Genova – Nei tre chilometri di binari tra Sampierdarena e Certosa sono 7.000 le famiglie interferite che abitano nel raggio di 50 metri dalla ferrovia. È questo il calcolo “casereccio”, come lo chiama Guido Fassio del Comitato Liberi Cittadini di Certosa, che rivela l’impatto di un’opera che in un tratto prevede anche di affiancare il traffico merci alla linea metropolitana. Una fascia di terreno larga 15 metri per quattro binari che corrono in mezzo alle case di via Canepari.
Un progetto lungo vent’anni ma poco conosciuto
È un progetto questo della ferrovia merci Porto-bivio Fegino, che arriva da tempi molto lontani. “Saranno vent’anni che se ne parla”, ricorda Fassio sottolinenando però che “è praticamente sconosciuto al territorio e alle realtà su cui andrà a incidere”.
Si parla di un’opera che porterà le merci dal porto vecchio di Sampierdarena al Terzo Valico in costruzione, e che quindi è utile ad alleggerire il traffico su gomma che oggi circola in città, quei 27.000 camion che ogni giorno entrano ed escono dai caselli autostradali e che fanno del trasporto su rotaia a Genova un binario morto. Quindi “dal punto di vista dell’interesse pubblico sulla ferrovia c’è tutto e noi questo lo riconosciamo”, continua Fassio che poi non nasconde la preoccupazione “per quelle 50.000 persone che potrebbero essere interferite da questi 42 treni dichiarati da Rfi, il 50% notturni”.
E si tratta di “treni lunghi, quelli da 750 metri, per cui significa che avremo il locomotore in via Rossini e la fine del convoglio ancora al Campasso”, denuncia ancora Fassio elencando tutte le zone interferite da questa linea che “in un tratto passa sotto le case di Sampierdarena, sotto l’ospedale Villa Scassi, vicino alle scuole Fermi e Don Bosco, poi nel tratto allo scoperto di via dei Landi, nel parco del Campasso, lungo via Walter fillak, via Canepari, e infine arriva al bivio Fegino”.
L’incognita delle merci pericolose
E il problema non riguarda solo il rumore o le vibrazioni. È Mariano Cocchetti, responsabile di progetto per Rfi, a dichiarare in commissione municipale congiunta che un 10% delle merci pericolose in uscita dal porto passerà tra i palazzi di via dei Landi e via Canepari, una scelta obbligata perchè “usare solo la linea sommergibile sarebbe insostenibile”.
Ma si tratta di “dichiarazioni che sono state fatte prima della proposta di dislocamento dei depositi chimici costieri a ponte Somalia”, precisa Fassio aggiungendo che “se è vero che il Sindaco nell’assemblea generale al chiostro di Certosa ha detto che le merci pericolose, anche quel 10%, non sarebbero passate né dal Campasso né da Sampierdarena o da Certosa, in realtà in mano abbiamo solo parole”.
Non proprio. In verità un dato di fatto c’è: che “uscendo dalla sommergibile le merci pericolose passeranno comunque sotto alle case di via Lungo Argine Polcevera”. Parliamo di una settantina di residenti. Sono sacrificabili perchè sono pochi?
Tra l’altro Rfi spingeva addirittura per non fare la VIA, forzando la mano sul fatto che la linea sommergibile fosse già in attività e dunque anche l’ampliamento non dovesse sottostare a una normativa diversa. “Siamo stati noi come associazione a insistere perché questa Valutazione di Impatto Ambientale venisse fatta”, tiene a precisare Fassio che poi si riserva di leggere attentamente il progetto di RFI presentato in risposta alle prescrizioni della Regione sul preliminare e alle osservazioni dei comitati, pubblicato finalmente venerdì scorso dopo nove mesi di attesa.
Ma c’è un’altra incognita. Anzi due.
La prima: non si sa di che natura siano queste merci pericolose. E poi in questi nove mesi ferrovie ha continuato a lavorare imperterrita sul Campasso, preparando le sedi per gli otto binari che comporranno il parco.
“E come lo ha fatto?”, si chiede Fassio. “Perchè qui c’è un problema di acque di falda e secondo il progetto sull’ottavo binario transiteranno le merci pericolose. Rfi ha seguito le osservazioni della Regione?”.
Si sa poco, insomma, compreso il motivo per cui si decide di riattrezzare il parco del Campasso.
A chi serve il parco del Campasso?
Il problema di fondo sembrerebbe quello dei treni a sagoma europea.
