Il rapporto dell’IPCC: “Il cambiamento climatico è diffuso, rapido e in via di intensificazione”
Il livello delle acque nel Mediterraneo è aumentato di 14 centimetri in 100 anni, dal 1900 al 2000.
Lo dice il nuovo rapporto dell’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change), il gruppo di scienziati che studiano il Clima su mandato delle Nazioni Unite.
“Il ritmo di crescita ha dato un’accelerata alla fine del ‘900, e ci si attende continui a crescere in futuro a un tasso simile alla media globale, raggiungendo valori potenzialmente prossimi al metro nel 2100”, spiegano gli scienziati.
L’aumento del livello del mare “continuerà nei prossimi secoli anche nel caso le concentrazioni di gas serra si stabilizzino.
L’innalzamento del livello del mare ha già un impatto sulle coste del Mediterraneo e in futuro aumenterà i rischi di inondazioni costiere, erosione e salinizzazione. Le coste sabbiose strette che sono di grande valore per gli ecosistemi costieri e per il turismo sono a rischio di scomparsa”.
L’adattamento – rileva l’Ipcc – “include opere ingegneristiche di varia scala ma che, nonostante la loro efficienza, hanno effetti negativi sugli ecosistemi, sull’attrattività turistica delle coste e sui costi economico-finanziari, che le rendono vantaggiose solo per zone densamente popolate”.
Esistono poi dei sistemi cosiddetti soft-ecosistemici che sono “limitati dalla competizione con altre attività nell’uso del territorio. In molti Paesi del Mediterraneo, la pianificazione non risulta prendere in considerazione la possibilità di marcati aumenti del livello del mare”.
Agli studi sull’Europa ha contribuito tra gli altri Piero Lionello dell’Universitàdel Salento, Cmcc (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici).
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