Morti sul lavoro, Magni (CGIL): in un Paese dove mancano gli ispettori è più facile andare contro la legge

E sarebbero irregolari 9 imprese edili su 10. Lo dice il direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro

I numeri sono fermi a ottobre ma il conto ci dice che i morti sul lavoro nei primi dieci mesi dell’anno sono già 1.017. E mancano ancora novembre e dicembre, con i sei morti della settimana scorsa.
“Numeri spaventosi, una strage che abbiamo denunciato più di una volta. Per questo chiediamo al Governo di sbrigarsi ad assumere gli ispettori”, perchè il ritardo lo stiamo scontando tutto.
Il segretario Generale della Camera del Lavoro di Genova, Igor Magni, punta il dito contro le lentezze di un sistema che a oggi non ha ancora fatto fronte alla mancanza del “personale addetto alla sorveglianza e alle verifiche” e poi denuncia: “Se so che non verrà nessuno a controllare è più facile andare contro la legge”.
E in effetti lo stesso direttore dell’Ispettorato del lavoro ha dato numeri da brivido: 9 imprese edili su 10 sarebbero fuori norma.

Aziende a caccia di superbonus e cantieri come il far west

Di più. È un momento questo in cui le aziende sono a caccia di bonus e super bonus, come quello del 110%, e così “assumono squadre di cottimisti che per riuscire a mantenere i tempi di consegna dei cantieri mettono a repentaglio la loro vita. Lo stesso vale per i lavoratori degli appalti. E questo è inaccettabile”, continua Magni aggiungendo che “non si può parlare di ripresa quando è a scapito della sicurezza dei lavoratori”.
Poi sul lavoro messo in campo dalla CGIL sottolinea che “fortunatamente il Governo ha accettato la proposta di aumentare le pene a chi non rispetta le regole” ma visti i numeri la strada è ancora lunga.
Tant’è che anche a Genova “abbiamo aperto un tavolo permanente con la Prefettura, gli Enti locali e la Scuola edile genovese per verificare alcune di queste situazioni e intervenire. Ma è evidente che non basta e che ci servono gli ispettori promessi dal Governo”.
Anche perchè esistono tutta una serie di partite IVA che “vanno a lavorare per le imprese come privati, cioè non sono dipendenti diretti, e dunque le aziende non hanno obblighi rispetto alla formazione in tema di sicurezza. Ma questi sono lavoratori che sono esposti come gli altri”.

Lavoro in cantiere: non è ancora usurante

Un problema quello dei controlli sul rispetto delle norme di sicurezza che va braccetto con quello delle pensioni, lo dice Magni sottolinenando che “guarda caso alcuni di quei morti nei cantieri edili hanno 63, 65 anni. Come è possibile pensare che una persona di quell’età debba ancora andare in cantiere e magari stare per ore su un’impalcatura senza avere più le condizioni che poteva avere a vent’anni, a trent’anni o a 40”.
Sì perchè solo adesso si sta valutando che quello in cantiere è a tutti gli effetti un lavoro usurante e dunque per ora le regole del pensionamento anticipato non ne tengono conto.

CGIL in pressing sul Governo

Per tutto questo il segretario Generale della Camera del Lavoro di Genova ribadisce che il sindacato è in pressing sul Governo e ha messo sul tavolo delle proposte concrete “come ad esempio la famosa patente a punti. Se un’impresa non rispetta le norme gli vengono detratti questi punti e non può più partecipare alle gare d’appalto”.
Perchè non è che “posso mettere a repentaglio la vita delle persone di fronte a quella che è una fase economica di espansione”, tiene a sottolineare Magni che ripete: “Questo sarebbe drammatico e non è accettabile. Lo ribadisco, bisogna che le imprese si mettano in condizione di far lavorare le persone in sicurezza. I modi ci sono. La formazione, la ricerca, hanno permesso di avere ausili tecnici e di protezione individuale che possono evitare davvero percentualmente molti rischi. Però bisogna metterli in campo. Sono dei costi? Sì, sono dei costi. Però la vita umana penso che abbia un valore superiore a qualsiasi rendita che un datore di lavoro può fare sulla sua impresa”, conclude il sindacalista.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.