Procedere alla formulazione dell’imputazione per disastro ambientale entro dieci giorni, ma anche svolgere ulteriori indagini per cinque mesi sulle ipotesi di omicidio colposo plurimo. È la decisione della gip del tribunale di Cagliari, Maria Alessandra Tedde, sul poligono militare di Capo Teulada, che ha rigettato la richiesta di archiviazione avanzata dal pm Emanuele Secci.
Dal 1956 il poligono militare di Capo Teulada, il secondo in Italia per estensione, viene usato per esercitazioni dell’esercito militare italiano e della Nato, senza che mai sia stata fatta una bonifica del territorio. In particolare l’area di 250 ettari della penisola Delta viene utilizzata per testare tiri navali, bombardamenti aerei e il lancio di qualsiasi ordigno.
860.000 colpi sparati
Tradotto significa che sono rimasti a terra, solo per il periodo che va dal 2009 al 2014, 860 mila colpi sparati, corrispondenti a 556 tonnellate di materiale bellico, fra i quali 11875 missili. Questi sono gli unici dati che abbiamo a disposizione grazie all’inizio dell’inchiesta, avvenuto nel 2014, e al decreto emesso nel 2009 dallo stesso ministero della Difesa, che imponeva all’esercito italiano di bonificare i territori d’esercitazione e raccogliere il materiale disperso. Di tutta l’attività che si è svolta in quel luoghi dalla fine degli anni ’50, così come dal 2014 ad oggi, non sappiamo altro.
L’inchiesta
L’inchiesta, aperta sulla base delle denunce degli abitanti del luogo e dei famigliari dei deceduti per gravi malattie, aveva riconosciuto il disastro ambientale, la presenza di sostanze inquinanti e di numerose discariche, anche radioattive nell’area, fino all’alterazione del profilo del suolo provocata dalla continue esplosioni. Nonostante questo nel 2019 il pm ne aveva richiesto l’archiviazione, arrendendosi di fronte alla difficoltà di ricostruire la catena di responsabilità. Peggio: aveva accolto la tesi secondo la quale le esigenze militari avevano la priorità sul rispetto delle leggi nazionali.
Rigettando la richiesta di archiviazione, imponendo l’imputazione di disastro colposo per gli ultimi capi di stato maggiore (Giuseppe Valotto, Claudio Graziano, Danilo Errico, Domenico Rossi e Sandro Santroni) e chiedendo nuovi accertamenti sui nessi di casualità fra patologie tumorali e tassi di inquinamento, oggi la gip Tedde ha di fatto sconfessato in toto le conclusioni del pm.
Sul fronte ambientale, infatti, non ha chiesto neanche ulteriori accertamenti. Non ha semplicemente accettato le conclusioni giuridiche.
Indagine epidemiologica
Forte la critica della gip anche in tema sanitario. I due consulenti interpellati dalla procura erano giunti a conclusioni diverse: il primo non aveva ravvisato correlazioni fra la diffusione di gravi patologie e l’attività del poligono, mentre il secondo aveva denunciato una preoccupante eccedenza di tumori nella popolazione che vive a Capo Teulada. In questo caso la Gip ha disposto di condurre nuove indagini che non erano state fatte: analizzare più specificatamente i tessuti delle persone che hanno denunciato lesioni o che sono decedute, alla ricerca di nanoparticelle metalliche da mettere in relazione con l’attività bellica, ed estendere l’indagine epidemiologica ai militari che negli anni hanno operato dentro l’area.
Intorno all’area del poligono, vivono i discendenti di quanti nel ’56 furono espropriati della propria terra, per la creazione del poligono militare. Fra di loro, per quanto i numeri siano piccoli in termini assoluti, si registra un’incidenza di patologie tumorali che è doppia rispetto a quella degli abitanti dislocati sull’intero, vasto, territorio comunale, e tripla per le malattie cardio circolatorie.
In nome di una convivenza delle attività, agli allevatori locali vengono concesse licenze per l’allevamento e il pascolo sugli stessi terreni militari e d’estate vengono aperte le spiagge ai turisti.
Chiara Pracchi
Giornalista per passione, mi occupo soprattutto di mafie e di temi sociali. Ho collaborato con PeaceReporter, RadioPopolare, Narcomafie, Nuova Società e ilfattoquotidiano.it.
Per Fivedabliu curo le inchieste da Milano.