Crollo Ponte Morandi: la Procura di Genova ha chiuso le indagini, partono gli avvisi agli indagati

Le notifiche sono 69 in tutto, stralciate le posizioni di tre indagati che nel frattempo sono deceduti

Genova – La Procura di Genova ha chiuso le indagini per il  ponte Morandi, crollato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone. La Guardia di Finanza sta notificando gli avvisi agli indagati.

L’inchiesta, durata più di due anni e mezzo ha rivelato gravi negligenze da parte del concessionario. Nelle intercettazioni si è potuto chiaramente comprendere alcune delle dinamiche aziendali, volte a non effettuare i controlli o addirittura a modificare i verbali nel tentativo di occultare lo stato di grave insicurezza del Ponte Morandi. In questi mesi abbiamo anche vissuto, parallelamente al dolore delle famiglie, anche l’arretratezza nei lavori di manutenzione di tutta la rete autostradale che ha spesso paralizzato l’intera città.

Nell’inchiesta anche barriere fonoassorbenti e viadotti

Nell’inchieta condotta da Massimo Terrile e Walter Cotugno e Paolo D’Ovidio, erano state indagate  71 persone più le due società Aspi e Spea. Le linee guida per i tecnici e i dirigenti erano ben definite. Risparmiare sulle manutenzioni per garantire agli azionisti i dividendi. E nell’inchiesta sono finite anche le gallerie non a norma, le barriere fonoassorbenti, tutt’ora smontate in molti tratti autostradali, ma soprattutto i viadotti, molti dei quali ridotti in condizioni pietose.

I personaggi chiave

Personaggi chiave nella vicenda sono l’ex Ad di Autostrade Giovanni  Castellucci, Paolo Berti e Michele Donferri Mitelli. Ricordiamo con rabbia le prima dichiarazioni dei vertici di autostrade il giorno dei funerali. L’arroganza di una dirigenza senza scrupoli che per molti anni non ha ottemperato agli obblighi sulla manutenzione a cui era vincolata dal contratto di concessione.

Le intercettazioni

Il quadro manutentivo generale, definito “desolante” dalla Procura, fa riferimento alle gallerie, ai viadotti e, appunto, alle barriere fonoassorbenti. E nelle intercettazioni ambientali, i dirigenti di ASPi parlano di dividendi, soldi, una montagna di soldi, di lavori di manutenzione “fatte in calare, più passava il tempo e meno facevamo…così distribuiamo più utili…e Gilberto (Benetton) e tutta la famiglia erano contenti”.

Ma per rimanere nell’ambito di questa porzione di inchiesta legata al crollo del Morandi, le barriere fonoassorbenti “Integautos” sono risultate del tutto inadeguate “e di gran lunga al si sotto dei limiti previsti dalle norme di sicurezza con particolare riguardo all’azione del vento e alle verifiche anti ribaltamento e addirittura a rischio di crollo sui veicoli…”.

Dalle intercettazioni emerge la volontà dei vertici di ASPI di nascondere l’inefficienza delle barriere per evitare l’effetto domino a livello nazionale. Infatti, la sostituzione in Liguria delle “Integautos” significava la sostituzione delle barriere in tutta la rete autostradale.

Prodotti non certificati

E a questo punto, l’ex Direttore Generale delle manutenzioni, di ASPI, Michele Donferri, avanza l’ipotesi di addossare all’appaltatore e al sub-appaltatore la responsabilità di eventuali incidenti  dovuti alle barriere anti rumore come errori di posa in opera. Le riunioni dei vertici di ASPI si susseguono, ma l’intento non è risolvere il problema delle barriere anti rumore ma trovare il modo di occultare il problema per evitare di dover spendere ingenti risorse per la messa in sicurezza. Della resina utilizzata per le barriere ma priva di certificazioni lo sapevano tutti.

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