L’assassino ha scontato 10 anni e lunedì uscirà dal carcere per buona condotta
Roma – Un delitto che ha tenuto in scacco gli inquirenti per vent’anni. Una trama da spy story che si è spinta fino a Hong Kong, alla ricerca di inesistenti conti offshore, e ha coinvolto persino i servizi segreti. Tutto questo e poi l’assassino era il maggiordomo. Come in ogni giallo inglese che si rispetti.
È questa la storia assurda dell’omicidio della contessa Alberica Filo della Torre, uccisa nella sua villa dell’Olgiata, a Roma, il 10 luglio 1991 mentre si svolgevano i preparativi per un ricevimento. Quella sera, infatti, i coniugi Mattei-Filo della Torre avrebbero festeggiato i dieci anni di matrimonio.
Quel giorno la casa era tutta un andirivieni di inservienti, giardinieri e camerieri. Per questo nessuno ha fatto caso all’ingresso del maggiordomo filippino, Manuel Winston Reyes, che è riuscito a raggiungere indisturbato la camera della contessa, furioso con la donna che lo aveva licenziato. E proprio qui l’ha tramortita con uno zoccolo per poi strangolarla e scappare dalla finestra. Quindi il buio fino al 2011 quando il marito, Pietro Mattei, riesce a far riaprire le indagini. Inchiodato dal DNA finalmente l’ex maggiordomo confessa e con il rito abbreviato se la cava a buon mercato: 16 anni per omicidio volontario.
Lunedì uscirà dal carcere per buona condotta, dopo aver scontato 10 anni.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.