Estate di fuoco in Sardegna, Legambiente: bruciato il 10% del territorio della provincia di Oristano

Almeno 20.000 gli ettari di terreno bruciati e 1.500 le persone sfollate. Le stime parlano anche di 15 anni per ricostruire i boschi e la macchia mediterranea perduta

“Sensazioni quali rabbia e sgomento, tre giorni dopo l’inizio degli incendi che hanno divorato boschi, sugherete, uliveti e campi coltivati, sterminato animali, travolto attività e abitazioni, lasciano oggi il posto all’amara constatazione che, ancora una volta, si sarebbe potuto fare di più e meglio per prevenire quanto accaduto, nell’ennesima estate di fuoco che non risparmia alcuni dei luoghi simbolo della ricchezza paesaggistica e della biodiversità che caratterizzano la Sardegna e l’intera Penisola.

Almeno 20.000 ettari di terreni bruciati e 1.500 sfollati

Alla conta dei danni, che andrà avanti nelle prossime ore, deve perciò affiancarsi l’accertamento della verità, tanto nell’individuazione degli eventuali esecutori materiali dietro all’innesco dei roghi, quanto nell’assunzione di responsabilità da parte di chi dovrebbe essere preposto al controllo e alla tutela di un territorio sempre più sotto attacco per mano dell’uomo. Reso ancora più fragile e vulnerabile dagli effetti dei cambiamenti climatici che fanno sentire la loro morsa sull’area mediterranea”.
Così Annalisa Colombu, presidente di Legambiente Sardegna, commenta gli incendi scoppiati nel Montiferru che negli scorsi giorni hanno bruciato almeno 20 mila ettari di terreno, raggiungendo anche l’Ogliastra. E così il 10% di tutto il territorio della provincia di Oristano è andato in fumo. Un bilancio pesantissimo, e ancora in aggiornamento, cui si somma anche il numero degli sfollati tra la popolazione, circa 1.500 persone. A contrastare le fiamme un enorme dispiego di forze e mezzi, con 7.500 uomini al lavoro.

Le stime parlano di 15 anni per ricostruire i boschi e la macchia mediterranea

Serviranno almeno 15 anni per ricostruire i boschi e la macchia mediterranea distrutti dalle fiamme che hanno raggiunto pascoli, ulivi, capannoni, fienili con le scorte di foraggio, mezzi agricoli e ucciso gli animali. Una calamità con danni incalcolabili anche all’agricoltura.

L’Italia è in fiamme

Negli ultimi giorni, nuovi e devastanti incendi non hanno risparmiato nemmeno la Sicilia occidentale, tra il Trapanese e l’Agrigentino, dal Monte Erice al Bosco dei Sicani, devastando luoghi di grandissimo pregio. Altri roghi, nel weekend, si sono inoltre verificati nel Lazio, a Civitavecchia, e nel quadrante Sud-Est di Roma.
“È più che evidente come eventi del genere, che negli ultimi anni tornano a ripetersi con maggiore frequenza e intensità e con dinamiche spesso del tutto simili tra loro, non possano più essere affrontati in un’ottica emergenziale”, ha sottolineato Antonio Nicoletti, Responsabile Nazionale Aree Protette e Biodiversità di Legambiente. Prevenzione deve diventare la nuova parola d’ordine, ha aggiunto, sottolinenando che “bisogna puntare sulla prevenzione forestale a tutti i livelli pianificatori, eseguire l’analisi della previsione dei rischi e valutare le azioni necessarie per ridurre la vulnerabilità delle foreste. Serve, in particolare, un sistema di prevenzione multirischio (patologie, incendi, eventi estremi). Di fondamentale importanza, inoltre, il presidio e la cura del territorio e il contrasto all’abbandono del bosco. Infine, è altrettanto importante organizzare un sistema di intervento di protezione civile che metta in atto misure efficaci per tamponare la prima emergenza ed evitare che i danni abbiano effetti prolungati e più gravi dal punto di vista economi­co, paesaggistico e sociale”.

Le previsioni Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici

Le previsioni del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), ricorda Legambiente, ci dicono che entro la fine del secolo le temperature estive nel Sud Italia sfioreranno costantemente i 40 gradi: se non gestite con cura, le foreste rischiano di essere danneggiate dal fuoco, dal vento e di non risultare più efficaci contro il dissesto idrogeologico.

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.