Cagliari – Dall’inizio delle udienze preliminari per l’operazione Lince, un gruppo di madri e di attivisti antimilitaristi manifestano a Cagliari davanti al Tribunale. Alla sbarra ci sono 45 ragazzi, accusati di reati connessi alle manifestazioni di piazza. Per cinque di loro le accuse sono molto più pesanti: associazione con finalità di terrorismo, articolo 270-bis.
35 mila ettari di territorio in Sardegna sono soggetti a servitù militari. Il 60% delle basi militari italiane sono sull’isola. Fra queste, il poligono sperimentale di Salto di Quirra e quello di Capo Teulada sono i più vasti d’Europa. Qui si tengono esercitazioni dell’aeronautica italiana e degli eserciti Nato, oltre ad imprese private che pagano per sperimentare i loro prodotti. Ogni anno vengono sparati milioni di colpi, che lasciano a terra anche materiale radioattivo.
Per l’inquinamento ambientale e per l’incidenza di tumori nei paesi attigui, si stanno celebrando due processi: a metà agosto il gip ha imposto l’imputazione per disastro ambientale, per il poligono militare di Capo Teulada. Ad ottobre, invece, dovrebbe concludersi il procedimento di primo grado per quanto riguarda i danni causati dal poligono di Quirra. Un procedimento che nel frattempo è stato ridimensionato a omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri.
Due processi – dicono i manifestanti davanti al tribunale – in cui lo Stato, nella persona del ministero dell’Ambiente, non si è costituito parte civile. A differenza di quanto ha fatto contro i 45 ragazzi antimilitaristi.
Chiara Pracchi
Giornalista per passione, mi occupo soprattutto di mafie e di temi sociali. Ho collaborato con PeaceReporter, RadioPopolare, Narcomafie, Nuova Società e ilfattoquotidiano.it.
Per Fivedabliu curo le inchieste da Milano.