“Ferrovie ci ha sempre detto fino adesso che in porto non era in grado di formare i treni da 750 metri come le norme europee privilegiano e chiedono, e che quindi il parco del Campasso serviva a comporre e scomporre proprio questi convogli”, precisa Fassio che sta studiando le carte da mesi.
“Noi sappiamo, però, che nel porto di Genova dovranno essere investiti, e sono in corso le gare d’appalto, più o meno 95 milioni di euro per l’adeguamento delle linee ferroviarie portuali”.
E allora vediamolo dove finiscono questi investimenti.
“Partiamo dal parco Rugna, che è il parco a servizio del terminal Bettolo dove ci sono MSC, SEC e PSA. Ecco quel parco lì dovrà essere riorganizzato con 9 binari da 450 metri. Poi c’è il parco Fuori Muro. Il parco Fuori Muro sarà riadeguato alle norme europee e verranno spesi 65 milioni di euro per attrezzare 7 binari da 750 metri, proprio come al Campasso. Ma non è finita, abbiamo anche il terminal Nino Ronco dove sono previsti interventi di allungamento e di riattrezzaggio del parco ferroviario, così come sono in atto i lavori per raddoppiare il binario che collega questo terminal e tutta la parte portuale, compreso il parco Fuori Muro e il Rugna, con la linea sommergibile. La linea sommergibile è quella linea che, passando vicino a via Perlasca, corre lungo il parco di Sampierdarena, il cosiddetto parco Forni, dove potrebbero essere ricavati tra i sette e i dieci binari lunghi 750 metri, quindi un altro sfogo per riorganizzazione le merci”.
Ma allora a chi servirà il parco del Campasso? Non è che questo potenziamento guarda al disegno di mettere i depositi di GNL per la grande navigazione nella zona del terminal Messina, sulla sponda sinistra della foce del Polcevera, dove era previsto di dislocare i depositi chimici costieri che oggi finiranno a calata Somalia? Non sarà per questo che al Campasso è previsto l’ottavo binario per quel famoso 10% di merci pericolose? Per non congestionare la sommergibile dove si prevede di far transitare anche il GNL?
La fretta di usare i soldi del PNRR
“Qui tutti hanno fretta di investire i soldi del PNRR, di avviare la ripresa, però nessuno parla effettivamente di che cosa vogliono fare”, accusa Fassio dicendo che anche “l’Autorità di Sistema se ne sta chiusa nel suo porto. Poi ogni tanto dicono sui giornali che ci vuole un confronto con la cittadinanza perché il porto è il porto di Genova, è il porto che dà lavoro, che dà fiato all’economia. Però i loro progetti rimangono lì e non si discutono con nessuno”.
Col Comune di Genova “c’è stato qualche approccio in più”, precisa Fassio che però non è d’accordo con Bucci quando dice che a prendere le decisioni sono altri: “Ma se tu sei il Sindaco di Genova che lavora su questo territorio e devi guardare allo sviluppo economico ma anche all’ambiente, alla salute e alle condizioni dei tuoi cittadini, penso che una parolina su ferrovie o in Autorità Portuale la puoi spendere, magari per far sì che i cittadini conoscano meglio quello che si vuole fare su questo territorio”.
Chi decide dove far passare i treni?
“Ferrovie ha disposizione due linee, è lei che decide dove far passare i treni giorno per giorno, ora per ora, notte per notte. Non è il Sindaco. Non è l’Autorità Portuale. È il traffico, sono le linee, sono le confluenze, sono i problemi di esercizio”, si arrabbia Fassio spiegando che “i tecnici hanno un quadrante e guardano quali sono le linee più libere, quelle più veloci. Se non c’è niente di scritto, un accordo di programma, un contratto di servizio, firmato dalle Rfi, dal Comune, dalla Regione, da Autorità Portuale, allora ferrovie può fare quello che vuole. Non possiamo fermarci alle parole, andare sulla fiducia. Fino adesso chi è che ci ha dimostrato che ci può essere questa fiducia?”.
“Non è il momento di dividerci”
Gli interrogativi sono tanti. È per questo che “non è il momento di dividerci, soprattutto davanti a un colosso come Rfi”, continua Fassio pensando all’idea lanciata da Luigi Sessarego di ripristinare la travata metallica su via Fillak per eliminare il passaggio dei treni merci tra le case e lasciare solo il traffico passeggeri. “I nostri ragionamenti sono affini”, sottolinea, ma poi conclude dicendo che “noi in questo momento pensiamo e cerchiamo di non far passare nessun treno su via Canepari, eccetto la metropolitana”.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.