La Fiera di Genova cambia radicalmente funzione?

Enrico Testino, fondatore del gruppo “Progettare la Città”, racconta dei cambiamenti che stanno attraversando Genova con un occhio critico alla mancata partecipazione. Perchè le trasformazioni non nascono da forze impersonali ma riguardano tutti noi

Genova è in perenne cambiamento e, da un bel po’ di anni, in una parziale crisi.
In questo contesto la visione di città che si persegue è tema delicato e passaggio nodale per il futuro. E la progettazione urbanistica, le funzioni dei quartieri, la possibilità di residenze, attività, servizi è uno dei punti su cui si dovrebbe poggiare la strategia cittadina.
Oggi vediamo un forte attivismo su molti cambiamenti fisici e urbanistici della città e l’attivismo, di per sé, è un buon elemento, ma solo se sposato ad altri.
Uno dei fattori che pensiamo sia centrale è la discussione pubblica sui grandi cambiamenti cittadini previsti. Una discussione pubblica e collettiva, cioè, che oltre a permettere alla cittadinanza la partecipazione, renda possibile alle intelligenze della città – come Università, professionisti, associazioni di  categoria, uffici comunali e regionali, enti -, dare il massimo per individuare i progetti migliori.

La Fiera del Mare

Prendiamo l’esempio del grande cambiamento che sta attraversando la Fiera di Genova. Il ciclo del suo declino, che ha visto inutilizzati tre padiglioni su quattro, e poi i bandi e l’inizio dei lavori, è periodo che coinvolge diversi lustri.
La Fiera del Mare, secondo i vari “rendering” diffusi, avrà un cambiamento enorme non solo estetico e fisico ma, soprattutto, funzionale e “identitario”.
Quello “di prima”, infatti, era essenzialmente un quartiere fieristico. Contava su quattro strutture con spazi coperti per eventi e manifestazioni, la grande area all’aperto coperta e una serie di moli, approdi, moletti e qualche spazio per i parcheggi.
Aveva (ed ha) la caratteristica di essere sul mare e di potere essere un possibile “sbocco sul mare” per eventi afferenti a realtà del Piemonte e Lombardia.
Non di facilissimo accesso e, senza piazzale Kennedy, neanche di facilissimo posteggio.
In poche parole era una grande, caratteristica, potente Fiera sul Mare con una superfice espositiva coperta di circa 85.000 mq (20.000 il Blu, 30.000 il Rotondo, 30.000 il C, 5.000 il D), posta in centro città con un’area completamente dedicata.
Il quartiere fieristico in costruzione prevede di togliere il D e il C (già demoliti), di ristrutturare il Rotondo mettendo dentro una serie di servizi per lo sport e aree commerciali e/o ristoranti (difficile capire come e quanto, non siamo stati capaci di trovare informazioni precise in rete) che, ci pare, manterrà un’area espositiva, interna, ad uso fiere di circa 15/20.000 mq.
Sembra verranno messe delle palazzine al posto del D e a ridosso della sopraelevata. Un bel po’ di decine di appartamenti residenziali “di pregio”. Verrà rinnovata o risistemata tutta l’area degli approdi e darsene, verranno scavati dei canali che porteranno l’acqua e il mare in mezzo ai 2 padiglioni rimasti, verrà tolta l’area coperta, quella con la tensostruttura gigantesca, e verranno realizzate altre piccole strutture ad uso parcheggio o servizio.
Risulta evidente, quindi, un cambiamento strutturale e funzionale dell’area. Giusto o sbagliato che sia, non è nostra intenzione giudicarlo in questo articolo.

