‘Ndrangheta, Nicolino Grande Aracri “si pente”. Sarà vero?

Il boss di Cutro osannato come novello Buscetta della ‘ndrangheta

Milano – Ieri, 16 aprile, si è diffusa la notizia del “pentimento” di Nicolino Grande Aracri. A dare l’annuncio è stato il Quotidiano del Sud, anche se forse sarebbe stato meglio che la vicenda rimanesse coperta. Dal momento in cui si è saputa la novità, sui giornali è stato tutto un tripudio di esclamazioni che in coro hanno già eletto il boss di Cutro quale novello Buscetta della ‘ndrangheta. 

Un cambiamento poco credibile

Difficile credere a un simile cambiamento per chi lo ha visto tante volte intervenire in dibattimento per impersonare la parte della vittima ingiustamente perseguitata, del semplice coltivatore arricchitosi con i contributi dell’Aima (l’agenzia di Stato per gli interventi al mercato agricolo), poi organizzatore di sala in una pizzeria in Germania, in attesa di intraprendere una propria attività di import export. Non sarebbe la prima volta che un boss organizza un finto pentimento, magari per sbarazzarsi della famiglia concorrente, che si è allargata nel vuoto di potere generato dalle inchieste e dalle condanne, o solo per accedere a qualche beneficio, vistosi spacciato dalle sentenze. Tutte illazioni basate sul nulla queste, così come quelle di chi ora spera che Nicolino sveli i tanti rapporti che lo hanno portato alla conquista del potere.  

Per ora si sa solo che da circa un mese ha chiesto di parlare con i magistrati della Dda di Catanzaro, guidati da Nicola Gratteri. Avrà altri 5 mesi per elencare gli argomenti sui quali intende parlare. Poi spetterà agli inquirenti verificare la veridicità delle dichiarazioni rese. 

Certo, se si decidesse veramente a parlare di cose ne avrebbe da dire, lui che da autista di Antonio Dragone, ne ha preso il posto, arrivando alla dote di Crimine internazionale e a cercare di staccare la provincia (‘ndranghetista) di Cutro dalla supremazia di Reggio Calabria e della “Montagna”, come sta emergendo nel processo Rinascita Scott. 

Il potere lo ha esercitato nella cosiddetta provincia di Cutro, che comprendeva anche la zona di Catanzaro e alcune di Vibo Valentia oltre che della Sila, e in Emilia Romagna e nella Bassa Lombardia. Reggio Emilia, Brescello, sono state le capitali al Nord del suo potere, come testimoniato dal processo Aemilia, che lo ha condannato definitivamente a 6 anni e 8 mesi, dal processo Pesci, riguardante la zona di Mantova e Piacenza, che gli ha comminato 20 anni e 8 mesi in via definitiva, e dal troncone Aemilia 92, che gli ha inflitto un’ergastolo in primo grado.

Un altro ergastolo se lo è aggiudicato nel processo Scacco Matto, appello bis, per 7 omicidi di cui sarebbe stato il mandante fra il 1999 e il 2000. Il processo Scacco Matto fotografa l’alleanza fra i Grande Aracri e i Nicoscia per scalzare i Dragone e gli Arena.

Infine, nel 2018 prende un altro ergastolo nel processo d’appello Kyterion, scattato a Sud simultaneamente a Aemilia e Pesci a Nord.

Se Nicolino volesse parlare, ne avrebbe di cose da dire. Non solo su fatti di sangue, ma anche su rapporti massonici e colletti bianchi che hanno cementato il suo potere per anni. Così come su strane telefonate con i servizi segreti che sono emerse nel corso del procedimento Aemilia 92.

Per una strana coincidenza Nicolino Sarcone, che di Grande Aracri era il luogotenente in Emilia Romagna, nel 2017 chiese di parlare con i magistrati. Si “buttò pentito”, come dicono in gergo. Ma i magistrati non gli credettero e nel dicembre scorso confermarono i 30 anni dati in primo grado per l’omicidio di Nicola Vasapollo e Giuseppe Ruggiero, commessi a Reggio Emilia e a Brescello. Scrive il sostituto procuratore generale Lucia Musti che “In una situazione disperata Sarcone ha pensato bene di architettare questa strategia, far credere di essersi pentito raccontando cose in ordine alle quali ormai era spacciato, i due omicidi del 1992, ma negando strenuamente ogni responsabilità per Aemilia”, e scagionando i fratelli. 

Speriamo che solo l’omonimo non abbia fatto scuola.

Chiara Pracchi

Giornalista per passione, mi occupo soprattutto di mafie e di temi sociali. Ho collaborato con PeaceReporter, RadioPopolare, Narcomafie, Nuova Società e ilfattoquotidiano.it.
Per Fivedabliu curo le inchieste da Milano.