La vision della Sora Lella

“Annamo bene, proprio bene”

A scanso di equivoci non voglio parlare de “la Sora Lella”, alias Elena Fabrizi (all’anagrafe Fabbrizi), conosciuta anche come Sora Lella, attrice, cuoca e conduttrice televisiva italiana, vincitrice di un David di Donatello nel 1984. Esordì sul grande schermo nel 1958, all’età di quarantatré anni, nel film “I soliti ignoti” di Mario Monicelli accanto a Totò, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman e Tiberio Murgia nei panni di una delle tre mamme adottive dell’orfano Mario (Renato Salvatori). Diretta poi da Steno, ed Ettore Scola. Prima cuoca televisiva in Linea contro Linea. Deve comunque la sua notorietà, oltre al fratello Aldo, grazie ai ruoli interpretati accanto a Carlo Verdone che negli anni Ottanta le fece interpretare il ruolo della nonna al contempo burbera e bonaria in “Bianco, rosso e Verdone” (1981) e in “Acqua e sapone” (1983). Film dai quali sono state tratte una serie di frasi famose che circolano ancora in rete. Da quel “ Annamo bene, proprio bene”, a presagire ulteriori sventure, a “Te posso dì na cosa en romanesco? Ma non staremo a fà ‘na cazzata?”. Dalla risposta alla domanda di Verdone: “ Nonna, nonna mi hanno fatto un buono e che vor di’”….”che te la pii ‘n’ ter culo”, all’altra domanda fra sé e sé con autorisposta ovvia “aho, ma non ce staranno a pija per culo questi? Mica me sona tanto, amme”.

Raffaella Paita

Dal PD e Italia Viva

A scanso di equivoci non è quella la Sora Lella di riferimento ma Raffaella, Lella Paita, deputata eletta in Liguria, renziana de fero – anzi di ferro – presidente della commissione trasporti della Camera, rappresentante di Italia Viva, dopo essere stata eletta nelle file del Pd. Balzata agli onori della cronaca recentemente, dopo un pubblico elogio sulle pagine de “Il SecoloXIX” all’operato del sindaco di Genova Marco Bucci che a molti è apparso come una sorta di preparazione ad una santa alleanza per sostenere l’uscente alle prossime elezioni amministrative. Abbraccio di cui probabilmente lo stesso Bucci in vista del voto del prossimo anno, sapeva e sa di non avere bisogno. Endorsement che, comunque, ha scosso soprattutto gli sfidanti del centrosinistra, ma non solo.

Anche perché la Paita, nella sua lunga intervista, forse immemore di rappresentare anche i voti di una larga fascia del Pd, non ha lesinato critiche agli ex alleati: “Dal centrosinistra danno patenti di esclusione ma non hanno idee ne’ un progetto alternativo su Genova. Se continuano così con il Pd che sceglie l’ala massimalista e non i riformisti alle comunali perderanno peggio che alle regionali”.

Simone D’Angelo

Dopo lo scivolone in regione eletta deputata con i voti del PD

E alla sinistra sono cominciate a fischiare le orecchie con secca replica del neo segretario provinciale Simone D’Angelo : “Non entrerò nel merito dell’utilizzo del termine riformista ormai ridotto a vuota etichetta”. Sino al messaggio nenanche troppo in codice : “Non trovo utile per nessuno reagire alla descrizione caricaturale della comunità politica che  con il proprio impegno e i propri voti ha consentito a Raffaella Paita di lasciare il consiglio regionale per dirigersi, a mandato in corso, alla Camera”. Già perché alla Paita, allora candidata alla presidenza per conto di Dio, e sconfitta a sorpresa da Giovanni Toti interprete dell’ultimo ribaltone in Regione, nessuno nella comunità di originaria appartenenza, sembra ancora aver perdonato lo scivolone. Era politicamente un’era fa anche a livello nazionale. Passando dal governo di Enrico Letta, attuale segretario del Pd (2013-2014), poi Matteo Renzi – quello dell’assicurazione “Tranquillo Enrico”- (2014-2016), e ancora Paolo Gentiloni (dal 2016 al primo giugno 2018). Poi il Giuseppe Conte verdeoro (fino al settembre 2019), seguito dal Conte bis giallorosso (fino al 13 febbraio 2021). Sino all’attuale, quello di Draghi, in piena pandemia Covid, con maggioranza larga o larghissima, in cui convivono CinqueStelle, Lega, Forza Italia, Pd, Italia Viva, Articolo Uno, +Europa, Noi con l’Italia, Centro Democratico.

