Operai manganellati davanti alla Prefettura e un funzionario della Digos in pronto soccorso
Genova – È iniziata stamattina, davanti ai cancelli dello stabilimento ex-Ilva di Cornigliano, la terza giornata di sciopero, una delle manifestazioni più calde della protesta dei lavoratori contro la cassa integrazione decisa da Acciaierie d’Italia.
Un lungo corteo diretto verso la Prefettura ha attraversato la città al grido “senza lavoro c’è l’agitazione”.
E in effetti non si spiega come mai l’azienda abbia deciso di usare questo ammortizzatore sociale proprio ora che il mercato dell’acciaio tira e soprattutto dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha dato il via libera alla lavorazione a caldo nello stabilimento di Taranto, quello che rifornisce l’impianto genovese.
Lo ribadisce anche Igor Magni, il segretario della Camera del Lavoro di Genova, che sottolinea come “in un momento in cui le aziende italiane si devono approvvigionare dall’estero di materia prima è allucinante che il Governo non abbia ancora preso una posizione che noi aspettiamo almeno da tre giorni. Tra l’altro la sentenza del Consiglio di Stato ha annullato la sentenza del Tar e dunque non hanno neanche più quella scusa”.
È folle che l’azienda chieda la cigo per crisi di mercato mentre i sindacati sottolineano che in Europa c’è ampia richiesta di acciaio, per questo, conclude Magni, “aspettiamo delle risposte non solo da Olrando ma anche dal ministro Giorgetti. Il Governo è azionista di questa azienda e deve parlare all’AD, Lucia Morselli, per far sospendere la cassa integrazione fino all’incontro e poi si vedrà quello che succede, si vedrà qual è il futuro di questa azienda. Non possono lasciare i lavoratori così, senza risposte su quello che è il loro futuro. Non è più accettabile”.
Già, “il Governo dov’è?”. Lo urlano anche gli operai che arrivando in largo Lanfranco provano a forzare il cordone di sicurezza dei poliziotti in tenuta anti sommossa schierati davanti al portone della Prefettura. “Vergogna, vergogna. Toglietevi il casco che siete come noi”, gridano mentre caricano per cercare di entrare nel palazzo. Ma l’azione si conclude a manganellate, e con un funzionario della Digos che finisce in pronto soccorso in codice giallo.
Gli animi si calmano quando una dirigente della Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali, anche lei in presidio, si toglie il casco per dare un segnale di distensione.
E così, accertato che non parleranno con il Prefetto, al grido “Marco Bucci dov’è” il corteo si sposta in via Garibaldi dove trova un’altra volta le porte sbarrate. Il Sindaco raggiungerà poi gli operai davanti alla Prefettura per dire che lui praticamente “non ha potere nei confronti dell’azienda” e al massimo può fare “solo una moral suasion”.
A questo punto gli operai tentano la strada di De Ferrari ma trovano chiuso anche il portone del palazzo della Regione.
Silenzio dunque dal Governo e dalle istituzioni locali.
“Il Governo sta in silenzio. La politica genovese sta in silenzio. Il sindaco Bucci parla delle aree dell’Ilva ma non ci ha dato la solidarietà, non ha invitato Mittal a sospendere la cigo per consentire un dialogo tra sindacato, governo e azienda. Perchè non alzano la voce?”, denuncia Bruno Manganaro, storico segretario della FIOM che poi aggiunge: “I lavoratori, perdendo il loro salario, hanno il coraggio dei venire in piazza mentre le istituzioni hanno paura di dire al Governo e alla Morselli che si deve sospendere la cassa integrazione. In Italia vale più un amministratore delegato che il Presidente della Regione o il Sindaco”.
Sulla stessa linea anche Fabio Ceraudo, della RSU IULM, che sottolinea: “Oggi è una giornata difficile perché per l’ennesima volta siamo in piazza a manifestare per avere delle risposte da parte del Governo. Dall’azienda ormai le abbiamo avute e sono state l’ennesima presa in giro di una multinazionale che da due anni sta facendo terra bruciata nel nostro Paese. È arrivata con degli accordi che dovevano essere accordi per investimenti seri a livello industriale e soprattutto ambientale, invece ad oggi questa multinazionale continua a fare quello che vuole, in barba anche agli investimenti e all’entrata da parte dello Stato all’interno appunto di Acciaierie d’Italia”.
Intanto per lunedì 28, che sarebbe anche il primo giorno di cassa, si attende l’incontro con il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, un tavolo che servirà anche “a chiarire col ministro se è legittima questa cassa integrazione per una crisi che non c’è”, polemizza giustamente Christian Venzano, Segretario Generale regionale Fim Cisl, che sottolinea: “Oggi siamo venuti qui, dal Prefetto, a chiedere che il Governo ammonisca l’azienda proprio perché il mercato tira, la richiesta di acciaio è sempre in crescita, soprattutto per il nostro sito che è peculiare perchè produce non solo lo zincato ma anche la banda stagnata per la quale c’è una richiesta fortissima”.
E infatti ne importiamo l’80% perchè lo stabilimento di Cornigliano è l’unico in Italia a produrla. L’ennesimo controsenso di questa vicenda.
La protesta minuto per minuto
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.