Contrordine compagni

Simone D’Angelo nuovo segretario genovese del Pd? Tra ricorsi e riconteggi l’unità è ancora tutta da trovare o da stabilire

Una sfida dal sapore neomelodico

Sembrava, o almeno avevano dato ad intendere, che tutto dovesse finire a tarallucci e vino. Per concludersi come ogni buon film neoromantico o tormentone neo melodico che si rispetti: in gloria. Del resto i nomi dei due candidati in lizza qualche suggestione vintage sul versante canoro potevano anche lasciarla. D’Angelo contro Romeo come se si trattasse di una disfida per la supremazia al “Cantagiro” o a “Un disco per l’estate”.
Gara comunque avvincente quella fra Federico Romeo, ventinovenne volto della Valpolcevera, e il trentatreenne Simone D’Angelo, con mento impreziosito da una barba dostoevskjiana a incorniciare lo sguardo pensieroso. E, insomma, quando tutti si attendevano lo scoccare della pace in famiglia con il vincitore che avrebbe in qualche modo accolto il vinto nella casa del popolo per una santa alleanza e… avanti marciando verso il sol dell’avvenir, nei successivi incontri, prima di decretare un vincitore, quelli per mettersi d’accordo per interpretare il copione ufficiale, ad uso e consumo del pubblico interessato, ecco riaffiorare vecchi rancori e inimicizie mai sopite che probabilmente covavano sotto la cenere.

Fra ricorsi e polemiche un’unità tutta da ritrovare

Perciò…“contrordine compagni”, frase passata ormai a far parte della memoria collettiva da quando, nei primi anni cinquanta Giovannino Guareschi l’inventore di Don Camillo e Peppone, emiliano e conservatore prendeva in giro l’eccessiva fiducia che gli sprovveduti comunisti dell’Emilia riponevano nei loro leader e nel loro partito. Pubblicava sul settimanale “Candido” vignette in cui, dopo avere impartito ai militanti istruzioni del tutto assurde (che essi prendevano invariabilmente alla lettera, non essendo possibile dubitare del partito), veniva impartito il “Contrordine compagni”.
L’unità è tutta da trovare o da stabilire.
In un primo faccia a faccia fra Simone D’Angelo e il suo avversario Federico Romeo tutto sembrava andare per il meglio. Gli intoppi si verificano nella riunione successiva che vede Simone D’Angelo affrontare in solitaria i rappresentanti delle componenti che hanno sostenuto il presidente del municipio della Valpolcevera che chiedono una revisione del numero dei delegati, neanche a farlo apposta a favore dello sconfitto, minacciando di non ritirare i ricorsi già annunciati per le operazioni di voto in alcuni circoli fra spostamenti di orario dovuti alla contemporaneità della votazione con la finale della coppa europea di calcio e qualche voto ritardatario di qualche minuto di cui si era deciso di tenere egualmente conto.
Compreso il cambiamento di clima D’Angelo si è alzato ha salutato tutti e ha deciso di interrompere l’incontro.

Un’inimicizia di lunga data

I dietro le quinte raccontano anche dei rappresentanti della corrente di Giovanni Lunardon particolarmente critico nei confronti del giovane vicesegretario, a suo tempo segretario della sezione di Oregina, la stessa di Margherita Mereto Bosso, proprio la moglie di Lunardon con la quale pare non corresse buon sangue. Insomma, come ho avuto occasione di scrivere  nel mio precedente articolo, sempre sul congresso del Pd: “Ma questa è la politica dove conviene magari perdere perfino la faccia, ma pensare sempre a salvare il proprio culo”.

Se qualcosa può andare a destra lo farà

Comunque avevano avuto la vista lunga Luigi Spagnol e Arthur Bloch, gli autori, nel 2002 de “La legge di Murphy per la sinistra”, un vademecum di tragica saggezza. Gia’ l’ingegner Ed Murphy, il cui tormentone recita: “Se qualcosa può andar male lo farà”. Con estensione di Luiso: “Se qualcosa può andare a destra lo farà”, e estensione di Luiso all’osservazione di Schnatterly: “Se qualcosa non può andare a destra lo farà lo steso”. E, a concludere, il paradosso di Luiso: “Se la sinistra può andare a destra, lo farà”. Con tanto di legge di Ettore secondo cui: “La politica procura strani compagni di letto”. E di placebo di Peter, secondo cui “Un grammo di immagine val più di un chilo di fatti”.
E così sabato ed oggi si è andati avanti con incontri a raffica per cercare di arrivare ad una possibile soluzione in cui chi ha perso finisca per riconoscere la propria sconfitta, perché il dialogo sulla rappresentanza  della minoranza non può che ripartire da quel punto con la puntuale espressione della commissione sull’esito del congresso. Difficile se non impossibile discutere sul giusto ruolo della minoranza mentre ci sono ancora pendenti tre ricorsi firmati dagli sconfitti e due delegati per i quali ancora non si conosce il metodo di assegnazione, in una commissione dove la parte sconfitta è in maggioranza.

Primi passi per la mossa del cavallo

Nel primo pomeriggio, tanto per uscire dallo stallo, la minoranza ha provato a gettare lì una proposta: pronti a ritirare i ricorsi se anche la componente di D’Angelo vota come presidente dell’assemblea provinciale Vittoria Canessa, dipendente del potente consigliere regionale Armando Sanna e segretaria generale dell’associazione Think Tank di Giancarlo Vinacci, già assessore allo sviluppo economico di Marco Bucci, che recentemente ha dichiarato di voler trasformare la sua associazione in un partito.
Che il suggerimento dell’esperto ed ex vice presidente della camera, Carlo Rognoni, della mossa del cavallo con una coalizione della sinistra e partiti civici alleati di Bucci per condizionarlo dall’interno inizi a trovare qualche accolito anche nella sinistra dopo tutte le risposte e controindicazioni di rito?
Perché in fondo, Murphy o non Murphy, è pur sempre vero quello che sosteneva Giulio Andreotti. Che il potere logora molto di più chi non ce l’ha. E se alla fine vi racconteranno di un congresso unitario. Sappiatevi regolare.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.