Anni luce, praticamente, tra cambi di governi e maggioranze da quel 2018 delle ultime politiche che le hanno consentito di entrare a Montecitorio. Sino alla storia recente della scissione di Renzi e la formazione di Italia Viva. Con la Paita a seguire il suo mentore anche nei momenti più difficili. Arrivando alla nomina alla presidenza della commissione trasporti poco più di un anno fa. A scissione già avvenuta.

Ma a suscitare l’onda lunga, dopo il sasso lanciato nello stagno dalla manina graziosa della Lella, non credo siano state tanto le critiche al massimalismo della sinistra genovese quanto il pubblico encomio al sindaco Marco Bucci.

“Ha fatto un buon lavoro, non basta dire che ha un brutto carattere”

Tipo: “ Per vincere il Comune non basterà dire che Bucci ha un cattivo carattere”. Per arrivare al riconoscimento esplicito dei meriti: “La ricostruzione del ponte Morandi, dove è stato aiutato da norme speciali ma ci ha messo la faccia. L’operazione straordinaria per abbattere la Diga di Begato e l’accelerazione sulla diga del porto, l’Hennebique e il waterfront di Levante, pensati da noi quando governavamo in Regione, insieme all’Autorita’ portuale, con cui Genova può cambiare pelle e su cui il centrosinistra è rimasto impantanato per anni per l’inerzia della giunta Doria”.

È appena il caso di soffermarsi sul fatto che nessuno abbia domandato alla Paita se questo sindaco ha fatto cose che non la convincono del tutto. A cominciare, magari, dalla propensione sostituire spazi verdi o impiantistici con supermercati e piazzali di sosta per i tir. Ma la Paita dimostra, forse, di essere assente da troppo tempo da Genova. Oppure, nelle vesti di presidente della commissione trasporti,  la sua visione, che coincide con quella di Bucci, non può prescindere, appunto, dal favorire  i signori dei trasportistica, anche a scapito dei cittadini della periferia.

Epperò, magari, la differenza fra riformismo e massimalismo passa anche attraverso queste scelte tra chi, in teoria, dovrebbe dare lavoro e chi subisce i loro interessi. Questione, appunto, di vision.

Gianni Pastorino

“Su antifascismo, diritti, minoranze, come la mette?”

Vision o no, poi ci sono altre questioni su cui il consigliere regionale di Linea Condivisa Gianni Pastorino la attacca sempre su “Il Secolo XIX”: “ Come fa a spiegare al suo elettorato, che ora tra l’altro è più piccolo di quello di Linea Condivisa che va a braccetto con Lega e Fratelli d’Italia? E su antifascismo, diritti e minoranze come la mette?”.

E Alessandro Terrile, capogruppo Pd a palazzo Tursi conclude: “Alle regionali dell’anno scorso Italia Viva ha fatto di tutto per agevolare le destre, oggi teorizza per le comunali del 2022 un accordo con la Lega. Non è coraggioso riformismo ma piuttosto comodo opportunismo. Certamente più comodo che misurarsi con il consenso, come ha dimostrato il 2,4 % preso alle regionali”.

Già, perché poi l’ultimo risultato elettorale di Italia Viva di Matteo Renzi alle recenti regionali non ha certamente entusiasmato.

Maria Jose Bruccoleri

“Principi e valori nei quali non potrò mai riconoscermi”

Per di più Maria Jose Bruccoleri, una delle candidate, di Italia Viva proprio alle ultime regionali, già eletta in Comune nella lista di Gianni Crivello poi fuoriuscita insieme a Pietro Salemi per approdare in Italia Viva, in compagnia di Mauro Avvenente ex Pd, Prende le distanze, proprio in seguito all’intervista rilasciata dalla Paita a “Il Secolo XIX”. Facendo sapere con un comunicato che finisce per essere una vera e propria lezione di bon ton alla presidente della commissione trasporti di Montecitorio: “ Il mio giudizio politico sull’attuale sindaco e’ stato e resta coerente ai quasi cinque anni di opposizione in consiglio comunale nei quali ho combattuto battaglie che evidentemente non mi permettono di condividere linee politiche che ho fino ad oggi criticato”. Poi l’affondo, che suona come un monito proprio al presunto opportunismo politico di cui è stata accusata la Paita: “Personalmente ho ben presente in quale area sono stata eletta, ovvero quella di centro sinistra, e sento forte la responsabilità di mantenere una posizione coerente rispetto alle molte persone che mi hanno sostenuta continuando a fare un’opposizione ferma ed onesta nei confronti di questo sindaco e di questa  Giunta dai quali mi separano sia la visione del futuro della città, sia i principi e i valori nei quali non potrò mai riconoscermi”.

