E infatti l’Italia ha il record di procedure d’infrazione e violazione delle direttive europee in materia ambientale e leggi sul clima
Con 468 voti a favore, uno contrario e sei astenuti, questa settimana la Camera dei Deputati ha introdotto nella Carta Costituzionale la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, “anche nell’interesse delle future generazioni”. La modifica, in seconda lettura e già approvata al Senato lo scorso novembre, entrerà in vigore con effetto immediato e senza referendum perchè votata da oltre due terzi del Parlamento.
La procedura la definisce l’articolo 138 della Carta stessa, dove si stabilisce che la modifica della Costituzione possa avvenire solo con una legge che sia adottata da ciascuna Camera, con due successive deliberazioni a intervallo non minore di tre mesi. Nella seconda votazione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti di entrambi i rami del Parlamento.
La riforma che riguarda l’ambiente è stata approvata in prima deliberazione dal Senato il 9 giugno 2021 e dalla Camera il 12 ottobre. Quindi in seconda deliberazione, con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, dal Senato il 3 novembre 2021 e dalla Camera l’8 febbraio 2022. Il disegno di legge di riforma costituzionale ha così concluso il suo iter.
È la prima volta che viene modificata la prima parte della nostra Carta, cioè quella che riguarda i principi fondamentali.
La tutela dell’ambiente tra i principi fondamentali
Sono due gli articoli modificati dal disegno di legge votato dal Parlamento: il 9 e il 41.
L’articolo 9 rientra nei principi fondamentali e, prima della riforma, era composto da due commi. Oggi i commi sono diventati tre, e ne hanno cambiato il testo così: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali“.
È anche la prima che viene inserito in Costituzione un riferimento agli animali che non vengono più considerati come fossero cose. Si tratta di una novità importante che segue l’orientamento dell’Ue che nel Trattato sul funzionamento dell’Unione riconosce dignità agli animali “perchè sono esseri senzienti”. Sempre all’interno dell’art. 9, il DDL prevede una riserva di legge, stabilendo che è il legislatore che dovrà definire le forme e i modi di questa tutela.
Nuovi limiti all’iniziativa privata
L’articolo 41 è quello che disciplina l’iniziativa privata. Dice: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”.
In questo modo si dà attuazione al nuovo articolo 9.
Le dichiarazioni della politica
In una nota il presidente della Camera, Roberto Fico, ha detto che “si tratta di un passaggio storico. Un segnale chiaro del Parlamento che dovrà essere un faro per il presente e il futuro del nostro Paese”.
Apprezzamento anche da parte di Palazzo Chigi che commenta: “Una giornata storica per il Paese che sceglie la via della sostenibilità e della resilienza nell’interesse delle future generazioni”.
Le infrazioni europee all’Italia sull’ambiente
Al netto dei battimani, dai dati del Ministero della Transizione ecologica emerge che “il settore ambientale è quello che soffre maggiormente di situazioni di non conformità alle norme europee, essendo interessato da 24 procedure d’infrazione che vedono come capofila il Ministero della transizione ecologica”.
E in effetti il nostro Paese è al primo posto per numero di casi pendenti o giudicati presso la Corte di Giustizia Europea.
Per fare qualche esempio, quanto all’acqua, l’Italia è assoggettata a quattro procedimenti di infrazione per il mancato o non adeguato rispetto della Direttiva 91/271 per il trattamento delle acque reflue urbane e il mancato adeguamento delle reti fognarie. Altre tre procedure riguardano il settore dei rifiuti, le discariche abusive e, in particolare, l’emergenza che ha investito la Terra dei fuochi.
Sulla qualità dell’aria le procedure sono quattro, due di contenzioso e due cosiddette di pre contenzioso. Interessano il superamento sistematico dei limiti di legge per PM10, NO₂, e PM 2,5, più una messa in mora per la mancata presentazione del programma nazionale di controllo dell’inquinamento atmosferico.
In tema di energia, la Commissione Europea ha aperto una procedura per la mancata osservanza di alcune disposizioni della Direttiva 2011/70/EURATOM sul programma nazionale per lo smaltimento e la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi.
Poi c’è l’ILVA di Taranto. Qui “le autorità nazionali non si sarebbero attivate abbastanza per garantire che l’ILVA si uniformasse all’AIA, rendendosi, quindi, responsabili della violazione dell’obbligo di vigilanza”. La procedura è aperta dal 2013.
Magari ricordiamocelo quando parliamo di “future generazioni”.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.