Il nome di Pittelli emerge in due procedimenti
Reggio Calabria – 325 imputati, 400 capi d’imputazione, 900 testimoni chiamati dall’accusa e oltre 2.000 nella lista delle difese.
Sono questi i numeri di “Rinascita Scott”, il maxi processo iniziato stamattina nella nuova aula bunker di Lamezia, che vede alla sbarra uno dei clan più influenti e feroci della ‘ndrangheta vibonese, i Mancuso di Limbadi.
Alla sbarra, insieme agli uomini delle ‘ndrine, anche politici, avvocati, commercialisti, funzionari infedeli dello Stato e massoni. Uno su tutti l’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, che esce dalle carte dei magistrati come il consigliere di Luigi Mancuso, il boss dei boss che teneva in mano i contatti che contano e che di questo processo è uno degli imputati di maggior spessore.
Operazione Malapigna
Finiti in manette 29 ‘ndranghetisti e sequestrati 5 impianti di trattamento dei rifiuti tra Emilia Romagna e Calabria. Tra gli arrestati anche l’ex parlamentare Giancarlo Pittelli, già imputato nel maxiprocesso Rinascita-Scott della DDa di Catanzaro.
Come nel processo “Rinascita-Scott”, anche nell’operazione “Malapigna” l’accusa per l’ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli è concorso esterno in associazione mafiosa.
L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata all’avvocato Pitelli nella sua abitazione dove si trovava già agli arresti domiciliari. Pittelli avrebbe garantito “la sua generale disponibilità nei confronti del sodalizio a risolvere i più svariati problemi degli associati, sfruttando le enormi potenzialità derivanti dai rapporti del medesimo con importanti esponenti delle istituzioni e della pubblica amministrazione”.
Sulle informazioni in possesso degli investigatori, l’ex senatore Pittelli aveva “illimitate possibilità di accesso a notizie riservate e a trattamenti di favore e veicolava informazioni in e dal carcere per i boss “. E i boss che avrebbero usifruito di queste informazioni sono Giuseppe Piromalli detto «Facciazza» e il figlio Antonio Piromalli reggente della cosca.
Giancarlo Pittelli ai domiciliari senza braccialetto
A tre giorni dalla revoca della misura cautelare in carcere, disposta dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta “Mala pigna”, l’avvocato ed ex senatore Giancarlo Pittelli ha lasciato la casa circondariale di “San Pietro” senza il braccialetto elettronico. Si è concluso così, stamani, l’empasse dovuto a un cavillo procedurale legato al mantenimento per Pittelli del braccialetto la cui applicazione era stata disposta dal Tribunale di Vibo Valentia quando all’ex parlamentare furono concessi gli arresti domiciliari per il procedimento “Rinascita Scott”, scaturito da un’inchiesta della Dda di Catanzaro.
L’accusa per l’ex senatore è di concorso esterno in associazione mafiosa
Rispondendo all’istanza formulata dagli avvocati Salvatore Staiano e Guido Contestabile, infatti, stamattina il Tribunale di Vibo Valentia ha disposto che Pittelli “venga sottoposto alla misura degli arresti domiciliari senza apposizione del dispositivo elettronico”. Pittelli ha raggiunto cosi’ la sua abitazione di Catanzaro dove è ristretto agli arresti domiciliari sia per l’operazione “Mala Pigna”, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria contro la cosca Piromalli, sia per il processo “Rinascita-Scott” contro la cosca Mancuso in cui è imputato. In entrambi i procedimenti penali, l’ex parlamentare è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. In merito al cavillo procedurale legato al braccialetto elettronico che ha costretto Pittelli a stare tre giorni in più in carcere, i giudici di “Rinascita-Scott” hanno trasmesso il provvedimento “al presidente del Tribunale di Vibo Valentia e al direttore della cancelleria penale affinché adottino gli opportuni provvedimenti volti a garantire che la trasmissione delle istanze urgenti al collegio avvenga senza ritardo”.
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