A chi ci ama, a chi amandoci ci segue, a chi non ci ama ma ci segue lo stesso, perché in fondo ama il contraddittorio, a chi non ci ama e non ama il confronto né confrontarsi ma ci legge lo stesso, perché è meglio tenersi informati, a chi fa finta di non conoscerci, a chi si riconosce e ci conosce, a chi vorrebbe articoli più brevi e simili a spot, a chi riconosce che un articolo non può essere uno spot. A chi predilige il giornalismo d’inchiesta rispetto alle pillole di notizie di certi social. A chi capisce che fra fare informazione e fare i comunicatori esiste una certa differenza. A chi comprende che non si può piacere a tutti e tutti non possono piacerci.
Ai colleghi, quelli che ci rispettano, quelli che fanno soltanto finta, quelli sempre pronti a criticare, quelli che… “quarant’anni di giornalismo”, come il professor Aristogitone, quelli del “Coro Chinato” – che non è solo un aperitivo – e quelli che preferiscono essere fuori dal coro.
E poi a chi, come noi, ha scelto la direzione ostinatamente contraria.
Buon Natale a tutti, sperando che la pandemia – anche quella causata da un virus – ci scampi e ci liberi.

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