Le analisi si sprecano, gli esperti sono tanti, anzi, in questo mondo social lo sono tutti. Ma le tensioni bisognerebbe viverle prima di chiacchierare. La vita a Gaza l’abbiamo toccata insieme a quelle persone “normali” che al mattino vanno nei campi o nelle officine. Oppure a pescare, ma senza allontanarsi troppo per non rischiare di essere falciati dalle mitragliatrici delle vedette israeliane. Ma abbiamo avuto l’accortezza di stare distanti dalla politica. Perchè a morire è sempre la gente comune, spesso aggirata da cattivi amministratori. Su due punti siamo irremovibili. La libertà è uno dei diritti fondamentali dell’uomo, e Hamas è un ostacolo ai progetti di libertà dei palestinesi.
Gaza è una prigione a cielo aperto
Gaza è una prigione a cielo aperto, le persone vivono in condizioni inaccettabili, e di questo, il mondo “civile” deve farsi carico. Perchè essere costretti a vivere senza elettricità e acqua è impensabile. Perchè essere ammazzati nei campi, a un chilometro dal confine, mentre raccogli zucche è omicidio e non guerra. Perchè avere una sanità decente è un diritto, e morire in ospedale perchè qualcuno lo bombarda è assassinio. Chi può metta fine a questa storia assurda, che rischia di finire in una guerra civile, ma questa volta all’interno di Israele.
La nostra intervista a Anas
Buongiorno Mr. Anas, referente per un’associazione umanitaria a Gaza, Gaza è ancora sotto attacco?
R: Si, in questo momento Israele sta ancora attaccando la Striscia di Gaza. Due ore fa sono state attaccate due persone a Rafah e due persone nel nord di Gaza a Betlaya.
D: quante persone sono morte sotto i bombardamenti oggi?
R: È difficile dirlo perché fino ad ora i soccorritori stanno cercando persone sotto le macerie a Gaza City. La scorsa notte sono morte ciorca 23 persone. Poche ore fa è stata trovata una ragazza ancora viva sotto le macerie. In totale, fino ad oggi, sono morte 188 persone molte dele quali donne e bambini che erano in casa.
D: È vero che state aspettando un attacco di terra?
R: Attacchi a distanza con carri armati ma non un attacco di terra. Sparano razzi dal confine israeliano e quindi non sappiamo dove avverranno le esposioni.
D: La “Press Tower”, il palazzo dei media, è crollato sotto i raid dell’aviazione israeliana. Come è cambiato il lavoro dei giornalisti?
R: È molto difficile lavorare perche il palazzo utilizzato dai media internazionali è stato distrutto.
Ora nessuno sa più cosa succede realmente nella Striscia di Gaza. Le vicende che raccontano i media israeliani non sono le vicende che succedono a Gaza, non vengono uccisi solo i “martiri” ma molte vittime sono donne e bambini.
D: Per quanto riguarda gli aiuti internazionali, il confine di Rafah è aperto o chiuso?
R: Il confine di Rafah è aperto (confine con l’Egitto) per permettere l’accesso all’ospedale di Al – Arish (capoluogo del Governatorato del Sinai del nord). Il confine aperto agevolerà l’ingresso degli aiuti a Gaza.
D: Cosa mi puoi dire per quanto riguarda acqua e elettricità?
R: Abbiamo problemi con l’elettricità che viene fornita solo per un’ora al giorno. Utilizziamo i generatori ma forse già stanotte o domani finiremo le socrte di carburante. Gli stessi problemi li abbiamo per l’acqua. In tre giorni abbiamo avuto un’ora per prendere l’acqua.
D: La situazione è difficile e le soluzioni sembrano lontane
R: La situazione è difficile ma qualcosa deve cambiare perché molte persone premono per fermare i bombardamenti e noi guardiamo a qualsiasi azione dei governi europei o americano perché se non si fermano gli attacchi la vita è veramente difficile.
Il mondo deve cominciare a guardare il problema reale. Da 75 anni la Palestina è sotto un governo coloniale, senza libertà. I palestinesi hanno cercato più volte accordi di pace ma Israele non ha mai rispettato alcun accordo con l’autorità palestinese.
Il popolo palestinese vuole la libertà come ogni altro popolo al mondo. Perché fino ad oggi non ho avuto la possibilità di andare fuori dal mio paese? Perché mio figlio deve pensare che sia normale vivere senza elettricità 24 ore al giorno?
Gli israeliani hanno distrutto l’aeroporto (qualche anno fa), e non abbiamo la possibilità di spostarci verso altri paesi come fanno altre persone al mondo.
Quale è la soluzione? Noi abbiamo bisogno di uno Stato e della Libertà.
fp
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.