Puntini e accenti sulle “i”
Di professione fa l’avvocato e, come tale, si dimostra anche incline ad un certo rispetto per la precisione. Così mette tutti i puntini sulle i. Anzi l’accento giusto sulla i. Affinché non si incorra nel peccato di dubbio gusto di confondere il suo nome con un detersivo che negli anni Ottanta veniva propagandato in Tv come quello che “fredda lo sporco e accarezza i colori”, oppure quello del “pulito impeccabile senza acqua bollente”. Perciò ad evitare qualche battutaccia becera sullo sporco e sul pulito impeccabile lui, appena sceso in campagna elettorale, ci tiene a far sapere al colto e all’inclita che di nome fa Ari’el e non semplicemente e semplicisticamente Ariel. E noi ci teniamo a dire che, comunque, Ari’el rappresenta un arcangelo utilizzato nell’antichità per il Demiurgo.
Ci tiene, insomma, il candidato sindaco del centrosinistra Ari’el Dello Strologo, che, come detto, di professione fa l’avvocato, ai puntini, anzi agli accenti, sulle i. Anche se poi, magari, sulle questioni più di sostanza che di forma incespica e scivola. Rischiando persino l’autogol clamoroso.
Perché poi, quando si scende in campo, magari occorrerebbe anche dimostrare ai futuribili, potenziali elettori che si è trasparenti. Anche denunciando che, purtroppo, tutte le realtà del territorio è impossibile conoscerle approfonditamente; promettendo persino, con una certa umiltà, di essere pronto ad impegnarsi e a studiare per averne maggiore comprensione. Solo che così si rischia di mettere su un piatto d’argento a favore del potenziale avversario tutto il materiale per l’attacco. Figurarsi poi se l’intera compagine che ha amministrato negli ultimi cinque anni, sentendosi messa sotto tiro, ti sta aspettando al varco.
Accade così che il povero Ari’el, che ha già provveduto alla doppia abiura che gli è stata chiesta – le dimissioni dal consiglio di amministrazione di “Superba” e di smentirsi sulla dichiarata idoneità di ponte Somalia per il trasferimento degli impianti del petrolchimico, pena l’indegnità sostenuta da pentastellati e sinistra per il ruolo di candidato sindaco del Polo progressista – finisca per mettersi nei guai da solo.
M’an vosciu dî
Il giornale cittadino, di terza mano, “un amico di un amico mi ha detto che lui (Ari’el) avrebbe confidato di non conoscere le periferie” . E succede proprio il giorno prima della presentazione ufficiale: “Voglio girare tutti i quartieri, soprattutto per andare in quei luoghi che conosco poco e in cui mi conoscono poco”. La frase incriminata, comunque pur non provenendo in prima persona da Dello Strologo, non parla esplicitamente di periferie.
Epperò il giornalista in questione lo dà per scontato. Contribuendo alla sottolineatura del personaggio che non ha frequentato le sezioni di partito e nemmeno le feste dell’Unità. Poi c’è l’attacco frontale all’amministrazione uscente, sempre per bocca di un amico di un amico: “Bisogna parlare con i genovesi, capire i loro problemi, perché sotto questa patina di efficienza sono convinto stia montando un grande malcontento verso l’attuale amministrazione comunale”. Un ragionamento normalissimo – anche questo attribuitogli – che comunque fa scattare la contraerea della maggioranza, in attesa da tempo di poter iniziare a cannoneggiare qualsiasi passerotto osi librarsi in volo nei cieli della Repubblica di Genova.
