Quel pasticciaccio brutto dell’imprenditore incursore

“Dio sa ricavare il bene persino dal male”

Vorrei fare personalmente un augurio di pronta ripresa al sindaco Marco Bucci incorso in una caduta in casa a causa di uno svenimento improvviso, con le dolorose conseguenze della frattura di sei costole e l’incrinatura di una vertebra.
Eppero’ per questioni di karma mi inserisco fra coloro che rifacendosi alla vulgata popolare sono convinti che non tutto il male venga per nuocere. E mi piace pensare che, come diceva Sant’Agostino: “Dio sa ricavare il bene perfino dal male”. Tenendo, comunque ben presente che Dio è Dio e Bucci è Bucci. E quindi il nostro sindaco si limiti, al massimo, al pensare di essere un predestinato.
Insomma, il forzato riposo del nostro primo cittadino, costretto a casa e che già morde il freno, assicurando alla sua cittadinanza che, nonostante un’assenza di tre settimane, continuerà a lavorare in modalità Smart Working e che, vista l’irascibilità del personaggio in questione e il timbro di voce, le sue urla arriveranno a Tursi anche da Carignano – tanto per fugare ogni dubbio sulla sua eventuale efficienza operativa – potrebbe perfino avere dei risvolti positivi.
Credo infatti che segregato fra le quattro mura domestiche, e quindi impossibilitato non solo a frequentare gli uffici ma costretto anche a disertare gli impegni istituzionali e le passerelle di cerimonie ed inaugurazioni, anche in chiave pre elettorale, impiegherà un po’ del suo tempo prezioso a rimuginare sullo scivolone per quella statua discutibile eretta in via Mura delle Capuccine. Giusto a qualche decina di metri in linea d’aria dalla sua abitazione di via Galeazzo Alessi.

Non c’è solo la querelle sui costi

Perché alla fine della vicenda la questione non è e non potrà essere limitata all’iniziale, e forse oziosa, domanda che riguarda chi sarà a saldare le spese della manifestazione. Incluse quelle per l’evento dei piloti della pattuglia acrobatica delle Frecce tricolori. Anzi la querelle sui costi a questo punto potrebbe essere quella che meno preoccupa. Perché via via che la polemica si allargava a macchia d’olio, a seguito della scopertura del monumento, sarebbe stato difficile non comprendere che le legittime proteste avrebbero riguardato altro. E cioè la necessità di “violentare” Genova, il suo presente e il suo passato, con un simile simulacro non solo divisivo, ma addirittura evocativo della storia e della personalità, quella dell’imprenditore Giorgio Parodi – classe 1897, scomparso nel 1955 – che di fatto è riuscito in qualche modo a stravolgere il motivo del riconoscimento. Costringendo di fatto il Sindaco, la sua maggioranza e la sua giunta, a dover tornare a fare i conti con quelle scomode accuse, già tante volte rimbalzate in Sala Rossa, di voler in qualche modo schiacciare l’occhio all’apologia di fascismo. Magari anche solo per esigenze di semplificazione che, comunque e in fin dei conti, producono solo tanta confusione.
Così quella statua, opera di Ettore Gambioli, scultore marchigiano di Cagli, figlio d’arte, conosciuto nel mondo “Guzzi” per aver dedicato alla moto altre performance su marmo, è subito stata messa nel mirino per la sua scelta iconografica: non tanto l’imprenditore coraggioso e lungimirante che nel 1921 fece aprire la sede della Guzzi proprio in corso Podestà, quanto il militare volontario in due guerre mondiali e nelle spedizioni coloniali volute dal Duce. Perché secondo gli storici dell’arte occorre sempre fare i conti con i simboli scelti.

