Nuova legge urbanistica regionale: la Liguria può dire addio al paesaggio

Dopo l’approvazione del Cal e della Commissione Territorio e ambiente, il Ddl andrà in Consiglio regionale il 26 aprile per l’ultima ratifica

Genova – “È come se ci fosse un disegno per cui piano, piano, ti smonto e di fatto ti rendo inapplicabile il piano paesaggistico”.
A dirlo è Marco Grondacci, giurista ambientale, che sul Ddl di modifica alla legge urbanistica regionale è scettico perché “se lo si legge senza approfondire potrebbe sembrare persino condivisibile nell’intento di ridare dignità all’entroterra ligure che da sempre paga con l’isolamento la mancanza di infrastrutture e servizi”. Ma c’è un però e sta “nell’articolo 9 della legge e nel modo in cui queste esigenze vengono tradotte”.
Nella proposta dell’assessore regionale all’Urbanistica, Marco Scajola, si parla di modifiche che “alleggeriranno notevolmente il peso degli adempimenti burocratici per i comuni” dell’entroterra peccato che questo avverrà in deroga al PTCP, il Piano territoriale di coordinamento paesistico, appunto.
Una manovra che la Giunta Toti aveva già tentato nella scorsa legislatura, con le sue richieste di federalismo differenziato che prevedevano di passare alla Regione le competenze della Sovrintendenza che così non avrebbe più potuto esprimere il parere sulle autorizzazioni paesaggistiche. Un disastro sventato solo temporaneamente e che adesso attende la definitiva approvazione del Ddl in Consiglio regionale per andare a segno.

Quali sono i comuni che rientrano nel Ddl di modifica?

Spiega Grondacci che nel testo della legge che andrà in votazione il 26 aprile si parla di “comuni con funzioni di poli attrattori dell’entroterra collocati lungo direttrici di comunicazione viaria di fondovalle e costituenti riferimento per i comuni del relativo ambito territoriale”, ma un elenco vero e proprio non c’è. “Verranno individuati in seguito, con il Piano territoriale regionale”, chiarisce.
E dove sta il problema? “Il fatto è che i comuni stessi, una volta designati come poli attrattori dell’entroterra dove non si applica il piano paesaggistico, potranno individuare ulteriori ambiti d’azione accordandosi fra loro”, sottolinea Grondacci precisando che “non si capisce bene cosa potrebbe venirne fuori. È una legge a scatole cinesi, ne apri una per scoprirne un’altra”. Un Ddl che nella pratica sembra più una deregulation.
E in effetti ci sono altri aspetti che inquietano, primo fra tutti che “gli stessi risultati si potevano tranquillamente raggiungere facendo il PUC”, dice Grondacci che poi ribadisce come sia “incomprensibile dover andare in deroga al paesaggio”.

PUC mai approvati

Non solo. In pieno regime di prorogatio, lo scorso giugno l’assessore all’Urbanistica ha previsto il rinvio al 2022 per la presentazione dei PUC, rinvio che interessa 126 comuni liguri che il piano urbanistico non lo hanno mai adottato.
“È un modo per derogare alle limitazioni all’attività edilizia che sarebbero scattate per questi enti locali che dovevano effettuare il passaggio dal vecchio piano regolatore al PUC già dal 2014″, aggiunge Grondacci chiarendo che il primo a saltare, ma guarda un po’, “è il divieto a rilasciare le autorizzazioni paesaggistiche”.
Una regia sapiente che non è la prima volta che va in deroga agli strumenti urbanistici. Parliamo infatti della quarta proroga, “una firmata dalla Giunta Burlando, poi è la volta della Giunta Toti appena insediata, poi ancora Toti a fine legislatura, e ora ci risiamo”, ricorda Grondacci sempre più perplesso: “Dove non arrivo con il Ddl, arrivo con la proroga. È come se si chiudesse il cerchio”. Una manovra a tenaglia sul paesaggio che potrebbe non piacere ai giudici della Consulta.

Un Ddl incostituzionale

“La Corte costituzionale ha chiarito molte volte che il paesaggio va visto in maniera unitaria e non può essere spezzettato. Invece qui si spezza eccome”, tiene a precisare Grondacci che parla di “comuni di serie A e comuni di serie B, comuni dove si applica il piano paesaggistico e comuni dove non si applica più, quando invece la Consulta ha detto chiaramente che il piano paesaggistico è sovraordinato al piano territoriale. Questo è il punto: ci sono dei profili di incostituzionalità. Io ho già preparato un dossier che ho consegnato al WWF Liguria e l’idea è quella di impugnare questa legge, se sarà approvata così com’è”.

Liguria divorata dal cemento?

Nella classifica nazionale del consumo di suolo, con il suo 8,30% la Liguria è in ottava posizione. Le fanno compagnia altre 14 regioni che in un anno hanno superato la percentuale del 5%.
Lo dice l’ultima ricerca dell’ISPRA che attesta come il consumo di suolo nel nostro Paese viaggi al ritmo di 30 ettari al giorno. Una situazione da allarme rosso confermata dall’ISTAT che, tra il 1946 e il 2000, ha registrato come in Italia siano stati costruiti oltre 2milioni di edifici ad uso residenziale, circa 100 al giorno.
È anche per questo che il Ddl di modifica della legge urbanistica regionale ligure preoccupa gli ambientalisti. E preoccupa un’eventuale via libera a nuove colate di cemento su un territorio dove la speculazione ha ormai aggredito quello che c’era da aggredire della zona costiera e ora sembra rivolgersi all’entroterra. “In realtà, al momento non si può dire che la proposta di modifica apra le porte a nuove colate di cemento perché oggi la legge è una scatola vuota”, mette a fuoco Grondacci sottolineando anche che “quello che fa davvero pensare è l’enorme discrezionalità che verrà lasciata ai comuni”.
E se già oggi i piccoli comuni sono alla canna del gas e non riescono neppure a produrre un PUC perché negli uffici mancano i soldi e le competenze specifiche, cosa succederà quando dovranno valutare la compatibilità dei progetti perché la Regione ha dirottato su di loro il potere autorizzatorio in materia paesaggistica? C’è il rischio concreto che alla fine il business del cemento abbia la meglio sugli obiettivi di tutela.

Simona Tarzia

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.