Pronti ad affrontarli sul loro terreno
E il ragionamento sulle periferie sconosciute è un invito a nozze per l’uomo forte della giunta di Marco Bucci, plenipotenziario e, addirittura, colui che secondo i rumors dietro le quinte dicono che potrebbe succedergli. Anche lui avvocato, manco a farlo apposta. Pietro Piciocchi approfitta del m’an vosciu dî, tipico della spregiudicatezza tutta genovese, e dedica al candidato sindaco del centrosinistra un lungo post sul suo profilo personale: “Dalle prime battute del candidato Dello Strologo comprendo già quale sarà il terreno e il cliché su cui sarà impostata la campagna elettorale della sinistra per le comunali: grandi discorsi sulle diseguaglianze, solidarietà, ambiente, sviluppo sostenibile, periferie. Non avrebbero potuto sfidarci su un terreno migliore e li ringrazio davvero tanto. Questa è la giunta che ha demolito le Dighe di Begato, quella che ha aiutato le famiglie in difficoltà durante la pandemia e investito più risorse per il potenziamento dei servizi sociali”. Botta… e risposta.
È l’inizio ufficiale della campagna elettorale.
La candidatura di Dello Strologo fino a quel momento non era stata nemmeno ufficialmente annunciata, perché ci si era limitati ad interminabili valzer per acquisire il massimo gradimento possibile dei raporesentanti dei partiti e delle liste civiche. Però il centro destra dà il via alle manovre di guerra. Del resto i tempi sono incredibilmente stretti. E giornali e giornalisti sperano in un clima incandescente da resa dei conti.
Il programma al centro del progetto
Quello che spaventa almeno un po’, e già in questo iniziò scoppiettante, è che sempre più partiti, politici ed esponenti dalla società civile, ancorché candidati, pretestuosamente, o forse addirittura inconsciamente , finiscano per scambiare gli elettori per comuni consumatori. E che quindi scattino promozioni e perfino pubblicità comparative. Piciocchi, avverte in sintesi il suo antagonista, che il terreno sul quale hanno deciso di indirizzare lo scontro è particolarmente impervio: “Su periferie e sociale nessuno come noi”, potrebbe essere lo slogan per la prossima campagna elettorale. E rispedisce al mittente già a disagio – sempre a tener conto delle voci – anche la parte centrale del progetto di programma. Perché l’operazione di abbattimento della Diga viene usato come emblema delle inadempienze della sinistra nella politica abitativa popolare. Tanto che quegli erigendi quartieri che una volta venivano indicati con un numero, le 167, sono stati soprattutto e storicamente, un nervo scoperto per la sinistra. Quella degli anni Settanta-Ottanta, con quelle costruzioni in stile “sovietico” che contribuivano ad identificare quartieri e progetto. Zone franche, divenute con il passare degli anni e soprattutto percepite dalla maggior parte dei genovesi, come un ricettacolo di problemi e piccole infamità. Dallo spaccio ai furti fino all’occupazione abusiva degli alloggi. Il mondo degli ultimi. Senza possibilità di rivincita, riaffermazione o di redenzione.
Quindi, per voce della propaganda, aver deciso di abbattere qualche casa di quel quartiere è come voler suggerire che Piciocchi e Bucci hanno cancellato e soppresso la povertà.
Perciò il candidato Dello Strologo farà bene a utilizzare la stessa pervicacia e precisione per analizzare le fenomenologie comunicative che da qualche anno a questa parte utilizzano gli avversari. E non solo.
E gli farà bene anche cercare di comprendere che molte emittenti, siti di informazione e testate tradizionali e on line sono già schierati. E non dalla sua parte. Perché, come sempre, vince chi può gestire i finanziamenti. E il centro destra in questi sette anni di governi locali su quella strategia si è rinforzato parecchio.
È la stampa bellezza
Il tutto giocato fra comunicazione e informazione dove anche molti giornalisti – per carità non tutti – più facilmente svolgono il ruolo di comunicatori di parte e sempre meno quello di fare informazione indipendente e quindi al di sopra delle parti.
Così accade e, purtroppo, succede anche al candidato del campo progressista di voler delimitare l’ambito dei giornalisti “amici” e “non amici”, fino a limitarne il numero delle domande agli incontri pubblici e alle conferenze stampa. Per testata ma non soltanto. Sino al paradosso che un collega pubblicamente gli si rivolge definendolo “Il suo candidato”. E lo fa per ben due volte. Ribadendone il concetto. Tanto la platea rumoreggia, suggerendo che in fondo l’avvocato prestato alla politica ancora non ha un suo ufficio stampa.
