Gioia Tauro, Piromalli al vertice del traffico di rifiuti: 19 arresti tra ‘ndranghetisti e imprenditori vicini alle cosche

Epicentro del traffico di rifiuti è Gioia Tauro. Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa e disastro ambientale

Reggio Calabria – I  Carabinieri della Forestale di Reggio Calabria, insieme ad altri reparti in Sicilia, Lombardia ed Emilia Romagna, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare a vario titolo per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico illecito di rifiuti ed altri reati ambientali emessa dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, Vincenza Bellini.

Operazione Malapigna

Finiti in manette 29 ‘ndranghetisti e sequestrati 5 impianti di trattamento dei rifiuti tra Emilia Romagna e Calabria. Tra gli arrestati anche l’ex parlamentare Giancarlo Pittelli, già imputato nel maxiprocesso Rinascita-Scott della DDa di Catanzaro.

Come nel processo “Rinascita-Scott”, anche nell’operazione “Malapigna” l’accusa per l’ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli è concorso esterno in associazione mafiosa.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata all’avvocato Pitelli nella sua abitazione dove si trovava già agli arresti domiciliari.  Pittelli avrebbe garantito “la sua generale disponibilità nei confronti del sodalizio a risolvere i più svariati problemi degli associati, sfruttando le enormi potenzialità derivanti dai rapporti del medesimo con importanti esponenti delle istituzioni e della pubblica amministrazione”.

Sulle informazioni in possesso degli investigatori, l’ex senatore Pittelli aveva “illimitate possibilità di accesso a notizie riservate e a trattamenti di favore e veicolava informazioni in e dal carcere per i boss “. E i boss che avrebbero usifruito di queste informazioni sono Giuseppe Piromalli detto «Facciazza» e il figlio Antonio Piromalli reggente della cosca.

Indagini partite dall’operazione “Malapianta”

Dall’operazione “Malapianta” è anche emerso che i Piromalli gestivano l’azienda di trattamento dei rifiuti, gestita di Rocco Delfino e confiscata nel 2007, grazie alla compiacenza degli amministratori giudiziari. Le indagini hanno permesso di accertare che la Delfino s.r.l., ancora attiva sul mercato, altro non fosse che un’azienda di schermatura per le attività illecite dei fratelli Delfino, con il concorso attivo di funzionari designati dall’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, nonchè di avvocati, consulenti, commercialisti ed ingegneri ambientali, che operavano per conto dell’agenzia, «con metodo fraudolento e sotto la direzione dei Delfino».

Le aziende sequestrate

Sequestro preventivo delle seguenti società, compreso il patrimonio aziendale:
– Intero capitale sociale e patrimonio aziendale della Ecoservizi S.R.L. con sede legale in Gioia Tauro;
– Ditta individuale RD di Rocco Delfino, con sede legale in Catanzaro;
– CM Servicemetalli srl, con sede legale in Ravenna;
– Ditta individuale Giovanni Delfino con sede in Gioia Tauro;
– Ditta individuale Giovanni Delfino

E’ stato disposto, inoltre, il sequestro preventivo della somma complessiva di € 1.609.942,13, di cui € 909.442,13 nei confronti delle società RD di Rocco Delfino, Ecoservizi S.R.L., MC Metalli S.R.L., CM Servicemetalli S.R.L. , nonché della somma di € 700.500,00 nei confronti di Rocco Delfino, Giuseppe Antonio Nucara e Alessio Alberto Gangemi.

Ti potrebbe interessare anche

Calabria, la ‘ndrangheta mette le mani nella spazzatura

 

Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta