A Taranto i fumi sono “normali”. L’impianto non inquina
ll Consiglio di Stato va contro il Tar Lecce e la relativa ordinanza del Sindaco di Taranto sullo spegnimento degli impianti dell’area a caldo dell’ex polo siderurgico Ilva di Taranto. I giudici di appello della quarta sezione, infatti, hanno annullato la sentenza del Tribunale amministrativo.
La produzione continua
Per la nuova società tra ArcelorMittal Italia, Invitalia, e Acciaierie d’Italia, “vengono dunque a decadere, a quanto si apprende, le ipotesi di spegnimento dell’area a caldo”. Gli impianti non verranno fermati e la produzione continuerà.
L’impianto non inquina
Nelle sessanta pagine redatte dai giudici amministrativi, “non risulta suffragato da un’adeguata istruttoria e risulta, al contempo, viziato da intrinseca contraddittorietà e difetto di motivazione”. L’impianto non è inquinante e quindi “va dichiarata l’illegittimità dell’ordinanza impugnata e ne va conseguentemente pronunciato l’annullamento”.
Il Ministro Giorgetti tira un sospiro di sollievo
Una decisione, quella del Consiglio di Stato, che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a chi si è trovato a gestire una situazione talmente complicata e controversa da non avere soluzione nel breve termine. Ma visto che oggi produzione e salute vanno di moda e di pari passo, il Ministro Giorgetti ha pronunciato dichiarazioni che tradiscono la soddisfazione di chi si è tolto dalle mani una patata bollente: “Alla luce del pronunciamento del Consiglio di Stato sull’ex Ilva, che chiarisce il quadro operativo e giuridico, il governo procederà in modo spedito su un piano industriale ambientalmente compatibile e nel rispetto della salute delle persone. Obiettivo è rispondere alle esigenze dello sviluppo della filiera nazionale dell’acciaio accogliendo la filosofia del Pnrr recentemente approvato”.
Dichiarazioni che includono tutto in un grande nulla.
L’importante era non fermare la produzione
Finalmente arriverà la transizione ecologica?
Vedremo. Fatto sta che la sentenza del Consiglio di Stato ha rianimato i vertici di ArcelorMittal Italia e Invitalia che hanno dichiarato “di essere pronti a presentare già dalla prossima settimana, insieme con i suoi partner industriali Fincantieri e Paul Wurth, la propria proposta di piano per la transizione ecologica dell’intera area a caldo dello stabilimento di Taranto”.
Perché il piano non è stato presentato prima?
Produrre inquinando è più conveniente. Non ci sono vincoli, non ci sono obblighi di ammodernamento. Insomma fa guadagnare di più. Ma il Tar di Lecce ha fatto capire che i tempi degli imprenditori come Riva sono finiti e che le aziende non possono più lordare impunemente. È vero che il Consiglio di Stato ha ribaltato la sentenza ma è anche vero che non si può continuare ad avere un’industria pesante come se fossimo nell’800. Ora le parole d’ordine sono altisonanti e sanno di “green”. Ora è e sarà tutto verde, ecologico, moderno, sano.
La società ha dichiarato che già dalla prossima settimana sarà pronta “la propria proposta di piano per la transizione ecologica dell’intera area a caldo dello stabilimento di Taranto, tramite l’applicazione di tecnologie innovative ambientalmente compatibili e con l’obiettivo di una progressiva e costante riduzione delle quote emissive, che vada anche oltre le attuali prescrizioni”.
L’Europa ci guarda
Compatibilità ecologica e prescrizioni per la produzione del Green Steel sono stabiliti dall’Unione Europea. Su questo tema non siamo i primi della classe e questo dipende dalla “classe della prenditoria nostrana”. In Germania è partito quasi un anno fa l’impianto Saarstahl e Dillinger che utilizza idrogeno nell’altoforno. Tim Hartmann, presidente del consiglio di amministrazione di Saarstahl e Dillinger, nell’agosto del 2020 aveva dichiarato che l’investimento di 14 milioni di euro sarebbe stato il primo passo per la produzione di acciaio ecologico. Bastava prendere spunto.
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