Accordo CdP-Autostrade, Possetti rimprovera lo Stato che “non riesce a farsi rispettare da chi dovrebbe finire con le spalle al muro”

Egle Possetti parla dal palco della cerimonia alla Radura della memoria e alla ministra Cartabia risponde: “Le riforme penali ci preoccupano non solo per noi ma anche per il futuro”

Genova – Sono parole dure quelle della presidente del Comitato ricordo Vittime ponte Morandi che nel suo discorso alla Radura della memoria ha ricordato che “chi ha gestito le nostre infrastrutture dovrebbe essere con le spalle al muro” e invece fanno “richieste sempre più avide, più prepotenti, più presuntuose” attraverso un accordo che “stride pesantemente con la tragedia e le risultanze delle indagini”.
Chiede “dignità per i morti”, Egle Possetti che stamattina davanti ai Ministri arrivati da Roma e davanti alle istituzioni locali sollecita una scelta diversa dal contratto firmato da CdP, una scelta che “non condanni tutti noi, come tante volte in passato, a dover corrispondere fondi senza giusta causa, con un danno economico per tutta la collettività”.

Poi sulla riforma della giustizia risponde alla ministra Cartabia, che ha parlato poco prima, dicendo che la preoccupazione non riguarda solo il caso del processo per il crollo del Morandi  “ma temiamo per il futuro, temiamo che altre famiglie possano veder sfumare il loro desiderio di giustizia per improcedibilità. Nostro malgrado sappiamo quanto dolore, quanta sete di giustizia, passa nei cuori di chi ha subito un torto così grande e non possiamo accettarlo. Non vogliamo processi eterni ma vogliamo giustizia vera”.

Quindi ricorda la richiesta che alle vittime dell’incuria vengano estesi i benefici riconosciuti a quelle del terrorismo: “Lo abbiamo chiesto per i nostri cari tramite un disegno di legge perché lo Stato non è riuscito a proteggere i suoi cittadini in quel 14 agosto e deve dimostrare qualcosa alle vittime. Deve dimostrare il proprio rispetto, deve fare ammenda per quello che ha lasciato che accadesse a delle persone inermi e a un cane”.
Ha la voce rotta dall’emozione, Egle Possetti, che nel crollo del viadotto Polcevera ha perso la sorella, il cognato e due nipoti.
“Sono passati tre anni da quel giorno”, dice, ma “le urla, la pioggia, le lacrime e la polvere risuonano ancora nel nostro cuore”.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.