Mosca – Le informazioni si susseguono veloci sui media. Dalla notte di questo 24 febbraio 2022 l’offensiva russa è iniziata e i primi report non tardano ad arrivare: “I soldati ucraini stanno abbandonando le loro posizioni di fronte a un’offensiva russa – ha affermato Mosca – sostenendo anche che “le sue forze armate non stanno colpendo le città e non rappresentano una minaccia per i civili”.
Probabilmente in Ucraina potrebbero raccontare un’altra storia, fatta di paure, esplosioni e morti. Come in tutte le guerre peraltro. Così Putin ha deciso di mettere ordine con il sistema più vecchio della storia dell’uomo, la guerra. E in gran parte siamo responsabili anche noi, occidentali con le pezze nel sedere, che abbiamo osannato, fino a pochi mesi fa, Putin e le sue risorse energetiche e i suoi rubli.
Le informazioni impossibili da verificare
In un mondo connesso a tempo pieno siamo costretti a cercare le conferme alle notizie stratificando le informazioni che arrivano e poi spremendole nella speranza che il succo che ne derivi sia attendibile. E quindi prendiamo con le pinze il comunicato che arriva da Mosca e che riporta le informazioni rassicuranti dei funzionari russi che dichiarano che “i militari ucraini stanno lasciando i loro posti in massa, deponendo le armi”. E sempre secondo il comunicato “le posizioni delle forze armate ucraine che hanno deposto le armi non vengono attaccate. Le forze armate russe non colpiscono le città ucraine. Non vi è alcuna minaccia per la popolazione civile”.
Sangue annacquato dalle definizioni militari
Perchè come in ogni guerra moderna, il sangue viene annacquato dai “missili chirurgici” dagli “obiettivi militari” o dalle “installazioni strategiche”, come se fossero pezzi di terra inanimati e senza vita dentro e intorno.
Poi scopri dalla voce di un sindaco di una piccola città che sono morte tre persone, che ci sono feriti, che uno dei morti è un bambino. E la politica fa la sua sporca parte invitando i cittadini a prendere le armi. Era successo anche in Kosovo, dove a difendere il suolo patrio arrivavano camerieri, camionisti, imbianchini, impiegati, muratori dalla Norvegia, dall’Italia, dalla Germania, luoghi dove erano stati costretti ad andare a cercare lavoro. La loro aspettativa di vita era di una giornata, forse due. Ne sono morti a centinaia sotto i colpi degli eserciti addestrati e armati fino ai denti.
C’è anche facebook
Ma oggi c’è anche facebook, dove Alexey Reznikov, ministro della Difesa ucraino, ha invitato i cittadini a prendere le armi di fronte all’offensiva russa. “Il nemico attacca, ma il nostro esercito è indistruttibile”. Chiunque sia pronto e in grado di detenere armi può ora unirsi alle forze di difesa territoriale nella tua regione”.
E gli fa eco il ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba, che ha dichiarato che Mosca “ha appena lanciato un’invasione su vasta scala dell’Ucraina e l’Ucraina si difenderà e vincerà”. Il mondo può e deve fermare Putin.
Quando Putin era un amico
Lo stesso mondo che con Putin faceva affari, accordi. Chi ha un briciolo di memoria lo ricorderà. Tutti a strisciare a Mosca per strappare gli accordicchi sul gas, per elemosinare energia. E poi ci sono Le banche, anche italiane, che in Russia hanno investito i capitali dei clienti.
Male che vada la passeranno liscia, banche e grandi investitori, perchè i conti li pagheremo noi risparmiatori.
Poi ci sono i soliti leader mondiali, come Biden, che dopo aver fomentato gli animi per anni, oggi dichiarano che quella di Putin è una “guerra premeditata che porterà a una catastrofica perdita di vite umane e sofferenza umana”.
E il nostro ricordo va a quando, in tempo di elezioni USA, le tifoserie si dividevano sui social tra una gretto con i capelli arancioni e un tipo strano che sembrava passato da lì per caso. Dimenticando che quando arrivi a contenderti il posto da Presidente degli Stati Uniti devi essere senza scrupoli. Per poi magari vincere il Nobel della Pace, come è successo a Barak Obama, dopo aver sganciato una quantità incalcolabile di bombe in giro per il mondo.
Le parole sensate del Generale Bartolini
E sembra incredibile, ma le poche parole sensate le ha pronunciate il Generale Marco Bartolini, già comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze in un’intervista rilasciata all’agenzia AdnKronos qualche giorno fa: “In Ucraina siamo arrivati a un punto molto delicato, il fatto che Putin abbia riconosciuto le due repubbliche del Donbass sicuramente cambia la situazione. Peraltro ci sono recedenti storici illustri sul campo avverso, è la stessa cosa che è avvenuta in Kosovo da parte nostra e nonostante le rimostranze russe all’epoca abbiamo riconosciuto l’autonomia del Kosovo dalla Serbia, la Russia si è opposta. La situazione molto delicata, credo che la Russia cerchi adesso di metterci di fronte al fatto compiuto, un po’ come successo con la Crimea e noi non abbiamo reagito, basandosi anche su un plebiscito nella regione”.
La voglia americana di stravincere
“Credo che la Russia sia stata vittima, come noi, della voglia di stravincere americana, gli Stati Uniti non si sono limitati a vincere la Guerra Fredda ma l’hanno anche voluta umiliare prendendole tutto quello che in un certo senso rientrava nella sua area di influenza. Ha sopportato con i Paesi Baltici, la Polonia, la Romania e la Bulgaria: di fronte all’Ucraina che gli avrebbe tolto ogni possibilità di accedere al Mar Nero, ha reagito. Questa è la situazione che ci troviamo ad affrontare. C’è stata un po’ di arroganza nello spingerli in un angolo, adesso hanno reagito. Ora speriamo che ci si limiti alle due repubblichette del Donbass e non ci sia altro, ma c’è anche un problema di tenuta del regime in Ucraina, dove si è creata una situazione con un primo ministro abbastanza improbabile, uno che viene dal mondo”.
E mentre i nostri politici fanno la voce grossa contro Putin, parlando a sproposito di sanzioni economiche contro la Russia e altre amenità, faremo la conta dei morti in una guerra che non è nuova ma che in molti avevano scordato.
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