Al 19 maggio risultano consegnate 30.132.960 dosi, il 39,5% di quelle previste per il 1° semestre 2021. Nel 2° trimestre mancheranno circa 13 milioni di dosi
Le consegne non decollano
Gli effetti della campagna vaccinale anti-Covid, che subentrano gradualmente a quelli delle restrizioni, stanno assorbendo l’impatto delle riaperture graduali sulla curva epidemiologica. Tuttavia, visto che nel 2° trimestre mancheranno circa 13 milioni di dosi e tenendo conto dei richiami, rimane prioritaria la copertura delle persone a rischio di ospedalizzazione per minimizzare l’impatto della circolazione del virus.
“Ad oggi le Regioni hanno somministrato quasi tutte le dosi consegnate (94,2%). Questo significa che, senza un aumento consistente e regolare delle consegne, è impossibile accelerare la campagna vaccinale”. Lo spiega una nota della Fondazione GIMBE che chiarisce come, fatta eccezione per l’exploit della settimana 26 aprile-2 maggio (con 4.911.630 di dosi), da metà aprile il numero di consegne settimanali si è attestato tra 2,57 e 2,71 milioni. E sembra sfumare anche la ventilata “invasione” di vaccini: infatti, tra consegne annunciate dal Generale Figliuolo per maggio e dal Ministro Speranza per giugno, sono attese circa 25 milioni di dosi, ovvero il consuntivo del 2° trimestre chiuderà con circa 13 milioni di dosi in meno rispetto ai 62 previsti dal Piano vaccinale. Con queste stime, dunque, sarà impossibile ampliare la platea delle prime somministrazioni, visto che un numero rilevante di dosi, in particolare di AstraZeneca, servirà per i richiami.
Il punto sulle somministrazioni
Al 19 maggio, il 32,9% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino e il 15,2% ha completato il ciclo vaccinale, con importanti differenze regionali. Si registra un lieve aumento delle somministrazioni settimanali (+2,9%), nettamente inferiore rispetto alle settimane precedenti, con una media mobile a 7 giorni che si attesta intorno a 481 mila somministrazioni al giorno.
La copertura delle categorie prioritarie
Il 74,6% degli over 60 ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, con Veneto, Lombardia, Provincia autonoma di Trento e Puglia che superano l’80%. Nelle fasce over 80 e 70-79 anni si registrano ancora notevoli differenze regionali, e la fascia 60-69, a rischio elevato di ospedalizzazione, rimane ancora indietro. In dettaglio:
- Over 80: degli oltre 4,4 milioni, 3.565.404 (80,7%) hanno completato il ciclo vaccinale e 470.826 (10,7%) hanno ricevuto solo la prima dose (figura 9).
- Fascia 70-79 anni: degli oltre 5,9 milioni, 1.487.355 (24,9%) hanno completato il ciclo vaccinale e 3.203.884 (53,7%) hanno ricevuto solo la prima dose (figura 10).
- Fascia 60-69 anni: degli oltre 7,3 milioni, 1.210.285 (16,4%) hanno completato il ciclo vaccinale e 3.308.843 (44,9%) hanno ricevuto solo la prima dose (figura 11).
- Soggetti fragili e loro caregiver: a questa categoria sono state somministrate 5.819.432 dosi.
“Guardando l’altra faccia della medaglia, precisa la nota della Fondazione GIMBE, oltre 4,5 milioni di persone ad elevato rischio di ospedalizzazione e morte sono ancora senza alcuna protezione vaccinale, riducendo la sicurezza delle riaperture, seppur graduali”. Infatti, se solo l’8,7% degli over 80 (n. 383.473) non ha ricevuto neppure una dose, la percentuale sale al 21,4% nella fascia 70-79 (n. 1.277.134) e al 38,6% per quella 60-69 anni (n. 2.845.236).
Seguendo i trend delle coperture vaccinali, se per gli over 80 la frenata è iniziata quando le percentuali avevano superato l’80%, per la fascia 70-79 anni i segnali di rallentamento sono più precoci e per quella 60-69 le coperture salgono più lentamente. “Questo dimostra che una vaccinazione di massa non può affidarsi solo alla prenotazione volontaria, ma deve essere integrata con altre strategie: dalla chiamata attiva al colloquio individuale per superare l’esitazione vaccinale; da campagne d’informazione con il coinvolgimento di influencer alla cosiddetta nudge, la spinta gentile. Ad esempio, conclude la nota, “man mano che a tutti viene concessa l’opportunità di ricevere il vaccino, nel green pass questo dovrebbe offrire vantaggi maggiori rispetto all’esito di un tampone”.
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