Dalle brache di tela alle mutande di ghisa

“Xe peso el tacon del Buso”

Se non si trattasse di jeans, o forse, al contrario solo per questo, potrebbe sembrare facile cavarsela con una battuta: “Xe peso el tacon del buso”. Detto padovano il cui significato letterale è: “È peggio la toppa del buco”.
Questione di imperizia, forse. O addirittura di un modo di fare, da parte di alcuni esponenti della giunta del sindaco Marco Bucci e del suo advisor per innovazione e tecnologia, nonché president di Genovajeans Association, Manuela Arata che lascia il retrogusto amaro della tracotanza. E, francamente, questa passione per le cariche in lingua anglofila finisce per venire a noia. O forse vuole essere, al contrario, parte preminente del problema.

Anche perché, poi non c’è nulla di peggio se si ha persino la pretesa di camuffare la supponenza in vittimismo.

E, francamente, ad appena un giorno di distanza da quanto ho scritto non sarei tornato sul problema – una querelle , comunque, da un milione e duecentomila euro dei quali almeno seicentocinquantamila mila sulle spalle del povero contribuente genovese – se non mi ci fossi trovato tirato per i capelli a seguito di  quell’articolo con un titolo che non lasciava alcun dubbio al lettore: “In brache di tela”.

Titolo che mi sentirei persino di trasformare per la seconda puntata in un perentorio… “ Dalle brache di tela alle mutande di ghisa”.

Pietro Piciocchi

Quel granchio di Piciocchi

Sì, perché dopo quel post di Alessandro Terrile, capogruppo del Pd a palazzo Tursi in cui chiedeva legittimamente conto di un aumento sproporzionato dei costi per una manifestazione con il Comune che passava da un esborso di 100 mila euro a una successiva delibera in cui i costi lievitavano, per la pubblica amministrazione genovese, a 500 mila euro, si è registrato l’intervento dell’assessore al bilancio, nonché braccio destro del sindaco Pietro Piciocchi, che simpaticamente accusava lo stesso Terrile di aver preso un granchio assicurando che i costi sarebbero stati ampiamente coperti dagli sponsor. Poi successivamente, sul proprio profilo social svelava di una sponsorizzazione dell’ultima ora dell’ICE, istituto per il commercio estero di 470 mila euro.

Ora il malcapitato concittadino contribuente, con il capo dolente per la canicola e per il turbinare di cifre, ma con la tipica taccagneria genovese, si chiederà persino il perché di un contributo aumentato di cinque volte da parte del Comune, e quindi che finirà per gravare sulle sue spalle, se la cifra di spesa prevista inizialmente a questo punto risulterebbe interamente coperta, anzi di più, grazie al primo finanziamento di 100 mila euro della civica amministrazione e i 470 mila euro del primo e al momento unico sponsor?

Manuela Arata

La rivelazione della Arata

Sennonché proprio ieri sulle pagine de “Il Secolo XIX” in un articolo con titolo su una colonna è arrivata una prima sibillina risposta a quello che minacciava di diventare un caso esplosivo dalla ideatrice della rassegna sul jeans Manuela Arata. Poche e ponderate parole come d’uso dell’advisor per l’innovazione e la tecnologia di mister Bucci, alias Manuela Arata: “ Il budget è raddoppiato perché il progetto si è ampliato e avremo la manifestazione internazionale che volevamo”. Poche e finalmente chiarificatrici parole che invece di mettere la definitiva sordina alla polemica contribuiscono a gettare benzina sul fuoco. Rendendo, come se non bastasse, concretezza alle voci che sull’evento si rincorrevano dal giorno in cui, a metà luglio, in Comune era stata presentata la delibera attraverso la quale l’impegno finanziario del Comune passava dai famigerati 100 mila euro a 500 mila euro.

Marco Bucci

La benedizione di Bucci

Un dilatamento si spesa del resto già preparato anche sui social. Tanto che lo stesso sindaco Marco Bucci, il 2 di luglio dava l’annuncio ufficiale della manifestazione che avrebbe dovuto svolgersi a fine maggio spostata al 2 di settembre. “Dal 2 al 6 settembre arriva Genova Jeans. Un modo straordinario di recuperare le proprie origini valorizzando la storia, l’identità e la cultura di Genova. Il progetto GenovaJeans è tutto questo ed anche di più: un’idea di respiro internazionale che sta attirando l’attenzione di tanti addetti ai lavori e che, siamo certi, a settembre scatenerà l’estero dei genovesi e catapulterà sulla città curiosi e turisti. Dal 2 al 6 settembre tutti con i jeans”.