Però ci sono anche quelli, non solo i giornalisti ma anche gli editori, che hanno già fatto capire da che parte staranno in questa campagna elettorale. Che poi maniman è sempre la stessa. Stringendo…. quella del probabile vincitore. E Giovanni Toti e Marco Bucci, quest’ultimo nella doppia versione di Sindaco e Commissario, sono comunque particolarmente avvantaggiati. I probabili vincitori, che manovreranno i cordoni della borsa. Con tutta quella pioggia di denaro in arrivo. Per rilanciare la Liguria, Genova e i suoi imprenditori.
Il vaticinio di Draghi
Perché alla fine anche l’ultima visita del premier Mario Draghi a Genova ha contribuito a rilanciare l’immagine della nostra città come emblema di rilancio e progresso. E non a caso si è passati dal modello Genova per il dopo Morandi al Genova città pilota. Una sorta di imprimatur all’amministrazione uscente di una città in cui, in virtù del modello, si provvederà a rilanciare progetti congelati, oppure no. Il tutto godendo di pratiche burocratiche meno laboriose e maggiore disinvoltura nei finanziamenti. Insomma l’inizio di una nuova età dell’oro è prossima.
Ovviamente con i gestori di prima. Sindaco e commissario in una gara bipolare tra chi progetta il futuro urbanistico della città e chi elargisce i finanziamenti. O, dovesse andare male, con cariche sdoppiati in due persone ma con una unica visione politica. Per offrire almeno una immagine senza contrapposizione del passaggiofra progetti e denaro.
E intanto su qualche tv locale alla scritta in rosso che dice “Servizio pubblico” si sostituiscono, una dopo l’altra, le immagini del Premier Draghi con Toti e con Bucci, poi con i rappresentanti del comitato delle vittime del Morandi. Infine con i costruttori del Terzo Valico. Un gigantesco spot preelettorale. A far intendere che se Draghi è arrivato a Genova – vedi caso proprio poche settimane dopo la soluzione della questione del Quirinale che ha rafforzato non soltanto lui – il merito è di quell’abbinata lì. Giovanni Toti e Marco Bucci. E che, probabilmente, i giochi sono già fatti, per le prossime amministrative. E per la successiva distribuzione di denaro.
In un ambiente in cui la comunicazione è scivolata sull’informazione, prendendone quasi totalmente e funzionalmente il posto. In un ambito, quello pubblico delle conferenze stampa e incontri pubblici, in cui le domande vengono visionate dagli uffici stampa e ammesse o non ammesse. A seconda della possibile difficoltà da parte di chi deve rispondere. E ad essere ammessi a fare domande spesso sono poi sempre gli stessi, i cantori di corte. Ovviamente con strategie diverse che variano a seconda dell’editore e della testata.
Poi c’è l’informazione che magari è abituata a porgere anche domande scomode, che ormai spesso viene emarginata.
Mi piacerebbe, per esempio, che anche in questo particolare ambito il rappresentante del centrosinistra ci volesse sorprendere con un cambio radicale di atteggiamento, da opporre al next question please di cui il sindaco uscente Bucci ha costellato le sue conferenze stampa. Insomma che il rappresentante del campo progressista si faccia carico di indicare, consciamente o inconsciamente, un nuovo corso. In completa opposizione all’andazzo attuale. Che poi è quello che anche le conferenze stampa sui più svariati problemi debbano finire per rappresentare inevitabilmente uno spottone elettorale.
Il nuovo corso del nuovo candidato dovrebbe suggerirgli di rispondere a tutte le domande. Persino alle eventuali richieste di approfondimenti.
A mio modesto parere sarebbe una significativa inversione di tendenza. La prova provata che da lì potrebbe incominciare veramente un nuovo corso. E che il vero potere forte sull’elettorato possa essere l’informazione attraverso cui si convince. E non un potere calato dall’alto, “oliando” comunicatori ed editori dei presunti organi di informazione.
Paolo De Totero
Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.