ANPI Genova

ANPI: “Sindaco Bucci, condanni e parli chiaro”

E così già sabato sera è intervenuta l’Anpi con un durissimo comunicato: “Un monumento all’aviatore in divisa fascista e un volantino con la svastica contro i Sinti: sindaco Bucci, adesso condanni e parli chiaro!
Sconcerto e condanna: non possiamo dire altro di fronte a due fatti inquietanti che le cronache ci riportano in queste ore.
Ci ha lasciato sconcertati la scelta del Comune di Genova, condivisa anche dal Presidente della Regione Toti, sostenuti addirittura nell’organizzazione della cerimonia inaugurale dalla presenza delle Frecce Tricolori simbolo della Repubblica, di voler celebrare Giorgio Parodi, aviatore e imprenditore. E, guarda caso, per ricordare le sue capacità imprenditoriali, lo si immortala con un monumento in cui viene ritratto in divisa. Quella con la quale lui, da volontario, partecipò ai bombardamenti di inermi popolazioni civili, tra cui donne e bambini, durante le cosiddette guerre coloniali volute da Mussolini, invasioni di terre come l’Etiopia e l’Eritrea”.

25 aprile 2021

“Uno schiaffo alla medaglia d’oro”

E prosegue il comunicato dell’Anpi: “A noi sembra una di quelle modalità, sempre più diffuse e praticate, di fare del revisionismo storico, ed un vero graffio sulla pelle della città e alla sua storia democratica.
È uno schiaffo alla Medaglia d’Oro appuntata sul gonfalone di Genova che ricorda l’amore di un popolo, il nostro, che ha pagato con 1.863 caduti Partigiani e 2.250 Deportati mai ritornati, morti per la nostra Libertà, anche la vostra.
Che gli amministratori si rechino al Ponte Monumentale ogni 25 aprile e poi realizzino monumenti del genere o decidano di intitolare, come a Nervi, un porticciolo a un membro della XMas guidata dal golpista Borghese, appartenenza alla quale, quel “signore”ne ha sempre fatto vanto, è inquietante, è inaccettabile: i contenuti del 25 aprile non sono una pratica da sbrigare un giorno all’anno e mettere da parte sino a quello dopo, vanno invece declinati tutti i giorni, sempre “.
Insomma, a questo punto il Sindaco potrà godere di tutto il tempo necessario per correre ai ripari e per capire chi ha sbagliato fra i suoi colleghi di giunta ed eventualmente fra i suoi funzionari. Perché se i simboli sono importanti in questo caso o c’è stato un errore o si è trattato di una provocazione. Tenendo conto delle motivazioni addotte pubblicamente che intendevano onorare Parodi per la sua lungimiranza imprenditoriale e affatto per il suo passato di fascista e aviatore incursore.

volantino nazifascista contro gli zingari

 “Quel volantino vigliacco”

Anche se la seconda parte del comunicato Anpi punta direttamente in quella direzione: “Ma ancora più drammatico è il ritrovamento di un volantino all’entrata del campo Sinti di Bolzaneto, con una svastica e minacce di morte agli abitanti, preceduti dalla scritta “abbiamo vinto noi”. No, non avete vinto un bel nulla, ignobili estensori del volantino: tanto meno la sicurezza di poter agire indisturbati, tanto è che siete costretti a farlo, come è vostro costume al buio, di notte, da vigliacchi.  Perché siamo in una Repubblica nata sui valori costituzionali della Resistenza, come ci ricorda spesso il Presidente Mattarella, sapendo che la Costituzione, come diceva Aldo Moro, che abbiamo ricordato pochi giorni fa, non è a-fascista, ma antifascista, altrimenti non se ne capisce lo spirito e l’essenza.
È incredibile dover richiamare ancora una volta le massime cariche amministrative alla necessità costituzionale di svolgere gli incarichi pubblici con dignità e onore, come previsto dalla nostra Carta, base fondante della democrazia: tra questi c’è, ed è primario, il rispetto dell’antifascismo. Chiediamo una risposta di condanna netta e urgente contro quest’ultimo, meschino episodio di razzismo e intolleranza, e una spiegazione chiara sul perché si sia voluto “onorare” nei simboli un aviatore fascista. In questo caso il silenzio sarebbe inaccettabile e complice”.