Eppero’ in maggioranza Nessuno si aspettava tanto clamore. Nemmeno il sindaco che inconsapevole di quanto stesse per accadere se ne è andato in vacanza.

Poi, però è iniziata la bega. Il primo post di Terrile, la riposta piccata di Piciocchi, la rincorsa a proteggergli le spalle degli uomini e delle donne della giunta, manifestata sulla pagina social dello stesso Piciocchi. Chi in qualche modo è direttamente coinvolto insieme a Piciocchi, come l’assessore al commercio Paola Bordilli, chi soltanto marginalmente, come l’assessore alla Cultura Barbara Grosso e l’assessore al marketing territoriale Laura Gaggero

chi soltanto per dovere istituzionale come il vice sindaco Massimo Nicolo’.

Insomma un fronte compatto, anche se, per esempio in casa della Lega, in vista delle prossime elezioni i “fra le quinte” raccontano di contrasti più o meno latenti e altrettanti sgomitamenti. Soprattutto nella componente femminile. E quindi, tenendo conto che il braccio destro del sindaco è espressione proprio del “Carroccio” è intuibile che l’intervento di due esponenti di Fratelli d’Italia sia dovuto a mera solidarietà o, più probabilmente, al fatto che anche i loro due assessorati verranno prima o poi coinvolti nell’operazione.

Alessandro Terrile

Le nuove domande del PD

Comunque sia l’ammissione sulle pagine de “Il Secolo XIX” di Manuela Arata circa il budget oltre che raddoppiato ha rinfocolato la polemica mettendo all’angolo Pietro Piciocchi. Anche perché da tempo negli ambienti culturali genovesi circolava una serie di rumors proprio sulle spese. Tanto che il Pd ancora per mano di Alessandro Terrile e di Cristina Lodi intervengono sul loro profilo social pubblicando un ulteriore aggiornamento: “Gruppo Pd: oltre un milione di euro di risorse pubbliche per Genova Jeans. Dal Comune pretendiamo trasaparenza sui costi e nelle scelte.

Il Comune di Genova spenderà 650 mila euro per realizzare la manifestazione Genova Jeans dal 2 al 6 settembre prossimi. La somma è 6, 5 volte quella stanziata con delibera di giunta 301/2020 del dicembre scorso.

A queste risorse si aggiungeranno 470 mila euro di denari pubblici stanziati da Liguria International tramite ICE.

Alla Giuna Comunale chiediamo  di rispondere a queste quattro semplici domande:

Perché una manifestazione di 5 giorni che avrebbe dovuto costare 550 mila euro arriverà a costare oltre 1,2 milioni?

Perché il contributo a carico del Comune è passato da 100 mila a 650 mila Euro ?( in questo caso il Pd ha aggiunto ai 500 mila euro anche il costo,150 mila euro a carico del Comune per la realizzazione della sede della mostra in Darsena n. d.r.).

Non esisteva un modo piu’ efficace di spendere un milione di denari pubblici, magari puntando alla riqualificazione di via del Campo e di Via Pre’?

Davvero spenderanno 120 mila euro per il sito Internet di GenovaJeans, 67 mila euro per spese di viaggio e 170 mila euro per u ‘agenzia di comunicazione come emerge dall’ultima versione del budget?”.

Giovanni Toti

L’intervento in extremis della Regione

Già Il budget, perché l’aggiornamento è risultato fondamentale, insieme al lievitare della cifre, è proprio di varie voci parlavano nei giorni scorsi i rumors poi dimostratisi reali. Perché quello messo a disposizione inizialmente dei consiglieri riportava proprio altre cifre, oltre alle voci di entrata in cui comparivano oltre a 100 milioni di sponsorizzazione di palazzo Tursi, una identica cifra per Regione e Compagnia San Paolo. Inoltre si faceva riferimento a 20 mila euro di crowdfunding, 50 mila euro per i biglietti venduti, 150 mila euro di sponsorizzazioni e 30 mila euro di merchandising.

