Frutta a tavola: un delitto annunciato
Chi ha ucciso la frutta in tavola al ristorante? Che sia il dessert il vero colpevole ? Le indagini sono aperte… Tuttavia è vero che, ormai, nei menu arance, banane, uva, pere, mele e susine sono una chimera. La macedonia è solo un’espressione geografica e i mandarini li trovate solo sotto forma liofilizzata o in qualche gelèe strano paracadutato sul tavolo sotto forma di alieno. Se era tempo di fragole si magiavano le fragole di bosco, magari con un po’ di vino e zucchero. Oggi stanno sopra improbabili coppe gelatinose e sono salvagenti rigonfi d’acqua. Le mele, magari, arrivavano dall’albero del cortile dietro il ristorante. Oggi questa abitudine è bandita e sostituita da dessert a fantasia dello chef dove il nome è spesso più corpulento del contenuto.Cosa è successo sulle nostre tavole? Perché sia successo può essere un combinato disposto di tempi che cambiano e di piccole malizie. O forse solo di abitudini e di regole alimentari.
Ma gli chef sanno trattare la frutta?
Gli chef sanno, saprebbero, trattare la frutta. Vero è che servire un carpaccio di ananas può essere non facile visto che occorre tagliare il frutto in modo molto sottile, ma per farlo occorre che l’ananas sia molto freddo. Peccato che questo frutto non vada conservato in frigo perché il freddo ne inibisce il sapore. ..Piuttosto c’è da pensare che un giro di frutta non lo si possa “vendere” al tavolo come si riesce a piazzar un dolce al cucchiaio smerigliato con qualche fantasia della cucina. Questione di prezzo?
O la colpa è del cliente?
Ma potrebbe anche essere colpa del cliente: perchè no? Non viene proposta visto il cliente non la chiede oppure il cliente non la chiede perché nessuno la propone? Una cosa potrebbe essere vera ed è la sfiducia di noi tutti nella qualità della frutta che compriamo. Basta dare un’occhiata ai banchi dell’ortofrutta in un qualsiasi reparto della grande distribuzione: c’è di che piangere. Fragole babonghiane, ciliegie in epoche improbabili, mele luccicanti e lucidate, banane simili nella colorazione a kiwi. Insomma da far scappare la voglia anche al momento di chiederla al ristorante. Trauma da pera di ghisa…
E allora va bene cosi?
Eppure l’ipotesi di uan carta della frutta, così come esiste quella dei vini la trovereste un’idea peregrina? Magari qualche specialità regionale di stagione che, certo, potrebbe essere venduta al tavolo in luodo di improbabili cheesecake grondanti di glucosio.
E se volte possiamo anche metterci un po’ di veleno in conclusione. Mangiare la frutta a tavola è un esercizio non facile se non si vuole agguantare a quattro ganasce il frutto in questione. E allora? Visto che mangiare la frutta in modo corretto può essere stressante, meglio lasciar perdere. Non troviamo altra conclusione per questo articolo: siamo alla frutta?
Marco Benvenuto
Redazione del quotidiano digitale di libera informazione, cronaca e notizie in diretta