E nel frattempo la Regione ha annunciato almeno altri quattro anni di lavori per il 3° lotto, stralcio 2°, dell’adeguamento idraulico del rio Fegino
Genova – C’è una delegazione in città dove si respira polvere e i residenti non ce la fanno più a tirar su veleni. Che siano quelli dei cantieri o quelli delle auto incolonnate per i lavori, da quasi dieci anni ormai è diventato un problema aprire le finestre. Soprattutto quando al pulviscolo si mescola il fracasso. E le esplosioni di rumore ne fanno tanto. Un boato dopo l’altro. Sessantadue da giugno. 26 solo a novembre. Le hanno contate, gli abitanti di Fegino, e annotate scrupolosamente segnando data e ora.
Perchè vivere qui è diventato difficile. Soprattutto quando ti dicono che casa tua è lontana dal cantiere, che non dovresti sentire nulla, ma poi ti piazzano un microfono sul terrazzo per monitorare gli effetti delle detonazioni e ti senti preso in giro.
Vivere qui è diventato difficile. E non solo per le polveri, o per i rumori, o per i fumi degli idrocarburi, che nel quartiere c’è pure il deposito di oli minerali di proprietà di Iplom. Lo è anche per la paura: paura di ammalarsi, paura di perdere la propria casa. Perchè le bombe nel cantiere del Terzo Valico di Fegino, quelle che permetteranno di accedere all’interconnessione con il porto di Voltri, pare stiano creando delle crepe in alcune abitazioni, tanto che gli abitanti, attraverso il Comitato Spontaneo guidato da Antonella Marras, hanno chiesto alla Regione di fare un sopralluogo per valutare la condizione degli alloggi intorno al cantiere del Cociv. Sopralluogo che per il momento non è neppure in calendario. Così come è ancora inascoltata la domanda di essere inseriti nel PRIS, il Programma regionale di intervento strategico che dovrebbe servire a garantire la sostenibilità delle grandi opere sul territorio e sulla collettività.
E così, soffocato dalla polvere e assediato dal rumore, questo territorio incastrato tra Terzo Valico e nodo ferroviario resta fermo in stand by. Anzi no.
La Regione ha annunciato un nuovo cantiere che durerà almeno altri quattro anni. È quello per l’interminabile messa in sicurezza idraulica del rio Fegino, che tra alti e bassi va avanti dal 2013. Un nuovo lotto da 5,4 milioni di euro che si aggiunge ai lavori appena ultimati per la cosiddetta roggia Rolla. Lavori che potrebbero rivelarsi inutili di fronte al fango che scende dal cantiere del Terzo Valico e che, insinuandosi nei tombini stradali di via Ferri, potrebbe intasare le tubazioni appena posate. E in caso di allerta meteo sarebbero dolori. Lo temono i residenti che sanno bene come le forti piogge, a Fegino, facciano dei gran danni.
Una coperta troppo corta, insomma, e potete immaginare anche voi chi rimarrà al freddo…
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.