Tutti in piazza contro il Green pass ma nessuno che si indigni per il monopolio sui brevetti, finanziati con 8,2 miliardi di contributi pubblici
Secondo il rapporto edito da Oxfam ed Emergency, Big Pharma si è fatta pagare il vaccino anti-Covid fino a 24 volte il costo di produzione, nonostante i cospicui contributi pubblici ricevuti per svilupparlo. E non contenti degli utili da capogiro, Pfizer e Moderna hanno stipulato nuovi contratti al rialzo con l’Europa, secondo quanto rivelato oggi dal Financial Times.
Sui vaccini contro il covid in questi mesi se ne sono sentite di ogni e probabilmente ancora se ne sentiranno a lungo. Le questioni andavano dai più fantasiosi complotti degni di un thriller fantascientifico, alle più comprensibili paure di quanti sono rimasti spiazzati dalla ridda di notizie e provvedimenti contrastanti.
E sempre contro il vaccino molti hanno ritrovato una veemenza politica che li ha portati a scendere in piazza, scomodando termini come “dittatura” o paragoni del tutto inappropriati con il regime nazista.
La cosa buffa, se così la si può definire, è che a fronte di teorie conspirazioniste che prevedono una sorta di rifiuto adolescenziale di tutto “ciò che ci viene detto” e una fede cieca nel suo opposto come segno di intelligenza superiore (“a me non la si fa”), pochissimi sembrano indignarsi per qualcosa che è sotto gli occhi di tutti e che è certo: i vaccini sono stati sviluppati con il contributo pubblico di numerosi Stati.
Pfizer/Biontech e Moderna sono stati finanziati con 8,2 miliardi di contributi pubblici. Pertanto il brevetto del vaccino non avrebbe dovuto essere privatizzato. Invece per mesi abbiamo assistito al ricatto di Big Pharma che ha tenuto sotto scacco l’Europa e non solo, grazie al monopolio e ai contratti capestro che le sono stati regalati.
Sulla grande rapina dei vaccini (The Great Vaccine Robbery), questa settimana è arrivato anche il report stilato dalla People’s Vaccine Alliance, di cui fanno parte anche Oxfam Italia ed Emergency. Secondo analisi tecniche condotte da Public Citizen, gruppo di difesa dei diritti dei consumatori con sede a Washington, con ingegneri dell’Imperial College, il costo della produzione dei vaccini a tecnologia rMNA potrebbe andare da 1,18 euro per dose a 2,85. Peccato che poi sia stato venduto a un prezzo che varia tra le 4 e le 24 volte il costo di produzione (è il caso di Israele, che ha pagato 28 euro a dose).
Si calcola che ad oggi gli Stati che hanno comprato i vaccini di Pfizer e Moderna abbiano speso 41 miliardi di dollari in più rispetto al costo di produzione. Il 10%, 4,1 miliardi, è stato speso dall’Italia, che avrebbe potuto impiegarli per migliorare il sistema sanitario, assumere 49 mila nuovi medici o allestire 40 mila nuovi posti in terapia intensiva. Invece i nostri soldi sono finiti ad arricchire ceo, dirigenti e azionisti delle due aziende.
Non siamo i soli in Europa: secondo lo studio la Gran Bretagna ha pagato 1,8 miliardi di sterline in più, mentre la Germania avrebbe potuto risparmiare 5,7 miliardi di euro.
Secondo quanto rivelato oggi dal Financial Times, nei nuovi contratti stipulati con l’Europa, il preparato di Pfizer viene venduto a 19,50 alla dose, contro i 15,50 della precedente fornitura. Moderna, che era arrivata a chiede 28,50 euro a dose, ha dovuto accontentarsi – si fa per dire – di “soli” 25,50 a dose, contro i 19 del precedete contratto.
La privatizzazione del vaccino e la speculazione sui prezzi ha come implicazione inevitabile l’acquisto da parte dei soli Paesi ricchi e il fallimento del piano Covax, l’iniziativa che dovrebbe permettere ai Paesi in via di sviluppo l’accesso ai vaccini. Allo stato attuale Covax ha pagato in media 5 volte il prezzo di costo, faticando ad avere le forniture necessarie in tempi brevi perché i Paesi più ricchi, disposti a pagare prezzi molto più alti, si sono aggiudicati il 90% della fornitura.
