Crollo del Morandi, Possetti: “In molti paesi stranieri questa vicenda sarebbe già chiusa”

In un articolo  scritto nel 2019 avevamo ripercorso le fasi cruciali e i protagonisti delle privatizzazioni in Italia. La svendita del patrimonio pubblico ha impoverito la nostra economia, ha completamente pregiudicato la nostra indipendenza monetaria, oltre a garantire una valanga di soldi facili a personaggi che si sono rivelati una vera e propria calamità.
Tra un “Ce lo chiede l’Europa” e un’effimera necessità di modernizzazione della nazione, molti volti noti ancora in auge, si sono garantiti prebende, finanziamenti e pacchetti di voti.

Finché un ponte è crollato portandosi via 43 persone. E le cause ormai sono note e i responsabili anche. Ma visto che noi italiani abbiamo spesso la memoria corta, riproponiamo una piccola perte del nostro articolo e alcune considerazioni di Egle Possetti rappresentante dei familiari delle vittime del Morandi.
Anzi no, il Morandi non c’entra, le cause della morte di 43 persone sono l’incuria, la negligenza, l’egoismo e la fame di denaro di chi aveva in concessione il Ponte.

Schemaventotto

Le banche non sono l’unico bene che non ci appartiene più e che continua a fare grossi utili.
Autostrade vi ricorda qualcosa? Un affare d’oro per la famiglia Benetton che inizia con il Governo D’Alema e si conclude con Berlusconi.
Nel 1999 la Edizione S.r.l., holding della famiglia di Ponzano Veneto, si aggiudica il 30% della controllata dell’IRI attraverso una “scatola finanziaria” costituita ad hoc, la Schemaventotto S.p.A., che investe nel business 2,5 miliardi di vecchie lire ma si indebita per 1,2 miliardi.
Ricordiamoci di questa cifra.
Quella dei Benetton è l’unica offerta vincolante d’acquisto per il pacchetto azionario che perviene all’IRI perché la seconda cordata, guidata dalla banca d’affari australiana Macquarie Group Limited, si ritira all’ultimo.

I magheggi

Una seconda tranche di acquisizioni va in porto nel 2003 quando Schemaventotto lancia un’Offerta Pubblica d’Acquisto da 6,45 miliardi di euro attraverso una “società veicolo”, la Newco28, e si aggiudica il 54% di Autostrade.
Per ottenere la liquidità necessaria, la Newco28 si rivolge al sistema creditizio quindi, a seguito di una fusione per incorporazione, trasferisce ad Autostrade tutto il debito contratto per acquistarla.

Alla fine del gioco, con gli incassi da pedaggi cresciuti del 21%, tra il 2000 e il 2009 Schemaventotto preleva da Autostrade 1,4 miliardi di euro di dividendi e ne colloca in Borsa il 12%, con un incasso di altri 1,2 miliardi.
Fanno 2,6 miliardi di euro. La famiglia Benetton rientra del debito.
Oggi Autostrade è controllata al 100% da Atlantia S.p.A. di cui i Benetton detengono la maggioranza azionaria – il 30,25% – attraverso Sintonia S.p.A., subholding di Edizione S.r.l.”

Nel nostro articolo del 2019, in sintesi, si possono leggere i magheggi che hanno permesso alla famiglia Benetton di acquisire miracolosamente il più grande bancomat italiano.

La nota di Egle Possetti, Presidente Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi

Egle Possetti e Paola Vicini

Egle Possetti, in una nota inviata alle maggiori cariche dello Stato chiede chiarezza sull’intricata questione delle concessioni che “Ormai da troppo tempo la vicenda intricata e densa di interessi giace sul tavolo, come ben saprete tutto questo dibattere nasce dalla nostra tragica vicenda con la morte di 43 persone, martiri di un sistema malato che ha permesso che accadesse un disastro di questa portata, questo evento ha inoltre causato e sta causando notevoli danni economici al tessuto territoriale ligure”.

Ma che responsabilità ha chi doveva controllare?

Perché in effetti la disinvoltura operativa di Autostrade e il mancato controllo dello Stato sul concessionario, oltre ad aver ammazzato 43 persone ha messo in ginocchio l’economia di una Regione.
Ma Egle Possetti mette l’accento anche su un’altra questione.
“La transazione economica prevista per l’acquisizione da parte di CDP della gestione delle concessioni evidenzia un grosso divario fra il valore reale, decurtato dei debiti a bilancio e dei risarcimenti futuri per la drammatica vicenda.
Inoltre le società partner di CDP pare siano, tramite reciproche proprietà azionarie, quasi le medesime cedenti e questo porterebbe ad un’altra anomalia.
La società cedente richiederebbe un ulteriore ristoro, aggiuntivo a quello già precedentemente ottenuto, per il recupero dei mancati pedaggi causa COVID, nonostante in sede di convenzione unica la società concessionaria non avesse optato per il regime di equilibrio”.

Cambiare tutto per cambiare nulla

In buona sostanza, le società che andrebbero a gestire le concessioni autostradali insieme a Cassa Depositi e Prestiti, sarebbero in qualche maniera legate o collegate alla credente. Insomma Autostrade uscirebbe dalla porta per rientrare dalla finestra.

Questo paese deve fare uno scatto di dignità

La nota prosegue con una richiesta che in un paese normale non ci sarebbe neppure bisogno di fare: “Nulla è definito e le trattative, fino a firma definitiva, potrebbero interrompersi per mancato accordo, non date un altro lutto a queste famiglie ed alla nazione intera.
Chiediamo al nostro Stato ed ai suoi organismi di mettere avanti la dignità ed il rigore unito al rispetto della finanza pubblica, noi siamo certi che i cittadini siano con noi e non ci fermeremo in questa battaglia di civiltà.
Invito tutti gli onorevoli che non si occupino direttamente di questo tipo di lavoro ad approfondire lo studio per rendersi conto di quanto grave sia la situazione”.

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