Rwm, la fabbrica di armi sarda annuncia il taglio di 90 lavoratori

L’azienda si giustifica: minori commesse dopo la revoca della licenza di esportazione verso Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti

Milano – Un po’ di tempo fa, dalle colonne di questo giornale, ci chiedevamo se le istituzioni troveranno mai il coraggio di demolire l’ampliamento dello stabilimento della Rwm a Domusnovas, in Sardegna, dopo che il Consiglio di Stato ne ha bocciato l’iter autorizzativo.

Fuor di retorica, oggi possiamo affermare con certezza che no, nessuno ha intenzione di bloccare l’investimento da 45 milioni di euro della società che lì fabbrica “munizioni di grande calibro per l’esercito, bombe d’aereo, cariche da demolizione e testate … tradizionali per missili e siluri”. Di più: visto lo stop all’ampliamento e soprattutto all’esportazione di armi verso Arabia Saudita e Emirati Arabi, la società ha annunciato che nei prossimi mesi lascerà a casa 90 “somministrati”.

Andiamo con ordine: il Sulcis Iglesiente è una delle aree più depresse del Paese. Per questa ragione quasi tutte le amministrazioni comunali confinanti sono a favore dello stabilimento, nonostante il tipo di produzione che viene fatta. Stando alla censura pronunciata dal Consiglio di Stato, il comune di Iglesias avrebbe concesso l’autorizzazione all’ampliamento indicendo una conferenza dei servizi “in forma semplificata e in modalità asincrona” e spacchettando il progetto in 21 diversi ampliamenti, in modo da bypassare la necessaria Valutazione d’Impatto Ambientale.

Pochi giorni fa, dalle pagine dell’Unione Sarda, l’assessora all’Urbanistica e al Paesaggio del comune di Iglesias, Giorgiana Cherchi, annunciava candidamente che “ad occuparsi delle nuove autorizzazioni saranno gli stessi tecnici comunali che vi hanno lavorato in precedenza”.

Dello stesso tenore le dichiarazioni rilasciate alla stessa testata dalla neosindaca di Domusnovas, Isangela Mascia: “Speriamo solo che questa vertenza autorizzativa si concluda prima possibile perché abbiamo bisogno di tutelare il lavoro in un territorio allo stremo. Non è possibile che arrivi uno stop a lavori già ultimati, in uno stabilimento che per le sue caratteristiche è continuamente sottoposto a controlli e che finora è risultato sempre in regola”.

In realtà, una procedura fuori regola lo stabilimento della Rwm ce l’ha: manca – o meglio non è stato più aggiornato dal 2012 – il piano di sicurezza in caso di emergenza. Circostanza confermata anche dal Prefetto che sul punto scrive che “sono in corso le attività finalizzate ad un suo aggiornamento”. Non un dettaglio per una fabbrica di esplosivi che – a detta del suo amministratore delegato, Fabio Sgarzi – può stoccare 655 tonnellate di materiale esplodente.

In questo clima è passato sotto silenzio l’annuncio di Sgarzi che la Rwm lascerà a casa nei prossimi due o tre mesi 90 lavoratori con contratto di somministrazione. La decisione viene motivata con le minori commesse della società dopo la revoca della licenza di esportazione verso Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti da parte del governo.

La Rwm è la consociata italiana del gruppo tedesco Rheimetall AG, multinazionale nel campo degli armamenti che nel 2020 ha fatturato 5,8 miliardi di euro. La sua branca italiana, stando a quanto riferito da Sgarzi in audizione alla Commissione Difesa della Camera, ha fatturato nello stesso anno 140 milioni. Il contratto con l’Arabia Saudita per 415 milioni è stato firmato del 2016. Nonostante sia stato interrotto 5 anni dopo, il danno provocato dalla sua revoca ammonta, secondo Sgarzi, in 325 milioni.  Sono numeri difficili da interpretare ma che, secondo l’amministratore delegato, stanno alla base della riduzione di personale.

Sempre davanti alla Commissione Difesa, Sgarzi si è lamentato del mancato sostegno dello Stato che, a suo dire, ha colpito solo e ingiustamente la Rwm: “Per operare e crescere, è essenziale … avere una prospettiva certa … che si concretizzi in progetti di sviluppo e contratti di forniture pluriennali. Ma questa continuità, nel settore Difesa a differenza degli altri settori, può essere assicurata solo dallo Stato tramite commesse nazionali o il consenso e il sostegno all’esportazione”. Come dire: visto che ci avete tolto il sostegno all’esportazione, che si rimedi con delle commesse nazionali.

Più apertamente lo dice a Fivedabliu Emanuele Madeddu, segretario generale della Filctem Sardegna Sud Occidentale: “Già quando ci fu la decisione di sospendere le licenze noi, come organizzazione sindacale, ci saremmo aspettati che il governo prendesse in carico la questione occupazionale. Invece questo non è successo, così come non siamo mai riusciti a ottenere un incontro al Mise. E’ chiaro che l’esercito italiano non può subentrare in toto nella commessa persa, ma noi crediamo che la Rwm possa dare il proprio contributo nel sistema difesa dello Stato italiano e dei Paesi Nato”. 

Identica posizione assunta già dal luglio scorso dai deputati della Lega Roberto Paolo Ferrari e Eugenio Zoffili, che hanno chiesto al governo “di esplorare la possibilità di acquistare da RWM Italia le munizioni e gli altri materiali d’armamento oggetto di contratti congelati o non più in essere, per destinarli alle Forze Armate italiane.”

Chiara Pracchi