Fu un insieme di “errori umani” e di “vistose e intrinseche debolezze” ingegneristiche a causare il disastro del Norman Atlantic
Argilio Giacomazzi, 62 anni, il comandante della Norman Atlantic, rimase a bordo della nave fino allo sbarco dell’ultimo passeggero. Si guadagnò il ruolo di anti-Schettino.
Ma in quel contesto non si comportarono tutti così. Il traghetto fu completamente avvolto dalle fiamme al largo delle coste albanesi la notte del 28 dicembre 2014, dopo un incendio scoppiato a bordo. Morirono 31 persone e altre 64 rimasero ferite. Sei membri dell’equipaggio abbandonarono la nave prima dei passeggeri.
Sequestro di 1,5 milioni di euro
Nel processo penale in corso di celebrazione sul disastro marittimo del traghetto italiano “Norman Atlantic” noleggiato dalla compagnia Greca “Anek Lines” i giudici del tribunale di Bari hanno concesso, su istanza degli avvocati di un gruppo di passeggeri, un sequestro conservativo a garanzia dei futuri risarcimenti dovuti ai loro clienti, su tutti i beni degli imputati compresi immobili, quote sociali, conti correnti, 1/5 degli stipendi ed emolumenti vari, fino alla concorrenza della somma di ben 1,5 milioni di euro.
Non è sempre conveniente contare sulla durata infinita dei processi italiani
Gli Avvocati Massimiliano Gabrielli di Roma, Cesare Bulgheroni di Milano ed Alessandra Guarini di Biella, si dichiarano soddisfatti del risultato: “oltre al fatto di aver ottenuto una notevole garanzia ed un buon riferimento di base sui futuri risarcimenti dovuti alle parti civili che assistiamo, ben oltre i limiti dei massimali previsti dal regolamento CE 392/2009, la concessione di un sequestro esteso a tutti i beni degli imputati, lancia un segnale ben preciso nel mondo dei grandi disastri.
Un risultato importante
Da oggi non sono solo le vittime a dover soffrire dell’estenuante durata dei processi penali, ma anche chi avrebbe dovuto liquidare subito ed adeguatamente i danni, in questo caso a passeggeri e familiari dei dispersi. Attraverso il vincolo sulle partecipazioni societarie alle holding dell’armatore, abbiamo bloccato per gli anni a venire l’operatività di numerose società del Gruppo Visentini, chiedendo inoltre al tribunale di nominarci custodi delle quote sequestrate, per andare ad amministrare al posto loro. Un risultato straordinario anche perché con pochi precedenti in Italia, ora le Società e loro assicurazioni sanno che non è sempre conveniente contare sulla durata infinita dei processi italiani.”
Dopo 6 anni il processo è ancora alla fase preliminare
La prossima udienza del processo, che dopo sei anni dal disastro è ancora alle fasi preliminari del dibattimento, si terrà a Bari il 28 aprile prossimo con il collegamento da remoto che metterà in contatto sulla piattaforma Teams i tre giudici del Collegio penale, e gli avvocati degli imputati e delle circa 80 parti civili costituite, modalità che ha finalmente accelerato il calendario delle udienze nonostante il Covid-19.
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