Oltre al cocco c’è di più. Ecco come la ‘Ndrangheta organizza il traffico internazionale di droga

Gratteri: “La ‘ndrangheta è l’unica mafia che prende la cocaina in conto vendita e non ha bisogno di lasciare il pegno umano”

La Colombia produce il 70% della cocaina che circola nel mondo. Quindi la maggior parte della polvere che viene pippata in Europa arriva dal paese del sud America che nel 2020 ha aumentato la produzione dell’8% nonostante i territori di coltivazione siano diminuiti dal 2019 del 7% e nonostante i militari colombiani abbiano sradicato, solo nel 2020, 130.000 ettari di colture di cocaina, per un mancato guadagno per i narcos di circa 301 milioni di dollari.

Oltre alla modalità di trasporto via mare, e per quanto riguarda l’Italia i porti più utilizzati sono quelli di Genova, Ancona, Cagliari, e Gioia Tauro, dal 2014 i narcos boliviani e colombiani, oltre ai tradizionali sistemi di occultamento della droga all’interno di sacchi di caffè e carichi di banane, hanno iniziato a utilizzare la cocaina liquida che è più difficile da individuare.

Cos’è la cocaina liquida

La polvere di cocaina può essere miscelata con solventi per produrre un liquido difficile da identificare per le forze di polizia. Poi, attraverso un procedimento inverso, una volta arrivata a destinazione la cocaina può essere riconvertita in polvere.
La cocaina liquida è difficile da rilevare proprio perché si confonde con altri liquidi, anche a base alcolica, e può essere spalmata su qualsiasi oggetto. La Dea trovò cocaina all’interno di bottiglie di rum o spalmata su corde, o intrisa su capi di abbigliamento. Un sistema che funziona anche nel caso di ovuli ingeriti, che risultano praticamente invisibili allo scanner perché si mimetizzano con i liquidi contenuti nello stomaco.
O come è accaduto ieri nel porto di Cartagena de Indias dove le autorità colombiane hanno sequestrato un carico di circa 20.000 noci di cocco con all’interno cocaina liquida, molto simile al latte di cocco.

Al netto del  sistema di occultamento che può risultare quantomeno strano, la quantità di cocaina che aveva per destinazione il porto di Genova, possiamo quantificarla in circa 1,5 tonnellate di sostanza pura, che diventano 6 tonnellate se tagliata 1 a 4, cioè 6 milioni di dosi da un grammo, per un valore sul mercato tra i 100 e i 150 milioni di euro.

Chi era il destinatario di una partita così importante di stupefacenti?

I nuovi cartelli colombiani considerano la ‘ndrangheta un partner affidabile perché basa la sua essenza su stretti vincoli familiari. Gli uomini delle ’ndrine hanno una posizione di primo piano rispetto a Cosa nostra, Camorra e Mafie pugliesi. Il motivo di questa posizione di privilegio è spiegato proprio dai nuovi narcos: “La ’Ndrangheta è più affidabile perché gli ’ndranghetisti non parlano e non si pentono”.
In un bel testo scritto da Francesco Forgione “La soppressata e il computer, il pastore e il banchiere, San Luca e il Mondo”, viene ben spiegato come il legame con la Calabria venga tenuto saldo e vivo da chi per curare gli affari di famiglia va all’estero. La dualità degli ‘ndranghetisti, tra tradizione e tecnologia, “ha giocato da caratteristica vincente per questa organizzazione, una dualità possibile solo grazie alla capacità dell’organizzazione di riprodursi identica a se stessa e alla capacità di mantenere i legami con la terra madre”.

E le famiglie di ‘ndrangheta presenti stabilmente in Sudamerica, in particolare in Colombia, sono i Morabito di Africo, i Mazzaferro di Marina di Gioiosa e i Mancuso di Limbadi, oltre alla potentissima ‘ndrina dei Molè di Gioia Tauro.

A chi era destinata dunque la partita di noci di cocco?

fp

Fabio Palli

Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.