Palasport Fiera di Genova

Grandi cambiamenti, zero partecipazione

Quello che ci lascia perplessi è la sostanziale assenza di dibattito e comunicazione in città sul cambio sostanziale del quartiere. Per assenza di dibattito intendiamo che non sono esistiti percorsi di confronto pubblico importanti e massicciamente promossi o comunicati. Se ne siano esistiti di minimi non ci è dato saperlo.
I tre cambi principali sono l’entrata di una parte considerevole (dai rendering sembra che le palazzine residenziali siano diverse, almeno 4-5) di residenzialità, la strutturazione di una parte significativa di area commerciale (ristoranti, negozi, commercio) e, soprattutto, l’abbassamento della superfice coperta per eventi che passa da 85.000 mq circa a35/40.000 circa. Più che un dimezzamento, da quel che sembra.
Genova è ancora una delle grandi città italiane, con un Porto che è area industriale sul mare, che è il primo nazionale, con un affaccio sul mare strategico. Sembra quindi che le condizioni per mantenere un grande polo fieristico ci siano.
Guardando sul sito www.lefiereitaliane.it, abbiamo scoperto che per gli spazi coperti Genova arriva dietro molte città minori. Alcuni esempi: Milano 340.000 mq coperti, Verona 152.000, Rimini 100.000 circa, Parma 92.000, Padova 70.000, Firenze 60.000, Foggia 50.000, Carrara 34.000, Pordenone 30.000, Bergamo 21.000, Modena 18.000, Reggio Emilia 18.000.
Non si deve considerare, ovviamente, solo la metratura al chiuso, ma anche tanti altri elementi come l’accessibilità, e i parcheggi. Ma riportiamo questo come esempio e dato da cui partire.
Per completezza di informazione citiamo anche il fatto che la Fiera di Genova adesso viene accorpata al Porto Antico e quindi sommando le due aree i mq disponibili crescono.
Ma le due aree son distanti e divise e il Porto Antico non dispone di spazi al chiuso facilmente utilizzabili per le fiere né di parcheggi a basso costo e numerosi.
In poche parole un organizzatore di fiere, grandi, se si rivolge a Genova considererà soprattutto la Fiera del Mare.
Quello che troviamo mal tarato è che questo cambio urbanistico della zona, con una ricaduta forte sull’offerta che la città offre per organizzazione fiere, sia stato comunicato solo a lavori esecutivi decisi e senza grandi discussioni. Se l’idea era quella, come si legge in un articolo riportato sul sito del comune, di “(…) creare una nuova centralità urbana e una nuova destinatione attrattiva al di là dei confini regionali, per gli appassionati del mare e non – dicono dalla società CdS -. Due saranno le stelle polari del progetto: la qualità architettonica e la sostenibilità ambientale, con immobili di ultimissima generazione, realizzati con un’architettura bioclimatica (…)” sarebbe stato più efficace discuterne. Non solo giusto ma anche, appunto, efficace.

Serve uno scenario di città condiviso

Non solo di questo cambio forte, ma di tanti cambiamenti di identità e funzioni che sembrano in atto, pensiamo e abbiamo sempre pensato che la cosa più giusta e efficace sia discuterne con tutte le parti della città. Discuterne e fare un piano complessivo degli interventi avendo come obiettivo uno scenario di città che sia condivisa dai più. Solo così i vari interventi importanti in tanti luoghi cittadini prenderebbero più forza in virtù di una strategia cittadina comune. E parliamo del Porticciolo di Nervi, del Polo del commercio a Campostano, della Casa del Soldato di Sturla, della zona Stadio Carlini, della Rotonda di Carignano, del Mercato del Pesce a Piazza Cavour, della Loggia Banchi, dell’Hennebique, del Piano di riqualificazione del Centro Storico, dell’ex Caserma Gavoglio, dell’ex Palazzina Sati di via Lagaccio, del nuovo Albergo in via Buozzi, dell’area Commerciale a San Benigno,  dell’area sotto e limitrofa al nuovo ponte Genova San Giorgio, delle nuove ferrovie e metro a Certosa, della sistemazione e del recupero di Lungomare Canepa, del rifacimento dell’area lasciata da Pam a Voltri. E questo solo per dirne alcuni.
Per la nostra città è un periodo di grandissimi cambiamenti che si innestano in un rilancio culturale e turistico di molti settori in crisi. Pensiamo che il coinvolgimento della città sia vitale. Un coinvolgimento forte e reale. Due o tre incontri su zoom, come è stato fatto per i percorsi di partecipazione che hanno riguardato la nuova diga foranea, la più imponente opera portuale degli ultimi anni, ci pare poco utile.
L’osservazione che sentiamo spesso, “meglio quello che ci fanno ora che lasciarla com’era”, per noi non vale. È nel momento della progettazione, ancor di più di un’area disastrata, che le possibilità son massime. E la scelta ha più opportunità e decide il futuro.

Enrico Testino

Lavora come educatore nella cooperazione sociale e come organizzatore di eventi. Volontario in diversi percorsi di cittadinanza attiva. Fondatore del gruppo “Progettare la Città”, Vice Presidente del Consorzio Pianacci, fondatore e organizzatore con Claudio Pozzani, delle prime edizioni del Festival Internazionale di Poesia di Genova, fondatore e organizzatore di SMACK!, Fiera del Comics e Games di Genova.

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