Matteo Rosso e Giorgia Meloni

“Per noi nessuna ipotesi di inciucio”

Che poi qualche paratia stagna aveva cercato di piazzarla persino la Paita, sempre parlando di valori: “Non siamo compatibili con forze politiche di destra. Ad esempio la distanza con Fratelli d’Italia è incolmabile”. Bocciando di fatto Giorgia Meloni e il suo partito ma facendo attenzione a salvare Matteo Salvini e la Lega che ha sponsorizzato la prima candidatura di Bucci. E comunque nessuna contraddizione, nemmeno apparente, visto che anche la Lega è presente nella compagine di Governo, mentre Fratelli d’Italia alle Camere siede all’opposizione.

Epperò almeno a livello locale questa apparente, o evidente, contraddizione qualche problema lo crea. Tanto che la reazione del commissario regionale di Forza Italia è tanto veemente da sorprendere chi conosce l’abituale aplomb di Matteo Rosso. Che replica secco: “Ho trovato di pessimo gusto le dichiarazioni di Raffaella Paita su Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni. Se pensa ad un pasticcio in cui Italia Viva possa entrare nel centro destra è fuori strada. Sono solo giochetti di piccolo cabotaggio. In ogni caso, per noi non esiste alcuna ipotesi di inciucio e non faremo mai accordi con Italia Viva: dove ci sono loro non ci siamo noi”. E il partito genovese sembrerebbe essere compatto e sulla stessa linea.

Perché poi, in fondo le alchimie politiche non è che possono stravolgere l’elettorato. Il grosso rischio è in ogni caso quello di perdere voti. Anche se, magari, il nuovo gruppo del presidente Toti, che da sempre strizza l’occhio al centro, ma anche alla destra liberale, potrebbe finire per rappresentare qualche richiamo per la componente più progressista del partito di Giorgia Meloni. Comportando, comunque,  il rischio di perdere egualmente qualche voto.

Edoardo Rixi

“Parole coraggiose, vedremo se allargare il fronte”

Ultime dichiarazioni, ma solo in relazione alla tempistica e assolutamente non in ordine di importanza, dell’ex viceministro Edoardo Rixi, figura di primo piano per quanto riguarda la Lega in Liguria e primo mentore del sindaco Marco Bucci al momento della candidatura. Insomma chi si attendeva un posizione intransigente anche da parte della Lega nei confronti dell’apertura della Paita non potrà che rimanere deluso. Anche se Rixi in extremis sfugge all’abbraccio mortale con un “vedremo tra un anno”.

Epperò l’apertura è notevole: “ A Genova stiamo lavorando bene con un’amministrazione capitanata dalla Lega e un sindaco che ha a cuore la città e dimostra che le cose si possono fare. Chi è intellettualmente onesto non può negarlo. E se gli elogi arrrivano da chi cinque anni fa non ha sostenuto l’attuale maggioranza, sono ancora più apprezzati. Paita ha dimostrato coraggio e onestà intellettuale”. Poi quella che sembrerebbe una delle ragioni plausibili di questa santa alleanza: “Stiamo portando avanti battaglie comuni per il bene del territorio, come sulle infrastruttture”. E il messaggio per tranquillizzare le fibrillazioni di un’altra dei Mattei in questione, Rosso: “Non credo che FdI debba offendersi, lavoriamo coesi per la città in coalizione con Bucci e con le liste civiche”.

Anche se in extremis Fratelli d’Italia reagisce compatto “Rixi sa benissimo che Fratelli d’Italia è incompatibile con i renziana. Ci saremmo aspettati una reazione degli alleati ferma rispetto alla farneticante risposta di escludere FdI dalla coalizione in sostegno del sindaco Bucci. Ci auguriamo che la Lega non pensi di allargare al territorio le anomale alleanze nazionali e invece torni presto a immaginare anche a Roma di governare con il centrodestra piuttosto che con il Od e Cinque Stelle. Sarebbe davvero poco avveduto pensare di sostituire Fratelli d’Italia con Italia Viva, partito che alle elezioni si era presentato con un’altra proposta alternativa al centrodestra”.

Da segnalare infine una nota firmata da Mauro Avvenente ex Pd approdato in Italia Viva in cui in contrapposizione alla Bruccoleri  chiede al centrosinistra di non porre precondizioni è pari dignità agli interlocutori”.

