E la Fondazione Fulgis del Comune di Genova è all’avanguardia: 137 i purificatori installati nelle aule, nelle palestre e negli uffici dei tre plessi
Si intitola “Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza Covid-19: ambienti /superfici” ed è l’ultimo documento dell’Istituto Superiore di Sanità che contiene le linee guida per la sanificazione degli ambienti non sanitari. Un aggiornamento “sulla base delle più recenti evidenze scientifiche relative alla trasmissione del SARS- CoV-2” che punta l’attenzione sulla ventilazione e sulla sanificazione dell’aria perché, scrive l’ISS, “la modalità di trasmissione è ad oggi più focalizzata sulla via aerea piuttosto che attraverso il contatto con le superfici; pertanto maggiore attenzione è richiesta sugli aspetti riguardanti la sanificazione dell’aria e dell’ambiente, in associazione con le misure raccomandate dalle disposizioni vigenti in relazione alla situazione pandemica”.
Negli ambienti chiusi aumentano le probabilità di contagio
La letteratura scientifica più recente evidenzia “che il numero di contagi all’aperto risulta trascurabile rispetto alla trasmissione negli ambienti chiusi“, continua il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità che poi specifica come gli ultimi studi hanno stimato “per il SARS-CoV-2 un incremento di 10 volte del valore emissivo da un soggetto infetto nel passare da una condizione di semplice respirazione ad una nella quale il soggetto parla, e di circa 100 volte se il soggetto parla ad alta voce o canta”, in particolare in ambienti chiusi e poco ventilati.
Per questo le linee guida raccomandano il ricircolo dell’aria e segnalano che “nell’ambito dell’emergenza Covid-19 “si è assistito ad un aumento di proposte di sistemi/apparecchi di vario tipo con l’obiettivo di associare la filtrazione/purificazione dell’aria con la sanificazione degli ambienti”.
A questo proposito anche l’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (United States Environmental Protection Agency – US EPA) ha pubblicato un documento in merito all’uso dei purificatori dell’aria e alla loro efficacia rispetto al contrasto al Coronavirus.
La radiazione ultravioletta contro il virus
In commercio sono disponibili “numerose tipologie di purificatori d’aria che possono o meno associare filtri di vario tipo con sistemi basati sulla tecnologia a plasma, in grado di generare radicali efficaci nel ridurre la carica microbica, compresi i virus, presenti nell’ambiente”, o ancora “sistemi che si basano sull’azione di soli agenti fisici come la radiazione ultravioletta”. Lo precisa sempre l’Istituto Superiore di Sanità aggiungendo che “per quanto riguarda l’efficacia delle lampade tradizionali, studi di laboratorio recenti effettuati su SARS-CoV-2 (isolato da pazienti ospedalizzati) riportano che la radiazione UV-C a 254 nm può inattivare efficacemente il virus causa della pandemia Covid-19”.
I purificatori “Purelight LUG Flow” a scuola
Con le ultime linee guida dell’ISS, dunque, il trattamento dell’aria entra a pieno titolo nel “processo per ridurre il potenziale di trasmissione del virus negli ambienti indoor”, insieme “alle altre buone pratiche come il distanziamento interpersonale, l’uso di mascherine e l’igienizzazione delle mani”.
Da questo punto di vista, la Fondazione Fulgis del Comune di Genova con le sue tre scuole – il Liceo linguistico Deledda, il Duchessa di Galliera e il Deledda International School -, si è portata avanti installando nelle aule, nelle palestre, negli uffici e nei locali comuni dei tre istituti, 137 sanificatori d’aria a radiazione ultravioletta Purelight LUG Flow.
Si tratta di dispositivi per migliorare la qualità dell’aria che utilizzano la tecnologia UV-C, conosciuta e usata da tempo per i suoi effetti germicidi, che dopo l’emergenza Covid torneranno utili per rendere la vita più facile a chi soffre d’asma o di allergie.
Lo ribadisce anche il presidente del Fulgis, Antonio Oppicelli, che tiene a sottolineare come “noi cerchiamo di essere all’avanguardia sulla sicurezza e quindi anche sulle misure per tenere al riparo i ragazzi e i nostri dipendenti dal contagio ma a che da quelli che sono i rischi connessi ai pollini, alle allergie, all’asma”, e poi conclude: “Non è un investimento che eravamo obbligati a fare ma pensiamo fosse importante per la sicurezza di chi sta tante ore a lavorare con impegno nelle nostre scuole”.
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