La Corte d’Appello di Palermo conferma la confisca di beni per oltre 100 milioni di euro a Calcedonio Di Giovanni, imprenditore di Monreale legato al mandamento di Mazara del Vallo
Palermo – Calcedonio Di Giovanni, inizia la sua parabola imprenditoriale nei primi anni settanta. Con l’acquisto di uno dei principali complessi turistici sul litorale di Campobello di Mazara (TP) è diventato così uno degli artefici del riciclaggio internazionale a servizio delle famiglie mafiose del “mandamento” di Mazara del Vallo.
“Cosa nostra”, infatti, aveva investito in quell’attività denaro sporco derivante da attività illecite.
La mafia nei finanziamenti pubblici
Negli anni più recenti, l’uomo ha avuto accesso a rilevantissimi finanziamenti pubblici nazionali e comunitari, coinvolgendo nei propri progetti anche gli interessi di soggetti di spicco della mafia di Castelvetrano.
Le approfondite investigazioni svolte dalla DIA, che avevano permesso di accertare l’esistenza di una palese situazione di sperequazione fra i redditi dichiarati dall’imprenditore ed i beni accumulati negli anni, si sono rivelate fondamentali per la conferma, da parte del Giudice di secondo grado, del provvedimento ablativo impugnato dall’imprenditore.
Confiscato anche un complesso turistico
La confisca ha riguardato il patrimonio mobiliare, immobiliare e societario, per un valore stimato in oltre 100 milioni di euro, consistente in appartamenti, terreni, conti bancari e compendi aziendali tra cui un noto complesso turistico che al tempo ospitava anche ville in possesso di noti boss mafiosi.
É stata confermata anche la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di anni tre con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.
Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta