A Scampia, un incendio doloso ha distrutto una sala dell’Officina delle Culture Gelsomina Verde. Ma questo non è il problema maggiore che devono affrontare le associazioni anticamorra che hanno dato vita a una realtà sociale importante. Il pericolo più grande deriva dall’immobilismo e dalla burocrazia del Comune. La candidata sindaca Alessandra Clemente dice: risolveremo. Ma non ci è riuscita negli ultimi 3 anni
Il Covid, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Perché è stato la scusa per tante mancanze, la giustificazione per ritardi e difficoltà. Secondo l’ex assessore alle Politiche Giovanili di Napoli e ora candidata sindaca, Alessandra Clemente, il covid è stata l’unica ragione per cui si sono interrotte le attività all’Officina delle Culture Gelsomina Verde di Scampia.
Enfant prodige
Alessandra Clemente è stata l’enfant prodige del sindaco Luigi De Magistris. Nominata nel 2013, a soli 25 anni, assessore alle Politiche Giovanili, creatività e innovazione, ha confermato il suo ruolo venendo eletta alle elezioni successive e aggiungendo le deleghe alla polizia locale, alla sicurezza urbana e molte altre.
Bella, istruita e con una buona parlantina, la Clemente ha tutte le carte in regola per una brillante carriera politica. Alessandra è anche la figlia di Silvia Ruotolo, vittima innocente della camorra, uccisa quando lei aveva solo 10 anni. “Sono cresciuta come una figlia della famiglia di Libera, nel solco dei valori dell’antimafia e dell’impegno civile e sociale”, scrive di sé sul suo sito elettorale.
Officina delle Culture nel cuore di Scampia
Gelsomina Verde è un’altra vittima innocente di camorra, torturata e uccisa durante la prima faida di Scampia, perché per breve tempo aveva frequentato un ragazzo del clan degli scissionisti di Secondigliano. A lei è stata è stata intitolata l’Officina delle Culture, una ex scuola di oltre 2000 mq, sita nel cuore di Scampia.
Era un deposito di armi e un luogo di spaccio
Dismessa dal 2005, era diventata un un deposito di armi e un luogo di spaccio e bivacco, per quanti andavano lì a farsi. Nel 2012, dopo 4 anni di richieste, la giunta guidata dal sindaco De Magistris l’affida in comodato d’uso gratuito per 6 anni all’associazione (R)esistenza anticamorra, guidata da Ciro Corona. Insieme con i volontari e 400 ragazzi dei campi estivi, il luogo viene ripulito e fatto rinascere. Oggi è la sede di 13 associazioni. Ci sono le palestre dove le donne del quartiere possono andare a fare ginnastica e i bambini i corsi di karate. Grazie ad alcune sponsorizzazioni c’è una sala multimediale con i tablet, una scuola di musica con sala d’incisione, una biblioteca con corsi d’introduzione alla lettura, una per le prove teatrali e molto altro.
Da regno della morte, l’Officia delle Culture Gelsomina Verde ha trasformato il luogo in un polo di vitalità e fantasia, al punto che – anche simbolicamente – parte della spazzatura raccolta è stata usata per decorare le parenti con fantasiosi e bellissimi mosaici. Per il suo impegno Ciro Corona è stato insignito con l’ onorificenza al Merito della Repubblica per la sua opera di solidarietà e inclusione.
C’è sempre un “ma”
Tutto molto bello, ma c’è un “ma”. Con i problemi di dissesto finanziario che ha dovuto affrontare il comune di Napoli, nel 2018 la giunta De Magistris decide prima di non rinnovare il comodato d’uso gratuito, poi di alienare l’immobile e di metterlo in pancia ad Asìa, una partecipata del comune. In quanto tale, Asìa non può per statuto cedere a terzi un proprio bene. Il risultato è un pasticcio burocratico che lascia, ad oggi, tutte le associazioni all’interno dell’edificio, senza averne la titolarità per farlo. Abusive.
“La casa famiglia che avevamo progettato per minori da 0 a 6 anni è pronta al primo piano – denuncia a Fivedabliu Ciro Corona – Cofinanziata dalla Fondazione Pizzarotti, non è mai partita per colpa di questo problema burocratico. Avevamo anche una comunità alloggio per minori stranieri non accompagnati, che stavamo pensando di trasformare in area penale, quindi per minori in attesa di giudizio, ma senza la titolarità ad occupare il bene, non si è potuta rinnovare la convenzione. Biblioteca, sala multimediale e doposcuola sono tutte attività che hanno dovuto interrompersi alla fine del 2018. Le uniche attività che continuano a funzionare sono le 2 palestre. E il lavoro dei detenuti che – nonostante il nostro “abusivismo” – ci vengono ancora mandati dal tribunale”.
“Il problema di fondo è quello dell’assicurazione – spiega Corona – I detenuti in affidamento sono assicurati presso l’Inail per il lavoro che svolgono, indipendentemente dal luogo in cui avviene. Ma noi dobbiamo assicurare lo stabile per tutti coloro che entrano e usufruiscono dei servizi dell’Officina. Scaduta la titolarità ad occupare lo stabile, non è stato più possibile rinnovare le assicurazioni”.
La burocrazia
La candidata sindaca Alessandra Clemente sostiene che il Comune è sempre stato accanto alle associazioni dell’Officina, chiedendo ad Asìa di riconoscerne la presenza. Tradotto significa che non sono state sfrattate. “Giuridicamente Asìa, a firma della presidente De Marco, ha riconosciuto tutte le associazioni proprio per non interromperne le attività – ci ha spiegato al telefono – Ora noi dobbiamo riacquistare la titolarità di questo immobile e questo avverrà nell’ambito di un provvedimento del consiglio comunale. I tempi sono purtroppo dettati da iter burocratici, che però non hanno mai fatto vacillare la forte volontà politica a sostegno di questo progetto.
La nostra amministrazione con il covid ha avuto un paio d’anni di transizione sui generis. Noi ora siamo in una fase di prorogatio e di amministrazione ordinaria. Questo è il motivo per cui non si è ancora potuto fare, ma la volontà politica è stata espressa in atti di giunta e di consiglio. Quindi non appena ci sarà la seduta del consiglio comunale, questo immobile ritornerà nel patrimonio del comune di Napoli e noi abbiamo già pronto il riconoscimento di questa prima grande esperienza di condominio sociale”.
I tempi potrebbero allungarsi
Nonostante la frenetica attività della campagna politica, la Clemente sembra dimenticarsi che il prossimo consiglio comunale si terrà solo dopo le elezioni del 3 ottobre e non è detto che la prossima giunta sia dello stesso colore. “Ci auguriamo che questo non accada – è stata la sua ovvia risposta – ad ogni modo abbiamo garantito con degli atti amministrativi un percorso che sarà molto difficile andare a interrompere. Con una delibera del consiglio comunale noi abbiamo scritto nel Dup, il documento unico di programmazione, che il comune di Napoli vuole tornare in possesso di questo bene e che stiamo lavorando a una permuta.”
Effettivamente, all’interno del documento di 900 pagine, votato nel dicembre del 2020, si legge: “Si approfondirà l’interesse manifestato all’acquisizione da Asia di un immobile in corso di individuazione, che dovrebbe rientrare in un’operazione di permuta per la riacquisizione dei cespiti oggetto di progetti dell’Amministrazione Comunale”. E al primo posto dell’elenco si può leggere il nome dell’ex scuola di via Ghisleri.
Non esattamente un provvedimento vincolante per la futura maggioranza, qualsiasi essa sia. E non esattamente una priorità se dal dicembre del 2020 non si è ancora individuato l’immobile da cedere in permuta. Ma la candidata sindaca è sicura. Il prossimo consiglio comunale risolverà la situazione.
Intanto settimana scorsa ignoti hanno dato fuoco a una stanza dell’Officina. Ospitava sedie a rotelle, passeggini, indumenti. Materiale che viene dato agli abitanti del quartiere.
Chiara Pracchi
Giornalista per passione, mi occupo soprattutto di mafie e di temi sociali. Ho collaborato con PeaceReporter, RadioPopolare, Narcomafie, Nuova Società e ilfattoquotidiano.it.
Per Fivedabliu curo le inchieste da Milano.