Nel 1921 l’evento coinvolse tutti gli italiani che accorsero per salutare ed onorare la salma del simbolo di tutti i caduti
683.000 soldati, di cui 90.000 morti in prigionia. Fu questo il bilancio per l’Italia della Grande Guerra, detta poi prima Guerra Mondiale. Di fronte a un totale di soldati morti nell’intero conflitto, quantificabile fra i 9 e i 12 milioni.
Dopo la guerra nacque l’idea di celebrare questo sacrificio di vite rendendo gli onori a uno solo di loro. Un soldato dal nome sconosciuto, di cui non si sapesse nulla, ma che potesse rappresentare tutti i soldati immolatisi nel tragico evento storico.
L’idea fu del colonnello Giulio Douhet, acerrimo nemico e delatore del generale Cadorna. Douhet nell’agosto 1920 pubblicò la proposta della dedica a un soldato ignoto che con la sua sepoltura commemorasse tutti i caduti. Passò un anno e a Roma una commissione approvò questo progetto, così come avevano fatto i francesi con la sepoltura di un defunto senza nome sotto l’Arco di Trionfo e gli inglesi a Westminster.
Così tuonò il proclama: “… le ossa sollevate del caduto solleveranno l’inizio della vera Pace… un convoglio funereo dalla silente trincea di guerra alla immortale grandezza dell’Urbe, sotto il sole d’Italia.”
Vennero scelti su tutto l’arco del fronte undici caduti, undici corpi di sconosciuti, sepolti in fosse comuni. A scegliere la salma fu una madre di caduto, una donna triestina di Gradisca d’Isonzo. Fu lei a decidere, casualmente, quale delle salme dovesse essere portata sull’Altare della Patria e tumulata nel sacello. Le undici salme vennero inizialmente esposte nella Basilica di Aquileia e le restanti dieci vennero poste in un camposanto di Aquileia successivamente denominato “Cimitero degli Eroi”.
Il trasferimento avvenne in treno, in un viaggio che da Aquileia alla capitale toccò le città di Udine, Treviso, Venezia, Padova, Rovigo, Ferrara, Bologna, Pistoia, Prato, Firenze, Arezzo, Chiusi, Orvieto con una partecipazione emotiva fortissima a livello popolare, con un carro pianale che rendeva alla gente in attesa alle stazioni la bara ben visibile.
Una grande folla rese omaggio a Roma a questo soldato senza nome e senza storia nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, in un afflusso ininterrotto.
Il 4 novembre 1921 il corpo venne così trasferito nel monumento in Roma fortemente voluto da Vittorio Emanuele II.
Il Congresso americano volle conferire al milite la medaglia d’oro motivandola perché “Animati da sentimenti di amicizia verso i soldati di Italia che pugnarono anche essi quali commilitoni dei soldati americani durante la guerra mondiale, desideriamo aggiungere quello che possiamo alla gloria imperitura conquistata da essi con le loro gesta…”.
La traslazione del corpo è divenuta oggetto di un filmato, “Le vie della Gloria” che testimonia l’accorata partecipazione del popolo al passaggio del treno.
Mauro Salucci
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Mauro Salucci è nato a Genova. Laureato in Filosofia, sposato e padre di due figli. Apprezzato cultore di storia, collabora con diverse riviste e periodici. Inoltre è anche apprezzato conferenziere. Ha partecipato a diverse trasmissioni televisive di carattere storico. Annovera la pubblicazione di “Taccuino su Genova” (2016) e“Madre di Dio”(2017) . “Forti pulsioni” (2018) dedicato a Niccolò Paganini è del 2018 e l’ultima fatica riguarda i Sestieri di Genova.
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