La Edil Due Srl, società di famiglia, sarebbe coinvolta in un’inchiesta della Procura genovese sul ponte di Traso
Genova – Turbativa d’asta e truffa ai danni dello Stato. Sono queste le ipotesi di reato che coinvolgono la Edil Due Srl, società della famiglia Raschellà che operava in Valtrebbia in subappalto per la Parenti Costruzioni SaS di Reggio Emilia. Sul tavolo degli inquirenti un’indagine del Ros sui lavori di consolidamento del ponte di Traso, che sarebbero stati eseguiti in modo non conforme ai capitolati d’appalto.
La famiglia, che non è nuova alle aule di tribunale, ha al suo attivo una condanna in primo grado per corruzione nel processo Amiu e una lunga lista di affidamenti pubblici.
I legami con la Calabria
Nel 1991 moriva crivellato di colpi a San Quirico, in Valpolcevera, Stefano Raschellà, che per la DIA era “elemento di spicco della cosca Scali-Ursino di Gioiosa Jonica” al soldo di Francesco Fazzari, testa di ponte della ‘ndrangheta in Liguria, prima accanto ai Rampino e poi a braccetto con i Gullace-Raso-Albanese.
Di lui ha raccontato molto Rolando Fazzari nelle memorie che ha consegnato agli inquirenti. Una testimonianza avvalorata dagli assegni rintracciati dalla Casa della Legalità e prodotti nel maxi processo Alchemia, ma soprattuto dall’agenda di Raschellà ritrovata dopo l’omicidio. Tra i suoi contatti, infatti, si leggono i nomi di Girolamo Oppedisano, collegato al capomafia Girolamo Mazzaferro e ad Antonio Fameli; Gianluca e Vincenzo Mamone, quest’ultimo condannato in primo grado insieme al fratello Gino nel processo Amiu; Pasquale Raso, nipote di Luigi Mamone, condannato per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, un affare che gestiva con la cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti; Saverio Rampino, fratello dell’Antonio Rampino reggente della ‘ndrangheta in Liguria e basso Piemonte per decenni; e ancora Domenico Magnoli, condannato per usura in concorso con Silvio Criscino (genero dei Mamone) nell’indagine Colpo di Maglio del Ros di Genova.
L’inchiesta su Amiu
Il protagonista della nostra vicenda è il cugino e omonimo del morto ammazzato, Stefano Raschellà classe 1959.
Stefano Raschellà, con la sua impresa Edil Due, cresce all’ombra dei Mamone. E in effetti sale agli onori della cronaca nel novembre del 2014 quando lo si scopre, insieme a Gino e Vincenzo Mamone, al centro di un sistema di corruzione che piega ai loro interessi la gestione della partecipata del Comune di Genova, Amiu SpA. Finisce agli arresti con il figlio Daniele e i Mamone nell’inchiesta Albatros della Procura di Genova che documenta tutto, raccogliendo lo stralcio dell’inchiesta Triangolo della DDA di Torino, che indagava su un maxi traffico di rifiuti e smaltimento illecito nel Nord Ovest. Si scopre anche che i Raschellà avevano occultato dei fondi in Svizzera.
Per questo gruzzoletto scatta il sequestro, confermato in primo grado ma poi annullato perché nel frattempo entra in vigore una riforma dell’appropriazione indebita che stabilisce di non doversi procedere se la vittima non denuncia. La vittima in questo caso era la Edil Due dei Raschellà che, ovviamente, non si autodenunciarono.
L’assetto societario della Edil Due, con i vertici coinvolti in un’inchiesta per reati contro la Pubblica Amministrazione, cambia. Il 17 settembre 2019 le quote e la carica di Amministratore passano all’altro figlio, Federico Raschellà, che fino ad allora era stato il Direttore Tecnico dell’impresa.
E questo sistema tutto. Anche per le pubbliche amministrazioni che non revocheranno mai i lavori già affidati e, anzi, non mancheranno di assegnarne di nuovi, anche quando a gestire l’azienda e a risultare come “rappresentante d’impresa” era sempre quello Stefano Raschellà che nell’assetto societario formalmente non risultava più. E dunque, nonostante quanto emerso dall’inchiesta Albatros, le porte della Pubblica Amministrazione sono sempre rimaste aperte per i Raschellà, anche perché la Edil Due non è mai stata toccata da alcuna interdittiva antimafia.
Eppure, a settembre 2019, per questi imprenditori che barattavano le escort con gli appalti pubblici, sono scattate le condanne: quattro anni e un mese ciascuno a Stefano Raschellà e al figlio Daniele, 4 anni e sei mesi ciascuno a Gino Mamone e al fratello Vincenzo.
Una lunga lista di appalti pubblici
Con l’amministrazione genovese di centrosinistra del sindaco Marco Doria, i Raschellà si erano visti affidare un’opera da circa 1 milione di euro per “adeguamento idrico del ponte di via Ferri sul rio Fegino”. Un lavoro iniziato nel 2013 e che proseguirà nonostante l’arresto di Stefano Raschellà per l’indagine Albatros e il diretto coinvolgimento della Edil Due nel sistema criminale oggetto dell’indagine. E in quel cantiere, mentre il procedimento va avanti, si vedrà proprio lui, Stefano Raschellà, in prima persona a dirigere i lavori.
