Depositi chimici costieri, Chiarotti: sul dislocamento nessuna certezza

Nell’incontro di Multedo il Sindaco non ha sciolto i dubbi sui costi di acquisto e bonifica delle aree né su Enac che dichiara “Genova deve decidere se vuole ancora l’aeroporto”

Genova – Perchè Carmagnani non ha ancora fatto istanza di spostamento quando la scadenza è agli sgoccioli, ma anzi mette in atto i lavori di manutenzione straordinaria all’impianto di Multedo? Quanto costerà al Comune l’acquisto delle aree? Chi pagherà i costi di bonifica?
Sono solo alcune delle domande che dopo l’incontro di mercoledì sera, organizzato dal Comitato Multedo per l’Ambiente, restano ancora sul tavolo. Insieme a un altro piccolo dubbio: questo dislocamento si farà davvero?

Se lo chiede Claudio Chiarotti, presidente del Municipio VII Ponente, quello che da cinquant’anni subisce la servitù dei depositi costieri.
“Il dislocamento è la grande notizia che Multedo aspettava però, vista la mia esperienza e la conoscenza che ho dell’argomento, ho delle perplessità sul fatto che la cosa possa succedere davvero”.
Una doccia fredda questa che accende i riflettori sui ricorsi annunciati contro la decisione del Sindaco di trasferire gli impianti a ponte Somalia, di fronte alle case di Lungomare Canepa. “Si tratta di ricorsi che potrebbero inficiare un percorso che Multedo non si merita venga stoppato”, dice Chiarotti aggiungendo che la sua paura è che si stia giocando a scaricabarile. “Non vorrei”, sottolinea il presidente del municipio, “che qualcuno dicesse di averci provato e se non ci è riuscito la colpa è di qualcun altro. Perchè questo il territorio non se lo può permettere”.

I trenta milioni del Decreto Emergenze da destinare entro gennaio 2022

E sarebbero diversi, secondo Chiarotti, i punti poco chiari di questa vicenda. Per primo il fatto che durante l’incontro di Multedo “il Sindaco ha detto che sarà nella fase di contrattazione con le aziende dismesse che si valuterà chi fa la bonifica e quanto costa. Ecco, una delle perplessità maggiori di questa vicenda è vedere che Carmagnani oggi sta facendo un importante intervento di ristrutturazione. Delle due l’una: o non ha intenzione di andarsene nell’immediato, e infatti l’istanza di concessione l’ha fatta solo Superba, oppure vuole mettere sul piatto della bilancia il costo degli investimenti che ha fatto”.
Ma allora il Comune dove li troverà i soldi per acquisire le aree, bonificarle e riqualificarle? Pagheremo tutto noi?
“Sono argomenti sui quali non farei spallucce”, denuncia Chiarotti ricordando che “nell’area San Giorgio, a Pra’, sono vent’anni che abbiamo un serio problema di bonifica della zona interessata dalla fonderia perchè il privato pensa di farla a 1 metro e il Comune la rivendica a 3. Dunque se succederà che i depositi andranno in porto, al netto dei 30 milioni di soldi pubblici stanziati dal Decreto Emergenze, qualcosa il privato dovrà investire anche là” e se non si mettono subito le cose in chiaro il rischio è “di avere dei grandissimi problemi per la riqualificazione. Perchè non stiamo parlando del ponte, un’opera che tutto il Paese voleva, con un portafoglio infinito, con le regole in deroga. Qui c’è da trattare con un privato che fa i suoi interessi”.
E non è da sottovalutare che quei 30 milioni del Decreto Emergenze potrebbero anche essere dirottati su qualcosa d’altro nel caso in cui i depositi non andassero in porto. L’importante è destinarli subito, entro il 15 gennaio prossimo. Altrimenti il Comune li perde.

La frenata di Enac

“Da presidente di questo municipio sono contento della decisione di trasferire i depositi costieri. Il dove è quello che mi lascia delle perplessità perchè vedo che potrebbe essere pericolosamente messo in discussione”.
Perchè a raffreddare l’entusiasmo, dopo l’ok di Autorità di Sistema Portuale su ponte Somalia, è arrivato anche Pierluigi Di Palma. Il presidente di Enac, infatti, a molti ha messo la pulce nell’orecchio dicendo che sul dislocamento dei depositi non è stato coinvolto e che sarebbe ora che “Genova decidesse cosa fare del suo aeroporto, possiamo anche mettere in conto che vi si debba rinunciare”.
“Sono tutti elementi che mi mettono in allarme”, sottolinea Chiarotti che ci tiene a ricordare che anche la strada seguita con l’università non ha portato a nulla: “Ringrazio la facoltà di Scienze Politiche per questo percorso condiviso con il territorio. Ma perchè per un anno parlo di tre siti e poi ne salta fuori un quarto?”.
E così torniamo al dubbio iniziale: “Non è che qualcuno vuol dire di averci provato e se non ci riesce dà la colpa a qualcun altro?”.

Via i depositi, arriva l’autoparco?

“Gradirei che il percorso del dislocamento arrivasse in fondo e che non dovessimo fare battaglie per impedire ulteriori servitù”. Lo ribadisce ancora Chiarotti pensando a un altro importante nodo da sciogliere, quello dell’autoparco nell’area Fondega Sud, a Multedo, spazio dismesso da Eni che lo ha dato in uso ad AMIU.
“Sembra quasi che ci sia un prezzo da pagare per lo spostamento dei depositi”, dice il presidente del municipio mettendo in rilievo che all’incontro di Multedo il Sindaco non ha risposto a chi gli chiedeva se il futuro di quella zona fosse destinato ai tir. “Perchè non ha smentito?”, visto che la costruzione di un nuovo casello autostradale prevista nell’accordo tra Comune e Aspi non disperde certo le preoccupazioni?
“La pelle a Ponente è bruciata parecchie volte e la paura è sempre tanta”.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.