 “Quel tifo improbabile e da ultras dei guzzisti”

Problemi di coscienza, di sfumature. Magari difficilmente comprensibili in un mondo, quello della comunicazione e quello social, in cui vige e prolifera una preoccupante semplificazione. Problemi, purtroppo, anche di tifo. E non soltanto politico. Un caso per tutti – ma purtroppo non il solo – quello di un consigliere municipale del Pd, appassionatamente “guzzista” che di fatto si ritrova a criticare il comunicato dell’Anpi in cui si mettono sullo stesso piano la statua dedicata al sorvolatore incursore e visionario imprenditore Giorgio Parodi e il volantino razzista lasciato all’entrata del campo sinti di Bolzaneto.
Come a voler negare che l’iconografia che di fatto inneggia in qualche modo alla guerra coloniale e il razzismo possano avere un qualche legame. Semplificazioni insomma, tanto in auge via social.
Prova ne sia comunque anche la fiumana di complimenti comparsi sul profilo dello scultore Ettore Gambioli sotto al post in cui pubblicava l’immagine della statua di via Mura delle Cappuccine. Senza che nessuno si chiedesse l’attinenza di quell’uomo in divisa con il cofondatore di una casa motociclistica dalla grande tradizione.

Walter Massa: “Una sciatteria incomprensibile”

Che poi la confusione, o la superficialità, in tutta questa vicenda appaiono come marchio predominante. Scrive Michela Bompani su “La Repubblica: “Il monumento, fa sapere il Comune, era stato donato alla città di Genova dalla famiglia, ed il bozzetto dell’opera ha ottenuto il via libera della Soprintendenza, prima della realizzazione”. Il che costituisce un’accoppiata perfetta con la precisazione comparsa domenica su “Il Secolo XIX” in cui Bruno Viani scrive: “La famiglia oggi preferisce non entrare nella polemica e derubrica la scelta di raffigurare il proprio avo in divisa come «una scelta dell’artista».
Il che, almeno quanto a giustificazione, mi permette di sorridere almeno un po’. Ricordo fior di committenti che misero in ambasce fior di artisti quanto alla raffigurazione iconografica.
E in tutto questo bailamme non può che affiorare l’impressione di tanta, troppa sciatteria. Spiega Walter Massa dell’Arci sempre su “Il SecoloXIX”: “Se fosse stato celebrato con un raduno di Moto Guzzi e non con un brutto monumento vestito da soldato coloniale non ci sarebbe stato nulla da dire: ma così vedo una sciatteria incomprensibile”. Con una statua così, forse degna dell’arte funeraria del cimitero monumentale di Staglieno dove probabilmente sarebbe stata meglio collocata, il marchio della sciatteria incomprensibile finirebbe per apparire incontrovertibile anche per quanto riguarda il parere positivo della Soprintendenza.

Gambino alla celebrazione dei morti della RSI

Una brutta gatta da pelare

E l’impressione, a questo punto, è che il sindaco Marco Bucci, pur nel suo “buen retiro” avrà parecchio da lavorare, ripercorrendo tutte le fasi di questa “gaffe” che richiama tanto alla memoria l’episodio della fascia tricolore indossata dal consigliere delegato Gambino intervenendo personalmente alla celebrazione in ricordo dei caduti della Rsi.
Uno scivolone nello scivolone visto che qualcuno parla ormai di una pericolosa abitudine voluto mettendo in connessione quella statua in divisa con l’annunciata intitolazione del nuovo porticciolo di Nervi a Luigi Ferraro, anche lui imprenditore con passato da incursore nella X Mas della regia Marina militare.
È comunque indubbio che qualche cosa nella burocrazia comunale, solitamente così solerte, non abbia funzionato a dovere, se nessuno ha segnalato la scarsa proprietà dell’immagine iconografica.
Anche perché l’iter dell’ufficio toponomastica, anche per la sola apposizione di una targa, appare abbastanza accurato. E comunque una statua…. è per sempre. E in questo caso, ne siamo certi, le urla, di cui il sindaco scherzosamente parlava nel suo post, arriveranno sino agli uffici di Tursi. E forse oltre.