Secondo la People’s Vaccine Alliance se i prezzi fossero stati equi e la fornitura disponibile, a quest’ora con i soldi spesi si sarebbe potuto garantire un ciclo completo di vaccinazioni ad ogni persona nei Paesi a basso e medio reddito. Così, invece, nella migliore delle ipotesi, entro la fine dell’anno sarà vicinato solo il 23% della popolazione dei Paesi in via di sviluppo.
Occorre ricordare che, anche tralasciando la questione umanitaria e il fatto in molti Paesi si continua a morire, noi abbiamo egoisticamente bisogno che il virus cessi di circolare. Fin tanto che è in giro, il virus muta e il pericolo che muti in forme non coperte dal vaccino, è reale.
“La scarsità mondiale di vaccini è una diretta conseguenza del sostegno dei Paesi ricchi ai monopoli delle aziende farmaceutiche, che ad oggi non hanno fatto nessun reale passo avanti per la condivisione di tecnologie, know-how e brevetti con i tanti produttori che nei Paesi in via di sviluppo potrebbero garantirne l’abbassamento dei prezzi e l’incremento nella produzione mondiale. – hanno detto Sara Albiani, policy advisor per la salute globale di Oxfam Italia e Rossella Miccio, Presidente di Emergency – L’unico primo, timido ma insufficiente, passo in avanti è stato fatto da Pfizer/BioNTech pochi giorni fa, per consentire la produzione di 100 milioni di dosi in Sud Africa. La prima dose però sarà disponibile solo nel 2022, mentre in Africa si continua a morire”.
“Se tutti i governi non spingeranno per la condivisione dei brevetti e il trasferimento delle tecnologie necessarie a consentire di aumentare la produzione mondiale di vaccini, ancora innumerevoli vite andranno perse – concludono Albiani e Miccio -. Consentire ai Paesi in via di sviluppo di produrre i propri vaccini è il modo più rapido e sicuro per aumentare l’offerta e ridurre drasticamente i prezzi. Quando questo è stato fatto per il trattamento dell’HIV, i prezzi sono diminuiti del 99%. Una proposta per arrivarci esiste ed è sostenuta da oltre cento Paesi tra cui Stati Uniti, Francia, India e Sud Africa; mentre Germania, Regno Unito e Unione Europea si sono più volte opposti, con l’Italia che continua a non assumere una posizione chiara e si accoda alle decisioni dell’UE”.
Analizzando i processi produttivi necessari, uno studio di Public Citizen, ha calcolato che la creazione di hub regionali a livello mondiale potrebbe portare alla produzione di 8 miliardi di vaccini entro il prossimo maggio al costo di soli 23 miliardi di dollari. Pochissimo se si considera che Pfizer ha annunciato per il 2021 un aumento dei ricavi da 26 a 33 miliardi di dollari, derivanti dal solo vaccino anticovid.
Viviamo tempi strani, in cui il drenaggio di ingenti fondi pubblici nelle tasche di pochi viene comunemente accettato, anche quando questo significa speculare sulla vita e sulla morte di milioni di persone. Riprova ne è che la raccolta europea di firme da sottoporre alla Commissione per una legge di iniziativa popolare perché le cure antipandemiche diventino un bene pubblico, accessibile gratuitamente a tutti, è ferma. Per poterla presentare alla Commissione occorre raccogliere 1 milione di firme fra tutti i cittadini europei entro agosto del prossimo anno. Al momento siamo a solo 200 mila firme. Per chi volesse aderire https://noprofitonpandemic.eu/it/
Chiara Pracchi
Giornalista per passione, mi occupo soprattutto di mafie e di temi sociali. Ho collaborato con PeaceReporter, RadioPopolare, Narcomafie, Nuova Società e ilfattoquotidiano.it.
Per Fivedabliu curo le inchieste da Milano.