Angela Merkel, eletta da Forbes la donna più potente del mondo, lascia la politica

Le elezioni in Germania non sciolgono i nodi per una solida maggioranza

Seduti sul divano davanti alla tv, lasciamo sorrere le immagini di Angela Merkel che nella sua normalità di donna più potente del mondo si appresta a lasciare la politica.
Per davvero.

E il bilancio della quasi sempre sorridente Cancelliera è di quelli importanti. Ha incontrato 4 Presidenti francesi, 4 Presidenti degli Stati Uniti e 2 della Repubblica Popolare cinese, e 8 Presidenti del Consiglio italiani.

Economia solida

E il paese che lascia è una delle più solide economie mondiali, con partiti che propongono programmi e poi cercano di attuarli senza giravolte e tarantelle. Ma la parte forte della Germania è il suo elettorato, che è in grado di ascoltare le proposte e valutarne la serietà.
Insomma, niente teatrini politici perché la Germania è un paese normale.

Allieva di Kohl

Angela Merkel è andata a lezione di politica da Helmut Kohl, cancelliere Cristiano-democratico negli anni difficili della riunificazione della Germania. È donna della Germania est, e proprio nella DDR socialista ha mosso i suoi primi passi in politica. Prima nel movimento “Risveglio Democratico”, poi come parte dell’entourage di Lothar de Maizière, ultimo Presidente della DDR prima della riunificazione.

4 mandati

Nell’arco dei suoi 4 mandati l’abbiamo vista ritratta in situazioni di vita “normale”, cosa rara alle nostre latitudini, come ad esempio al supermercato in piena pandemia, con il  bancomat in mano e due rotoli di carta igienica nel carrello. Ma anche quando, a Ischia, durante una breve parentesi di relax dagli impegni politici, entrando nel suo solito hotel, non ha trovato il suo amico maître, Cristoforo Iacono, perché licenziato, ed è andata direttamente a casa sua per salutarlo. Di recente, si è anche distinta per essere stata l’unica leader al mondo ad ammettere che in Afghanistan “avevamo tutti valutato male la situazione”.

Oggi miglior alleata, ma non è sempre stato così

Intendiamoci, anche se oggi alcuni giornali economici specializzati scrivono che l’Italia, con l’abbandono della politica da parte della Merkel, perde un’importante alleata, va ricordato che a stilare la lista dei Paesi “PIIGS” (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna), cioè quelli con i bilanci in dissesto e maggiormente spendaccioni, è stata proprio la Germania della Merkel.

Paesi “PIIGS” che hanno subìto i rimproveri della Cancelliera che in un’intervista alla tv “Zdf” dichiarò che “se si ha una moneta comune questo significa che oltre ai vantaggi ci sono degli obblighi, e che le decisioni politiche di ogni singolo membro hanno effetto sugli altri paesi”.

Stiamo parlando del 2012, un periodo di grave instabilità economica in tutta Europa, con la Germania a puntare il dito su chi non era virtuoso. E i bund tedeschi rappresentavano un bene rifugio per quegli investitori che, nel timore di un tracollo dell’euro, e un ritorno alle monete nazionali, mettevano sotto l’ombrello protettivo del marco i loro risparmi.

Non è andata così, ma ai tedeschi è piaciuto il ruolo della Germania forte che conquistava l’Europa non a cannonate ma con lo “spread”. Passati Monti e Holland, lei era sempre lì.

Non apprezzava il Cavaliere

Ma facendo un passo indietro, noi italiani non possiamo scordare il siparietto irriverente tra la Merkel e Sarkozy che alla domanda di un giornalista sulla situazione economica italiana “siete stati rassicurati da Berlusconi?”, i due leader europei si guardarono lasciandosi scappare un sorriso eloquente che sancì la caduta di Silvio, sostituito dal più manovrabile e meno istrionico Mario Monti.

Il 2015: un anno difficile

Il suo anno più difficile fu, con molta probabilità, il 2015, quando, alle prese con il rischio di default della Grecia, il crollo del mercato azionario cinese e un milione di profughi alle porte, impose alla Grecia riforme e tagli alla spesa pubblica che provocarono proteste in tutto il Paese. Fu, in quel periodo, accostata anche a Hitler. L’accoglienza dei migranti era e rimane un tema caldo della politica tedesca: nel 2015 la Merkel passò dal “non possiamo accoglierli tutti” al “possiamo farcela”, per poi lasciar gestire il problema delle frontiere a Erdogan.

Non sarà facile sostituirla

Che la Merkel non sia facilmente sostituibile è un dato assodato.

Neanche a dirlo, il suo “delfino” Armin Laschet, governatore del Nord Reno-Vestafalia e candidato per la Cdu, è stato beccato ridere durante una conferenza nei luoghi colpiti dall’alluvione del luglio scorso. La domanda che si sono posti in molti è se Laschet rappresenti veramente il degno erede della Merkel.

Il suo successore avrà da affrontare lo spinoso problema della transizione ecologica e della resilienza delle infrastrutture, soprattutto dopo che l’Agenzia tedesca per l’ambiente (UBA) ha dichiarato di voler ridurre, entro il 2030, le sue emissioni di CO2 del 70%, raddoppiare la sua produzione di energia rinnovabile e ridurre a zero le emissioni del suo parco auto.

fp

Fabio Palli

Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.