Depositi chimici in mezzo alle case, l’esperto ci mostra gli effetti sul territorio

Il chimico ambientale: si tratta di una ricerca condotta da noi dell’IST nel 2006 sugli alunni delle scuole medie di Multedo

Genova – Quella coordinata da Federico Valerio, chimico ormai in pensione ma da sempre in lotta contro le diseguaglianze ambientali, è una ricerca che risale al 2006 e che “purtroppo è sempre attuale”, sottolinea l’esperto che oggi è in forza all’ECOistituto ReGe e che spiega: “Serviva ad analizzare gli effetti della presenza dei depositi chimici sul centro abitato”.
In questo caso l’Ist, l’Istituto Scientifico Tumori di Genova che nel 2011 è stato accorpato al San Martino, aveva messo sotto la sua lente di ingrandimento gli alunni delle scuole di Multedo e poi aveva confrontato i risultati con le rilevazioni effettuate in simultanea nelle scuole di Quinto.
Due settimane di campionamenti e il risultato non aveva lasciato spazio a dubbi: “La concentrazione di COV – quei Composti Organici Volatili contenuti ad esempio in colle, adesivi, solventi, e vernici – nei rilevatori posizionati a Multedo raggiungeva i 114 microgrammi per m³ mentre a Quinto era ferma a 81″. Un abisso che l’esperto definisce più tecnicamente come “una differenza statistica molto significativa”.
E dunque? Il secondo passo da fare era quello di individuare la fonte di questo inquinamento.
“Esistono delle caratteristiche che ci permettono di capire chi sta inquinando. Si chiamano impronte digitali chimiche“, sottolinea Valerio che poi chiarisce che si tratta di  “uno spettro caratteristico di un determinato composto o di una determinata miscela che serve a identificarla in modo univoco”.
Tra l’altro, ricorda l’esperto “ad aprile 2005 avevamo fatto un’altra ricerca monitorando la zona dell’aeroporto ma neanche lì c’erano valori così elevati di COV come a Multedo”.
E così i ricercatori dell’Ist sono andati a vedere queste benedette impronte digitali.
“Sono venute fuori 12 molecole traccianti che ci hanno permesso di individuare 4 fonti“, dice Valerio che le elenca: “Erano il traffico, il porto petroli, Superba, e Carmagnani”.
Non restava che capire quanto ognuno di loro contribuisse all’inquinamento. “È risultato che tutte e tre insieme contribuivano per il 44% sul totale”.
A questo punto la ricerca si è spinta più a fondo, fino a stabilire che “nell’aria di Multedo c’erano il benzene, un cancerogeno certo ma in concentrazioni sotto la soglia di guardia, e poi toluene e xileni, che sono composti neurotossici. Tutti i COV – sottolinea l’esperto – sono precursori dell’ozono, una molecola responsabile di attacchi d’asma, e che aggrava le malattie polmonari e cardio vascolari”.
Era arrivato il momento di approfondire il lato epidemiologico.
Così nel 2016 gli epidemiologi dell’ist hanno scandagliato lo stato di salute degli alunni di Multedo, confrontandolo con quello degli alunni di Quinto. Il risultato? “Quelli di Multedo facevano un maggior numero di assenze per problemi respiratori rispetto ai coetanei, esposti a concentrazioni più basse”, conclude Valerio aggiungendo una nota di polemica: “Peccato che siamo al 2022 e nulla è cambiato. Anzi no, da quando l’IRCCS ha smantellato l’Ist, queste ricerche non le fa più nessuno”. Una fortuna per chi si beccherà il dislocamento…

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.