Le Maire a Giorgetti: “Sono convinto che senza il nucleare non riusciremo a completare la transizione climatica”
Roma – È partita dal vertice dell’Eurogruppo la spinta del ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, e del vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, sull’energia nucleare.
Un’offensiva che i cugini d’Oltralpe stanno portando avanti anche nel corso del G20.
“Sarò molto franco con voi, parlo di energia nucleare a tutti i miei omologhi europei, ne ho parlato con Giorgetti questa mattina. Sono Convinto che senza il nucleare non riusciremo a completare la transizione climatica e a raggiungere l’obiettivo di zero emissioni entro il 2050”. Ha detto Le Maire, ieri al suo ingresso al G20 Finanze-Salute.
“Ci sono Stati che hanno questa tradizione nucleare, come la Francia, e con il presidente Macron siamo decisi a sviluppare questa filiera e investire in nuovo nucleare, rinnovabili, eolico, offshore e solare” e “continueremo a chiedere con forza che nella tassonomia europea il nucleare sia riconosciuto come energia che non emette Co2”.
La Taxonomy regulation e i miliardi per la transizione verde
Ma perchè la Francia ci tiene così tanto che l’Ue inserisca il nucleare tra le fonti di energia pulita? Perchè in questo modo l’atomo diventerebbe meritevole dei finanziamenti concessi dall’Unione per la cosiddetta transizione green, e i paesi che hanno centrali nucleari in funzione riceverebbero un bel po’ di soldini. La Francia in testa, con i suoi 19 impianti che ogni anno costano a Parigi la bellezza di 7 miliardi di euro per gestire le scorie. Per non parlare dei 50 miliardi stimati dall’Edf – Électricité de France – per il necessario ammodernamento.
In gioco, insomma, ci sono i soldi dell’Europa che toglierebbero un bel po’ di castagne dal fuoco a Macron che con l’energia atomica soddisfa i tre quarti della richiesta energetica del Paese.
Ma a spingere sull’atomo, dicevamo, la Francia non è sola. Fanno parte del fronte atomico anche Polonia, Romania, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia, che a fine marzo hanno scritto alla Commissione europea chiedendo di non escludere l’atomo dalla tassonomia delle attività sostenibili.
Il fronte no nuke e una decisione che tarda ad arrivare
Sul nucleare l’Europa è divisa. La Germania guida un fronte no nuke esteso a Spagna, Austria, Danimarca, Lussemburgo, Cipro, Grecia e Italia, che ha preso però una posizione attendista. E in questo senso potrebbe giocare un ruolo essenziale anche l’Eni: il nostro Paese, infatti, è un importante hub di gas e l’Eni avrebbe tutto l’interesse alla sua inclusione nella tassonomia come energia pulita. Quindi potrebbe essere che alla fine l’Italia spinga per un compromesso al ribasso, con entrambe le fonti di energia incluse nell’elenco.
Nel frattempo l’Unione ha scelto di non scegliere e il 20 ottobre scorso la Commissione europea ha annunciato nuove misure per la sua tassonomia verde che non includono né escludono il gas naturale o l’energia nucleare dai criteri. Poi ha anche aggiunto che alcune misure complementari seguiranno entro la fine dell’anno.
Siamo destinati per sempre e soltanto all’ambientalismo di facciata?
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.