Abbiamo scherzato: nessuna trattativa tra gli organi dello Stato e la mafia
Palermo – La corte d’Assise d’Appello di Palermo ha assolto nel processo trattativa Stato-mafia gli ex ufficiali del ROS Mario Mori, Antonio Subranni, Giuseppe De Donno e il senatore Marcello Dell’Utri, accusati di minaccia a corpo politico dello Stato. Mori, Subranni e De Donno sono stati assolti perché il “fatto non costituisce reato”, mentre Dell’Utri “per non aver commesso il fatto”.
Ribaltata quindi la durissima sentenza in primo grado, pena ridotta di un anno a Bagarella e prescritte le accuse a Giovanni Brusca.
In primo grado la Corte d’Assise aveva stabilito una pena di 28 anni per Bagarella, 12 per Dell’Utri, Mori, Subranni e Cinà e 8 per De Donno e Ciancimino. Nel processo era finito anche l’ex ministro Calogero Mannino che scelse il rito abbreviato e venne assolto nel 2015, assoluzione che è definitiva perché la Procura decise di non impugnare la sentenza.
Il primo a parlare di trattativa Stato-mafia fu Giovanni Brusca nel 1996. Disse di averne sentito parlare da Totò Riina, nell’intervallo di tempo tra gli omicidi di Falcone e Borsellino e le loro scorte.
La prima udienza del processo sulla “Trattativa Stato-mafia” ebbe luogo a Palermo il 29 ottobre 2012. Il processo fu istruito da Antonio Ingroia, Antonino Di Matteo, Lia Sava e Francesco Del Bene.
Sul banco degli imputati, insieme ai rappresentanti delle istituzioni, anche i nomi pesanti di Cosa nostra: Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella, e il medico dei boss Antonino Cinà.
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