Carlo Rognoni

La strategia della mossa del cavallo

Sin qui il valzer delle dichiarazioni ufficiali, in un percorso strategico iniziato con  quella che lo stesso ex senatore dell’Ulivo, vicepresidente del Senato ed ex direttore de “Il SECOLO XIX” Carlo Rognoni ha definito a suo tempo come “La mossa del cavallo”, suggerendo al Pd, dato secondo unanimi previsioni per sicuro sconfitto, di allearsi con Bucci. Proposta che ha ricevuto svariate critiche a sinistra mentre secondo i rumors sarebbe riuscita a inorgoglire, e non poco, il sindaco Marco Bucci.

Intanto dietro le quinte…

Intanto fra le quinte, al di là delle dichiarazioni ufficiali, e soprattutto nel centrodestra qualcuno ha tirato fuori la calcolatrice e ha iniziato a fare qualche conticino fra partiti che si stanno gradualmente spegnendo, nuove formazioni che sembrerebbero aver acquistato in salute come Cambiamo l’ultima metamorfosi del governatore Giovanni Toti, possibili nuove alleanze e probabili nuove defezioni. Finendo poi per far rilevare che anche con Toti e Cambiamo in crescita, il 2, 4 % conseguito da Italia Viva alle ultime regionali non può certo pareggiare la crescita di FdI che dalla sua ha comunque l’appeal della perenne opposizione.

Perché se la breccia di Porta Pia l’ha fornita proprio Rognoni, ora le strategie, le tattiche e persino le narrazioni che si sovrappongono sono diverse. C’è chi parla di una possibile/probabile ospitalità che proprio Bucci sarebbe disposto a offrire nella sua lista a qualche estemporaneo esponente del fu Pd e chi valuta invece l’esperimento di un supergruppo con coalizione di ispirazione governativa, la stessa maggioranza allargata che sostiene Draghi. Una sorta di omologazione abbastanza ardua visti i recenti sviluppi del congresso con tanto di nuovo segretario provinciale e le prossime elezioni comunali a Savona in cui si presentano coalizioni di centrodestra e di centrosinistra classiche i cui risultati potrebbero finire per condizionare in un modo o nell’altro le alleanze genovesi.

Per dirla come il presidente Mao Zedong: “Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente”.

Arcangelo Merella

Tra le liste civiche e piccolo cabotaggio

E c’è chi vede ancora un possibile futuro nelle liste civiche che nella disfida per il candidato antiToti in Regione aveva appoggiato Aristide Massardo. Magari con un candidato come l’ex assessore al traffico di Beppe Pericu Arcangelo Merella, come esponente della società civile in rappresentanza dei cartelli civici.

Poi c’è chi parla di manovre di piccolo cabotaggio, o di azioni per minare la coesione dei partiti. Che poi, in questo preciso momento preeletorale, ognuno cerca di celare i problemi all’interno. Gli sgomitamenti delle troppe donne della Lega, lo scollamento tra i leader locali della Lega, le diverse anime- tra quella liberale e quella più legata alla tradizione – di Fratelli d’Italia. E per finire i non trascurabili veleni mai sopiti del post congresso nel Pd.

E non a caso la lettura politica del “caso Paita” è più o meno, la stessa. Così agli estremi, le manovre e i dissapori a sinistra e destra, finiscono quasi miracolosamente per combaciare. Taglia corto Gianni Pastorino di linea Condivisa: “Forse la Paita vuole solo alzare il prezzo della discussione con noi senza sedersi al tavolo della trattativa”. E a destra gli fa eco Matteo Rosso, commissario regionale di Forza Italia: “ Sono solo giochetti di piccolo cabotaggio”.

Sia quel che sia i rumors darebbero un Sindaco molto ringalluzzito dai complimenti della Paita che ha sapientemente vellicato le sue predisposizioni al narcisismo.

E a me va di concludere con due massime che hanno reso famosa la Sora Lella, alias Elena Fabrizi a questo punto, e non la Raffaella Paita dalla Spezia. Esattamente queste. A scelta: “Aho, ma non c’è staranno a pia’ per culo questi?”, oppure “ Ma non staremo a fa’ ‘na cazzata?”.

Potrò sembrare persino un po’ sboccato. Perciò perdonatemi. Comunque poi non ditemi che non vi avevo avvertito.

E, comunque, per concludere almeno con un filo di ottimismo mi piace condividere un pensiero comparso su “La Ragione” di ieri 4 agosto, un messaggio probabilmente ai posteri che dice: “Puntare all’unita nel 2023 è bella cosa. Ma vale per la destra come per la sinistra, è dal 1994 che si uniscono in coalizioni incapaci di governare. Più che puntare a battere i presunti avversari, si dovrebbe puntare ad un programma veramente condiviso”.

Paolo De Totero 

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.