi, i tre fratelli sono stati condannati in primo grado a tre anni e 6 mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta. Avrebbero sottratto alla Scavo-Ter oltre un milione di euro di compensi prima di dichiararne il fallimento.

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.