Ferrovia merci Porto-bivio Fegino: le osservazioni dei Municipi in Commissione regionale

Auditi i presidenti di Centro Ovest e Valpolcevera

Genova – Decidere sulle grandi infrastrutture non significa tratteggiare delle linee sulla carta. Ogni investimento, ogni progetto, ogni intervento, non è un concetto astratto e lontano. È un cantiere aperto in una realtà concreta, con una sua precisa collocazione territoriale e dei potenziali impatti sulla popolazione che nel territorio interessato ci vive.
Per ogni opera non esistono soltanto bilanci, schizzi, piante, cronoprogramma. Ci sono le persone, che avrebbero tutto il diritto di dire la loro.

Territori inascoltati

E questo è il primo nodo da sciogliere quando si parla del potenziamento della linea merci che dal porto di Genova si collega al Terzo Valico, attraverso il bivio Fegino. Perchè i due presidenti del II Cento Ovest e del V Valpolcevera, lo ricordano entrambi: se da una parte Ferrovie ha avuto tempo dal 1° aprile al 29 dicembre 2021 per rispondere alla VIA, dall’altra cittadini, comitati, associazioni e gli stessi municipi hanno dovuto chiudere le proprie osservazioni in 15 giorni.
“Una mancanza assoluta di volontà politica e sensibilità istituzionale”, l’ha chiamata Federico Romeo, presidente del municipio V, giovedì scorso durante l’audizione in IV Commissione regionale Territorio e ambiente, che “in linea con quanto denunciato dai Comitati” ha ribadito come “Rfi ha dato scarsa diffusione e pubblicità alla documentazione dell’opera”. È per questo che il territorio adesso chiede un percorso serio di partecipazione attraverso “l’attivazione di  un’inchiesta pubblica”. E se slitteranno i tempi di approvazione, enfatizza Romeo, “andranno a influire ben poco sugli obiettivi di infrastrutturazione del nostro Paese” visto che il progetto è a mezzo almeno da 25 anni.

Via regionale o statale?

C’è poi un altro fattore riguardo alle procedure che inquieta non poco le circoscrizioni. È la scelta di sottoporre il progetto a PAUR, cioè a VIA regionale. “È una categorizzazione sbagliata”, ha detto il presidente del Centro Ovest Michele Colnaghi, aggiungendo che sono tanti “i passaggi inclusi nella documentazione progettuale e ambientale” che fanno pensare che il potenziamento della linea merci sia “da considerarsi senza dubbio un’estensione del progetto del Terzo Valico dei Giovi” e dunque “meriterebbe una VIA di competenza statale”. E in effetti, grazie al decreto Sblocca cantieri, il piano è stato inserito nel Terzo Valico con il nome di “Progetto Unico Terzo Valico dei Giovi – Nodo di Genova”, lasciando spazio a pochi dubbi.
Lo stesso Calogero Mauceri, il Commissario straordinario per il TVG, fresco di nomina aveva detto alla stampa genovese riunita in Sala trasparenza che “il dato importante è che Terzo Valico e  Nodo sono un unico progetto per il Paese. Lavoriamo perché questa opera possa ripartire e l’obiettivo è far ripartire l’opera tutta insieme”.

Lavori già avviati

E pensare che Rfi spingeva addirittura per non farla, la VIA, forzando la mano sul fatto che la linea sommergibile fosse già in attività e dunque anche l’ampliamento non dovesse sottostare a una normativa diversa.
Forte di questa convinzione e senza che la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale fosse conclusa, Rfi ha avviato il cantiere al Campasso preparando le sedi per gli otto binari che comporranno il parco. Ma “Essendo l’opera in attesa di approvazione” è quindi naturale che Romeo in Commissione abbia suggerito di “sospendere i lavori fino a quando non ci sarà una pronuncia complessiva sul progetto”.

E l’ambiente?

Quando si parla di infrastrutture strategiche, l’ambiente e la salute degli interferiti – coloro che in parole povere ne subiscono le conseguenze – generalmente cedono il passo al cemento, alle polveri, al rumore. E chi più ne ha più ne metta.
E il caso del potenziamento della linea merci genovese non fa eccezione: “Ci sono gravi carenze nello Studio di Impatto Ambientale di Rfi”, concordano i Presidenti dei due municipi, a partire proprio dalla fase di cantiere avviata, come già detto, ancor prima della conclusione dello screening di VIA.
All’atto pratico, gli allegati tecnici che hanno presentato giovedì in Regione elencano tutte le magagne di questo famoso potenziamento, per prima la mancata valutazione dei rischi che potrebbero derivare da un incidente ferroviario, nonostante Rfi abbia confermato che “la nuova infrastruttura potrà essere utilizzata per il trasporto di merci pericolose“. Una distrazione non da poco vista l’ipotesi di dislocamento in porto dei depositi chimici a rischio RIR e il passaggio dei treni in mezzo alle case.
E poi gli errori nello studio di impatto acustico dove si legge ad esempio che le barriere antirumore saranno lunghe 1615 metri quando Arpal aveva già bocciato la previsione precedente che ne avrebbe messo in opera praticamente il doppio, 2979. Come è possibile, si chiede Colnaghi, “che questa riduzione azzeri i superamenti dei limiti sul rumore in 102 ricettori?”.
O ancora il silenzio sull’inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo e del sottosuolo, “valutazioni che sarebbero necessarie per il pieno rispetto delle normative sullo Studio di Impatto Ambientale”, fa notare Romeo ricordando che sulle abitazioni della zona insiste anche il progetto di prolungamento della tratta metropolitana da Brin a Canepari, e insomma l’impatto raddoppia.

PRIS, compensazioni, espropri

Le richieste dei municipi sono chiare: attivare il PRIS, il Programma regionale di intervento strategico, per alleggerire il disagio dei residenti. Lo ha detto il presidente della Commissione II del Centro Ovest, Fabrizio Maranini, anche lui audito in regione. E poi “rigenerazione urbana, interventi sull’edilizia scolastica, parcheggi di interscambio, mitigazione del rischio idrogeologico” e non ultima “la previsione di risorse ingenti per gli espropri delle abitazioni particolarmente vicine alla linea ferroviaria”, rilancia Romeo auspicando l’apertura di un tavolo istituzionale anche sulle opere di compensazione.
Un conto salato ma che non dovrebbe preoccupare i proponenti, conclude il presidente della Valpolcevera, “visto che il Sindaco di Genova ha dichiarato più volte che non esistono problemi economici per questo progetto”.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.