Quella nostalgia per la borghesia imprenditoriale che fu

Eppero’ qualcuno getta lì un’ipotesi più suggestiva sul “Buccipensiero” che la direbbe lunga nel caso si dimostrasse azzeccata. Commenta Ettore Parodi al mio articolo che si interrogava su chi avrebbe sanato i costi della manifestazione: “Chi paga? Domanda oziosa: si sa che a pagare saranno i genovesi. La questione a mio sommesso parere è un’altra perché tanta esaltazione di imprenditori dell’800 (Riedificazione del monumento al Duca di Galliera) e del 900 (Giorgio Parodi)? Non so se Bucci ne sia cosciente, ma dietro a tali esaltazioni, c’è la celebrazione della borghesia imprenditoriale genovese del tempo che fu, la borghesia del fare e dell’investire. Bucci, o chi per lui, si contrappone alle ormai stanche celebrazioni (che ormai non si fanno nemmeno più) della Genova operaia che diede vita a importanti lotte sindacali e alla resistenza. Si tratta di un cambio pagina o sbaglio?”.

L’ottimismo di Bucci, che è il sale della vita

Osservazione arguta, nonché ipotesi suggestiva, che fa il paio con l’ultima lettera del capogruppo del Pd Alessandro Terrile, indirizzata e pubblicata da “La Repubblica”. Il titolo già di per se dice moltissimo: “L’ottimismo del sindaco di Genova e la realtà del declino”.
E la lettera, partendo da dati inconfutabili (la perdita di 21.167 residenti e quasi 5 mila occupati a fronte dei proclami della campagna elettorale 2017, più 100 mila abitanti e 30 mila nuovi occupati), racconta come Genova non riesca a invertire la tendenza al declino nonostante le ingenti risorse ottenute in questi anni dai governi nazionali. Nessuna soluzione – secondo Terrile – per i grandi nodi dei servizi pubblici, passando attraverso i trasporti e i rifiuti.

Esselunga via Piave

Quell’attrazione fatale per i supermercati

Poi ci sono tanti cantieri in città – ammette lo stesso Terrile – ma quasi tutti legati all’insediamento di nuovi supermercati. E il quadro si fa fosco in un declino che risulta- sono sempre parole di Terrile – prima di tutto industriale e di incapacità di attrarre imprese. E ancora “le aree industriali della città e le aree portuali sono il polmone dell’occupazione genovese e devono essere tutelate  dalle speculazioni immobiliari e dalle rendite di posizione. Le forze economiche genovesi pubbliche e private possono essere protagoniste della ripartenza ma devono ritrovare un coraggio di investire e di rischiare che da anni non si vede più”.
E questo potrebbe essere perfino un punto di ripartenza comune, magari identificando una nuova classe imprenditoriale che non sia più quella del tradizionale “maniman” che interviene solitamente e sostanziosamente dopo aver valutato rischi e benefici nell’approssimarsi della campagna elettorale e delle elezioni. Con tanto di costi esorbitanti.
Che poi, magari, si avvicinerebbe di più a quella della borghesia ottocento-novecentesca che tanto parrebbe affascinare il nostro sindaco. Insomma un ritorno al futuro  e a quella categoria capace, magari, di investire e di rischiare in nome di un ideale che non sia solo il profitto e la resa a breve. Il che vorrebbe dire da parte di Bucci una drastica inversione di tendenza rispetto ad una vision che elargisce prospettive e favori ai soliti noti. Da Spinelli, a Biasotti, a Viziano. Tanto per non far nomi.
Oppure, come conclude il capogruppo del Pd in consiglio comunale rivolto a Bucci: “Può sempre cullarsi nella retorica dell’ottimismo”. Che è pur sempre il sale della vita.

Palazzo Tursi Albini Genova

Una mia personale perorazione

Eppero’ tanto per concludere il mio personale augurio di pronta guarigione volevo rivolgere al nostro sindaco – che è anche il mio, visto che a suo tempo si autoproclamò “il sindaco di tutti i genovesi” – una preghiera. Ed è quella di rendere più funzionale per tempistica l’accesso agli atti del comune, per i cittadini ma anche e soprattutto per i consiglieri comunali – anche quelli di opposizione – perché ne beneficerebbe la dialettica democratica in sala rossa.
Al contrario si ha solo la fastidiosa impressione che il fine ultimo non sia quello della dialettica, ma quello dell’insabbiamento, a scopo preventivo, di qualche scheletro, riposto o celato negli armadi. E so per certo che da Carignano, o direttamente dal proprio ufficio, il nostro sindaco Marco Bucci ha tonalità di voce forte e chiara. In modo che il rimbrotto raggiunga per tempo tutti i propri sottoposti.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.