Sei anni di reclusione anche per corruzione in atti giudiziari aggravata dalle modalità mafiose
Catanzaro – L’avvocato Armando Veneto, 86 anni, ex deputato e parlamentare europeo dell’Udeur, è stato condannato a 6 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione in atti giudiziari aggravata dalle modalità mafiose.
La sentenza è stata emessa, a conclusione del processo con rito abbreviato, dal Gup distrettuale di Catanzaro, Matteo Ferrante. La condanna coincide con la richiesta che era stata formulata, nella sua requisitoria, dal pubblico ministero, Veronica Calcagno.
I reati contestati all’avvocato Veneto, tra i più noti penalisti calabresi e già presidente dell’Unione delle Camere penali italiane, traggono origine da fatti che risalgono al 2009 e si collegano alla presunta corruzione che sarebbe stata messa in atto nei confronti del giudice Giancarlo Giusti, all’epoca componente del Tribunale del riesame di Reggio Calabria, arrestato nel 2012 con l’accusa di corruzione aggravata dalle modalità mafiose nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Dda di Milano sulla cosca di ‘ndrangheta dei Lampada, operante nel capoluogo lombardo.
Giusti – morto suicida nel 2015 – nel 2009, annullò un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa a carico di Rocco e Domenico Bellocco, presunti appartenenti all’omonima cosca della ‘ndrangheta, e di Rocco Gaetano Gallo, legato allo stesso gruppo criminale, coinvolti nell’operazione “Rosarno è nostra 2”.
Nella decisione del giudice Giusti, a detta dell’accusa, avrebbe influito l’avvocato Veneto, che avrebbe avuto un ascendente sul magistrato per presunti rapporti pregressi. Il giudice, in cambio della revoca del provvedimento restrittivo, avrebbe ricevuto un compenso di 120 mila euro da Rocco e Domenico Bellocco e da Rocco Gaetano Gallo.
Il gup Ferrante, nell’ambito del procedimento concluso oggi, ha emesso altre tre condanne a carico dello stesso Domenico Bellocco e di Giuseppe Consiglio, ai quali sono stati inflitti 6 anni di reclusione, quattro a Rosario Marcellino e due a Vincenzo Albanese. Nella vicenda della presunta corruzione del giudice Giusti sono coinvolti anche Vincenzo e Gregorio Puntoriero, che avrebbero fatto anche loro da intermediari col magistrato, per i quali il processo prosegue con rito ordinario.
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