Cagliari – Sono bastate solo due udienze preliminari alla gup, Manuela Anzani, per rinviare a processo 43 militanti antimilitaristi, per le manifestazioni di protesta contro i poligoni di tiro e indagati nell’operazione Lince. Due degli indagati hanno ottenuto la messa alla prova per 18 mesi. Tutti gli altri rinviati a giudizio: 5 con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo o eversione; tutti gli altri con accuse che vanno dalla resistenza a lesioni, danneggiamenti e imbrattamenti. Tutti aggravati dalla finalità eversiva.
Le accuse
Al centro dell’inchiesta ci sono una serie di manifestazioni antimilitariste e contro le servitù militari in Sardegna, che si sono svolte nel periodo 2014-2016 davanti all’aeroporto militare di Decimomannu, al poligono di Capo Frasca e a quello di Quirra. “Manifestazioni, cortei violenti … e campeggi antimilitaristi” – come li definisce la procura – che sarebbero sfociati in danneggiamenti, imbrattamenti e altri reati. Ora rischiano pene che arrivano a 10 anni.
La prima udienza si terrà in Corte d’Assise il prossimo 6 dicembre.
L’inchiesta
L’inchiesta Lince, condotta dal Pm Guido Pani, è iniziata nel 2014 in seguito al tentativo (non riuscito) di bruciare un mezzo militare Lince, fermo in riparazione presso un’officina. Da questo episodio (che non viene contestato nell’inchiesta), il pm ha ottenuto per un paio d’anni di poter intercettare gli attivisti, le cui conversazioni hanno portato alla formulazione delle accuse.
Una decisione politica
Il collettivo A Foras, che da anni lotta contro l’occupazione militare delle Sardegna, che “ospita” il 60% delle servitù militari italiane e i 2 poligoni militari più grandi d’Europa, si è detto non stupito da questa decisione: “La contestazione del reato associativo – ha dichiarato – come se gli attivisti sardi fossero mafiosi e non militanti politici, indica come il vero obiettivo del processo non sia quello di far luce sui singoli reati che gli indagati avrebbero commesso … L’obiettivo è quello di mettere sotto accusa e disperdere un movimento che gode di una diffusa simpatia popolare e che negli ultimi anni aveva rialzato la testa. Proprio a partire dalla grande manifestazione di Capo Frasca di cui ricorreva ieri il settimo anniversario. I 45 indagati e indagate sono stati scelti per spaventare tutti i sardi e le sarde che da decenni lottano contro le basi militari. Questo processo vuole spaventare i sardi con una chiara minaccia: chi lotta contro le basi è un terrorista eversore“.
Chiara Pracchi
Giornalista per passione, mi occupo soprattutto di mafie e di temi sociali. Ho collaborato con PeaceReporter, RadioPopolare, Narcomafie, Nuova Società e ilfattoquotidiano.it.
Per Fivedabliu curo le inchieste da Milano.