Poi con l’entrata in scena di ICE l’istituto per il commercio europeo tutto è cambiato. Ed è persino possibile che sia stato la consistente sponsorizzazione dell’ ICE tramite Liguria International a suggerire agli organizzatori l’eventualità di cambiare le prospettive d’ingaggio.

Fatto sta che ancora i rumors, di fronte all’esplosione della polemica raccontano di una delibera non ancora rubricata in Regione per quei famosi 100 mila euro di sponsorizzazioni. Mentre per il favoloso contributo di 470 mila euro i ben informati parlano di una notizia recentissima, giunta ben dopo la richiesta di ampliare il plafono finanziario votato in sala Rossa.

Cristina Lodi

In attesa di risposte

Comunque sia il documento del Pd  a firma Terrile e Lodi conclude: “ Le cifre in se’ sono già preoccupanti, ma ancora più preoccupante è che l’esplosione dei costi sia avvenuta nella più totale opacità, per una manifestazione che dura  5 giorni, di cui peraltro la città sa poco o nulla ad un mese dall’avvio.

Dall Giunta attendiamo risposte. Gli assessori competenti ci risparmino le prediche sull’ottimismo e rendano conto alla città di come sono stati spesi i denari di tutti i genovesi”.

Sin qui lo scontro politico, a margine i commenti di qualche commerciante di abbigliamento genovese che bazzica le bacheche di social e assessori competenti chiedendo come mai aziende con solide basi nel commercio dei capi di abbigliamento in jeans non siano state coinvolte. Il che spiegherebbe in qualche modo l’imprinting tutto nazionale ed internazionale che si intenderebbe  dare all’evento. Con quei 170 mila euro per la comunicazione, veramente tanti, per i quali esisterebbero narrazioni che parlano di una azienda si comunicazione internazionale imposta da un produttore leader nel mercato del jeans. E questo, tanto per chiarire  le accuse di miopia della visione politica del Pd, o il ricorso a immagini di economia circolare.

Dice per esempio Piciocchi nella sua risposta a Terrile: “Abbiamo coinvolto i più grandi produttori di jeans a livello mondiale che hanno accolto il progetto con entusiasmo e ci hanno confermato la loro volontà di partecipare stabilmente all’operazione attraverso il comitato promotore che è stato costituito lo scorso anno”.

Un comitato promotore di soliti noti

Già il comitato promotore per una manifestazione internazionale.

E certo che a scorrere l’elenco dei nomi appaiono i soliti noti fra ambasciatori di Genova e imprenditori nei vari campi, magari attenti a ritagliarsi qualche spazio ambito e personale nella manifestazione. Del resto il sito da’ ragguagli imprescindibili in materia. Dai membri del comitato promotore agli assessori coinvolti, senza nomi altisonanti o personalita’ internazionali. Il tutto ad evocare, comunque il solito provincialismo. Con qualche dose di riverniciature di facciata.

E a mio personalissimo parere – ripeto il personalissimo, a scanso di equivoci – ad onta della strombazzata caratura internazionale dell’evento, ne emerge la Genova di sempre, quella del Maniman, in cui in fondo prima di dare spazio a un possibile altro è meglio che lavori io. E che il genovese, sparagnino, paradossalmente finisca per pagare per tutti. Anche perché al di là della spesa anche il preventivo del ricavato della biglietrazione, 50 mila ruoto suddivisi in cinque giorni prevederebbe un’affluenza di pubblico impensabile anche per mostre molto più attrattive. E anche la supposta ricaduta sulla città per quanto riguarda il terziario, oltretutto a quindici giorni dal Nautico, apparirebbe problematica.

Discussione impossibile in tempi stretti

Con questi presupposti magari alla riapertura del consiglio comunale, perché al momento discutere del problema in sala rossa sembra impossibile visti i tempi e le ferie, i consiglieri si troveranno di fronte ad un ulteriore esborso di denaro per ripianare i costi. Forse sarebbe stato meglio, tenendo conto anche della risalita dei contagi, rinviare tutto al prossimo anno. Ma, ci sarebbe stato un ma…tutto sarebbe avvenuto a elezioni comunali già avvenute. E vuoi mettere il traino dell’evento jeans per i nostri solerti amministratori in cerca di medaglie da appuntare al petto come un Generale Figliuolo qualunque.

Ergo un consiglio… ridotti in braghe di tela indossare subito le fatidiche mutande di ghisa. Ad evitare guai peggiori.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.