Genova – Si riunirà il 30 dicembre per proseguire l’istruttoria presentata da Superba Srl su ponte Somalia e dare mandato “al Presidente di adottare ogni opportuna azione ed atto al riguardo, ivi compresa la predisposizione e formalizzazione dell’accordo sostitutivo del provvedimento di concessione, previa comunicazione al Comitato di Gestione, ai fini della ridislocazione su ponte Somalia dei depositi chimici Superba/Carmagnani”.
Così è scritto nello schema di deliberazione che Fivedabliu ha potuto leggere e che a giorni finirà davanti al Comitato di gestione di Autorità di Sistema Portuale che con questo atto darà la sua approvazione alla concessione di “77.000 mq circa” a Superba Srl che a sua volta si impegna “a mettere a disposizione della società Attilio Carmagnani AC SpA, per un periodo di almeno vent’anni, una capacità di stoccaggio pari a quella del suo attuale deposito”.
Un’operazione che si avvale del supporto della legge quadro portuali che permette di trattare direttamente con il soggetto che chiede la concessione, senza gara, motivando la scelta con un “rilevante interesse pubblico”.
I giochi, dunque, sembrano fatti.
E a nulla sono servite le osservazioni delle aziende che oggi occupano quelle stesse aree e che dovranno convivere con i depositi da separati in casa oppure sloggiare, né quelle dei comitati per le quali, nel documento in nostro possesso, si legge: “Quanto sopra esposto a riscontro delle osservazioni presentate vale, naturalmente, anche a confutazione delle osservazioni presentate da privati cittadini singolarmente e/o riuniti in comitati o associazioni, che sono state esaminate dagli uffici. Riguardo a queste ultime, si prende atto, in particolare, che un elemento comune è rappresentato dal sottolineare l’asserito perseguimento di un interesse privato (con ciò intendendosi quello di Superba), ma come si è avuto già modo di chiarire, la previsione della delocalizzazione dei depositi costieri di Multedo in ambito portuale è caratterizzata da interesse strategico come si evince chiaramente dal suo inserimento nell’ambito del Programma Straordinario e come evidenziato dallo stesso Commissario”, Marco Bucci.
Cosa possiamo aggiungere? Ah già, l’ambiente.
È scritto nel documento che “quanto, poi, alle ulteriori valutazioni di carattere ambientale e di impatto sull’esterno della nuova attività e delle procedure da adottare per l’approvazione del progetto si rimanda a quanto indicato nella deliberazione con la quale il Comitato di gestione ha adottato l’ATF”, cioè l’Adeguamento Tecnico Funzionale che è già un peccato originale di per sé. Sì, perchè un’operazione di dislocamento di queste proporzioni avrebbe richiesto almeno una procedura di variante al Piano Regolatore Portuale esistente. E invece niente, si procede con un adeguamento tecnico che di fatto annulla la terzietà dell’iter di valutazione ambientale perchè affida a “un consulente incaricato” e pagato dal decisore, cioè Autorità Portuale, “la Valutazione delle modifiche relative ai carichi ambientali derivanti dall’inserimento della funzione C5 negli ambiti S2 e S3 del vigente piano regolatore portuale”. Valutazione dalla quale emerge “una sostanziale compatibilità dell’attività con il contesto”.
Di più. Si evidenzia che “nei successivi sviluppi progettuali si porranno in essere le più opportune valutazioni anche al fine di adottare eventuali indicazioni o prescrizioni al riguardo”.
Ma allora è compatibile o si dovranno mettere dei paletti? E perchè farlo dopo che l’iter è già andato in porto?
Sono dubbi legittimi?
A leggere l’elenco dei “prodotti liquidi chimici e petrolchimici” movimentati su “banchine e pensiline automatizzate di carico autobotti e ferro cisterne” e stoccati in “serbatoi del tipo a tetto fisso o galleggiante, cilindrici, verticali, fuori terra”, pare proprio di sì.
Si parla, infatti, di “glicoli (meg, deg), metanolo, metil-etil-chetone, acetato di vinile monomero, acetato di etile, ortoxilene, cicloesanone, esano, eptano, toluolo, ipa, solventi idrocarburici, acido acetico, acetone, stirolo, soda caustica nonché biodiesel/gasolio vegetale ed oli vegetali (anche alimentari)”, con la precisazione che “l’evoluzione dei prodotti stoccati dipenderà dall’evoluzione del mercato“. Insomma, un salto nel buio.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.