Non solo. I Raschellà compaiono nei subappalti per lavori di intervento urgente per la manutenzione straordinaria di muri di sostegno, scarpate, impalcati stradali, che il Comune ha affidato alla “C.F.C. – Consorzio fra costruttori soc. coop.” per oltre 380 mila euro. Affidamento che sarà rinnovato, sempre con subappalti alla Edil Due, per una seconda annualità, con un valore di 530 mila euro.
Nel 2015 è la società pubblica Sviluppo Genova SpA, già al centro dell’inchiesta Pandora sull’influenza di Gino Mamone e della Eco-Ge Srl per il controllo degli affidamenti per le bonifiche dell’area ex Ilva di Cornigliano, a consegnare alla Edil Due un appalto per quasi 700 mila euro per i lavori di “spostamento sottoservizi nell’area ex Ilva Laminati Piani a Genova Campi”.
Nulla cambia con l’amministrazione genovese di centrodestra del sindaco Marco Bucci. Vanno ancora ai Raschellà, insieme a Icostra Srl e Romei Srl, gli interventi urgenti di manutenzione straordinaria di muri di sostegno, scarpate, impalcati stradali.
Con la stessa amministrazione comunale, nel 2019 avranno l’affidamento dei lavori per la “rifunzionalizzazione della piscina comunale Nicola Mameli di Voltri”, per un ammontare di oltre 2 milioni e 800 mila euro, e quelli per la “rimozione della copertura in cemento amianto della rimessa AMT Savignone”, altri 156 mila euro.
E di lavori pubblici la Edil Due dei Raschellà ne ha conquistati molti negli anni. Una lista lunga che, guardando la banca dati degli Appalti della Regione, solo per il periodo tra il 2015 e l’inizio del 2021 conta oltre 15 milioni di euro (QUI la lista elaborata dalla Casa della Legalità). Esclusi tutti gli affidamenti in subappalto per ANAS.
Danni alluvionali: piovono anche gli affidamenti per le somme urgenze
Comune di Genova, Città Metropolitana, Amt, Aster, e società di Acqua e Gas, si rivolgono a Edil Due con appalti che superano anche i 2 milioni di euro. Dopo l’uscita di scena delle imprese intestate ai Mamone, i Raschellà ne prendono il posto. Soprattutto negli affidamenti per le somme urgenze per gli eventi alluvionali.
In quest’altra lunga lista, sono tre gli appalti che non si possono ignorare. Si tratta dei lavori affidati dai Comuni di Bordighera e da quello di Camporosso, entrambi in provincia di Imperia.
Il Comune di Bordighera affida a Edil Due, a “C.F.C. – Consorzio fra costruttori soc. coop.” di Reggio Emilia e a Icostra Srl, l’appalto per i lavori di “sistemazione e adeguamento idraulico del torrente Borghetto”. È il 2013 e il lavoro vale più di 4 milioni di euro.
A quest’opera si aggiungeva la “demolizione e ricostruzione del ponte della via Aurelia sul torrente Borghetto”: altri 500 mila euro alla stessa cordata di imprese.
Stessa storia a Camporosso. Qui il lavoro per “ampliamento e adeguamento sismico dell’edificio scolastico di Camporosso Mare”, per complessivi 590 mila euro, è stato affidato formalmente all’impresa emiliana “C.F.C. – Consorzio fra costruttori soc. coop.”, ma dando “atto che i lavori medesimi sarebbero stati eseguiti dall’impresa associata Edil Due Srl”.
In tutti e tre i casi, spunta nei subappalti l’impresa di Rocco Avati, un personaggio indicato dalla DIA come rappresentante del boss Carmelo Gullace nei rapporti con le locali di Ventimiglia e Bordighera e nei collegamenti con la Costa Azzurra.
Il ponte di Traso
Oggi si apprende che vi sarebbe qualche stupore nell’aria per il fatto che la Edil Due dei Raschellà ha eseguito i lavori su un’infrastruttura importante per il collegamento tra la Liguria e l’Emilia Romagna, e nello specifico un subappalto dalla Parenti Costruzioni SaS per le manutenzioni del ponte di Traso, in Val Trebbia, di competenza di Anas, società già emersa in molteplici inchieste e indicata dai collaboratori di giustizia per la permeabilità degli affidamenti.
Ma anche qui non c’è da stupirsi.
Nell’ambito del procedimento Alchemia della DDA di Reggio Calabria, era chiaramente emerso riscontro a quanto documentava già la Casa della Legalità anni prima, ovvero l’operatività delle imprese legate a Carmelo Gullace anche lungo le Autostrade della Liguria, e lo racconta pure la DIA di Genova nel corso del processo. Ma forse in questi lunghi anni qualcuno era distratto, sui Raschellà e più in generale sull’argomento. E finché questa disattenzione sarà la costante, in questa regione, il tanto sventolato Modello Genova rischia solo di essere una Caporetto della legalità.
Christian Abbondanza
Blogger antimafia che da anni si preoccupa di denunciare nomi e cognomi e connivenze della ‘ndrangheta in Liguria. È il presidente della Casa della Legalità ONLUS, un occhio aperto sulla criminalità, le mafie, i reati ambientali e le complicità della Pubblica Amministrazione.